venerdì 16 novembre 2012

« UNA GRANDE PROVINCIA DELL'INSUBRIA, DA NOVARA ALLA SVIZZERA, IL CUI CUORE E' MILANO ».


Un'unica grande Provincia dell'Insubria che comprenda l'intero quadrante insubre, dalla Sesia all'Adda e dal Po al confine elvetico. Questa - in sintesi - la risposta di Domà Nunch per contrattaccare al caos istituzionale italiano, al prosciugamento economico dei nostri territori e alla loro innaturale separazione politica.


L'idea prevede la revisione degli obsoleti confini regionali con l'obiettivo dell'unità del territorio insubre: proposta che - al contempo - creerebbe un inedito precedente per territori, come Novara e il Verbano-Cusio-Ossola, che potrebbero decidere liberamente di lasciare la Regione Piemonte e aggregarsi alla nuova istituzione. Il riferimento è anche a quanto recentemente dichiarato dal presidente della provincia di Novara circa la volontà di aderire alla Regione Lombardia tramite la via referendaria.

«Un'idea che ci vede assolutamente concordi, tanto da non escludere di supportarla. Questo, ovviamente, a prescindere dalle idee e dalle posizioni politiche del proponente», ha dichiarato Matteo Colaone, Segretario Nazionale del movimento. «Nessuno può infatti negare che Novara e il VCO abbiano nella Lombardia il loro sbocco naturale. Parliamo di territori che sono legati a Milano e a Varese da rapporti storici secolari, nonchè economici e sociali. Ciò è vero tanto quanto è stata innaturale la loro aggregazione al Piemonte e a Torino».

Se la paventata idea di denominazione di Como-Varese-Lecco come "Provincia dell'Insubria" aveva incontrato lo scetticismo di Domà Nunch, la possibile inclusione di Novara e a Verbania determinerebbe invece qualcosa di maggiormente rivoluzionario. Continua infatti Colaone «In realtà questa nostra visione è esattamente in linea con la nostra convizione che l'ordinamento dello Stato italiano sia irriformabile: la diminuzione del numero di provincie voluta dal centralismo governativo di Monti, si sta rivelando un'arma a doppio taglio. La scomparsa dei servizi provinciali lascia un vuoto che prima o poi andrà colmato, nella maniera più naturale e pacifica: è l'occasione per un ridisegno naturale dell'Insubria, ma soprattutto per gettare le basi della sua completa indipendenza politica, in attesa di novità più pesanti sullo scacchiere geopolitico della penisola».

Circa l'estensione della nuova Provincia, Colaone legge dei segnali: «Sappiamo che Piacenza si sta muovendo su un percorso simile di adesione alla Lombardia: l'importante è che i suoi cittadini siano messi nella condizione di decidere con chi aggregarsi. Milano, d'altro canto, dovrà essere dotata di uno status speciale che corregga gli errori del concetto di "città metropolitana"».

Al disegno degli econazionalisti mancherebbe allora solo il Ticino: «Una Provincia dell'Insubria con tutti questi territori avrebbe una forza contrattuale incredibile nei confronti dello Stato centrale, tale da poter iniziare a gestire veri rapporti bilaterali col Canton Ticino, a differenza di quanto ha fatto finora la poco utile Regio Insubrica.»


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