LA LIBERTÀ DI ESSERE SE STESSI
Intanto debbo premettere che nessuno se l'è mai vista offrire bell'e pronta sopra un vassoio d'argento. Ciascuno di noi se la deve costruire. E se qualcuno ce la porgesse preconfezionata, senza che noi si abbia da muovere un dito, si tratterebbe di una libertà fasulla, di un'elemosina, e lo pseudobenefattore non mancherebbe di presentarci un giorno o l'altro il conto. Essere liberi nella nostra vita individuale significa conformarla secondo il modello per il quale abbiamo optato autonomamente. Perché ogni costrizione che ci viene imposta nella sfera privata, per quanto piccola, rappresenta una forma di schiavitù. Chi non sa procedere da solo alle proprie scelte, chi non è capace di vivere come vorrebbe e di disporre di sé e del proprio corpo come meglio gli aggrada — a patto, beninteso, di non ledere il diritto altrui alla stessa libertà — non dispone evidentemente della padronanza di cui parlavo e quindi,che se si rifiuta di ammetterlo, appartiene alla categoria delle vittime.
Essere liberi non vuoi dire abdicare alle proprie responsabilità nei confronti delle persone care e dei nostri simili in genere. Anzi, la libertà personale include anche quella di procedere a scelte responsabili. Ma non sta scritto da nessuna parte, ricordatelo, che dobbiate essere la persona che altri vorrebbero quando i loro desideri sono in conflitto con le vostre aspirazioni. Si può essere liberi e responsabili al tempo stesso. Se vi accingerete a diventarlo anche voi, alcuni si affanneranno a dimostrarvi che non è cosi e qualificheranno sbrigativamente il vostro desiderio di affrancarvi come puro e semplice egoismo. Ma si tratterà nove volte su dieci di persone alle quali avete permesso di tenervi in pugno e ben decise a non allentare la presa. Se poi riuscissero a insinuare in voi il convincimento, o anche soltanto il dubbio, che siete egoisti, quindi in colpa verso di loro, avrebbero partita vinta, perché vi ritrovereste una volta di più bloccati e paralizzati.
Epitteto, il filosofo greco vissuto a cavallo del I e del II secolo d.C., affermò nelle sue Diatribe che «nessun uomo è libero se non è padrone di se stesso».
Riflettete su queste parole. Se non siete padroni di voi stessi, non vi potete considerare veramente liberi. Ma per esserlo non è detto affatto che dobbiate esercitare sugli altri né un potere opprimente o condizionarli con il vostro influsso, né intimidirli o tentare di sottometterli per dar prova della vostra superiorità.
Le persone più libere del mondo sono quelle intimamente in pace con se stesse, che rifiutano di lasciarsi turbare dagli umori e dai malumori altrui, che governano in maniera autonoma la propria vita. Non si rendono schiavi degl'imperativi culturali riguardanti i ruoli che imporrebbero determinati comportamenti per il fatto che sono genitori, oppure lavoratori dipendenti, o più semplicemente adulti, tanto per citare qualche esempio. Godono della libertà di respirare l'aria che preferiscono senza curarsi di ciò che altri penseranno della loro scelta. Sono persone pienamente consapevoli delle proprie responsabilità, le quali respingono però l'interpretazione egoistica che altri danno al concetto di responsabilità.
La libertà è un bene cui dovrete tendere con tutte le vostre
energie. Procedendo nella lettura di queste pagine, vi renderete conto via via che quelle che a tutta prima potrebbero sembrare piccole imposizioni altrui, del tutto prive di conseguenza, in effetti sono sforzi tenaci intrapresi da chi intende manovrarvi e spingervi su una strada che metterebbe fine, per non importa quanto tempo e non conta se in forma più o meno larvata, alla vostra libertà.
Opterete per la libertà non appena incomincerete a far vostro tutto l'insieme di atteggiamenti interiori e di comportamenti esteriori propri di chi non vuoi diventare vittima di nessuno e lo applicherete in pratica in ogni momento della vostra vita. Solo cosi la libertà finirà col diventare per ciascuno di voi un'esigenza insopprimibile, connaturata, e vi condurrete spontaneamente, quasi inavvertitamente, in maniera da neutralizzare a priori qualsiasi tentativo di manovrarvi.
Il sistema migliore, forse, per conquistare la piena libertà individuale consiste nel ricordare sempre questo concetto basilare: non riponete mai una fiducia cieca in nessuno, tranne che in voi stessi, allorché si tratta di stabilire le linee maestre della vostra vita. Oppure, per far nostre le parole scritte da Emerson in Self-Reliance, ricordate che « nulla, se non voi stessi, vi può procurare la serenità».
Nei miei lunghi anni di attività mi sono sentito ripetere spesso lamentele intonate sul tema del « lei mi aveva promesso di seguirmi sempre e dappertutto e invece mi ha piantato in asso», oppure del «sapevo che non gli avrei dovuto permettere di occuparsi di questa faccenda, tanto più che per lui non significava nulla e per me, invece, era tutto», o ancora del «mi hanno turlupinato una volta di più. Quando mai imparerò a non essere cosi credulone?». Sono i malinconici luoghi comuni di tutti coloro che si sono lasciati manipolare da qualcuno, in un modo o nell'altro, permettendogli, per debolezza o per timore o per indolenza, di limitare e di violare la loro libertà.
Badate però che il mio discorso non sottintende il consiglio d'isolarvi dagli altri chiudendovi in una roccaforte psichica e diventando in sostanza misantropi della peggiore specie. Tutt'altro. Perché le antitesi viventi delle «vittime» sono assai spesso individui socievolissimi ed estroversi, immuni da complessi e da insicurezze e da dubbi paralizzanti nella vita di reIazione proprio perché rifiutano per principio la sola idea di cedere a chi li vorrebbe far ballare sulla sua musica. Non hanno bisogno di mostrarsi scontrosi o polemici o aggressivi perché hanno assimilato nell'intimo il convincimento che « questa è la mia vita, quindi intendo viverla a modo mio e dato che il mio tempo su questa terra è molto limitato non posso permettere che altri me ne rubino una parte diventando padroni di me. Debbo stare sempre all'erta per difendermi dal pericolo che si attenti al mio diritto d'essere me stesso. Se mi volete bene, vogliatemene per quello che sono, non per quello che vorreste ch'io fossi».
Ma com'è possibile riportare in superficie una « libertà benintesa» di questo tipo scavando in un passato fatto di abitudini vittimistiche e vittimizzanti rafforzate dalle tendenze conculcatrici tipiche del nostro ambiente culturale e da un modo di vita divenuto quasi una seconda natura?
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