È boom di specie non autoctone nelle acque della Svizzera italiana. La preoccupazione del biologo Alberto Conelli: «L’atteggiamento dell’uomo mette in crisi gli ecosistemi»
GAMBAROGNO – L’hanno avvistata in più punti, nel Gambarogno, durante lo scorso weekend. Una tartaruga esotica, verosimilmente originaria del Nord America, nelle acque del lago Maggiore. Da Tio
Ed è in “buona compagnia” dal momento che nell’ultimo decennio si è registrato un vero e proprio boom di specie non autoctone nelle acque della Svizzera italiana. «Dietro a questo fenomeno – sostiene il biologo Alberto Conelli – c’è spesso l’atteggiamento dell’uomo. A lungo andare, gli ecosistemi locali rischiano di subire squilibri importanti».
Il paradosso – È un autentico paradosso quello che contraddistingue le acque ticinesi. Promosse ormai a pieni voti dal punto di vista della balneabilità, ma confrontate con una situazione impensabile fino a una ventina di anni fa, per quanto riguarda l’equilibrio degli ecosistemi. «Sono preoccupato – ammette Conelli –. Il gambero della Louisiana nel laghetto di Origlio rischia di fare estinguere i gamberi del posto. Il Cantone sta lavorando in maniera mirata per arginare il problema. Il pesce siluro nel Verbano e nel Ceresio, invece, si rivela un grosso predatore che divora gli altri pesci, mettendo di conseguenza in difficoltà anche i pescatori. Ogni caso è a sé, ma comporta una destabilizzazione della fauna o della flora del posto».
L’effetto della moda – Perché questi animali finiscono nei laghi e nei fiumi della Svizzera italiana? Conelli avanza qualche ipotesi. «Avere un animale esotico in casa va di moda. Le tartarughe piacciono quando sono piccole e carine. Poi crescono e la gente si stufa. Magari uno pensa anche di fare qualcosa di buono, liberando una tartaruga esotica nel lago. Invece è il contrario. Si minaccia, ad esempio, la testuggine palustre, tipica delle nostre acque».
Coscienza ambientale – A volte l’animale esotico finisce nelle acque locali per una semplice bravata. Oppure perché riesce a scappare da piccoli allevamenti abusivi. «Quando è possibile, interveniamo direttamente. Per quanto riguarda le tartarughe esotiche, le catturiamo con le reti e le portiamo in un centro di raccolta nel Canton Neuchâtel. Il discorso su una migliore coscienza ambientale va fatto ad ampio raggio. I nostri corsi d’acqua, in particolare i fiumi, sono sempre più messi a dura prova anche dalle piante invasive. Proliferano sempre a causa del comportamento dell’uomo, che abbandona materiali di vario tipo dove non dovrebbe. Insomma, si può fare meglio…».
Per fortune arrivano da noi le tartarughe esotiche.
RispondiEliminaChissà magari porteranno un po' di turismo come in Verzasca.
Purtroppo, da noi, le attrazioni sono ben poche.
Caro Blogger inventa, almeno tu, qualche cosa di nuovo.