Seminascosto dalla vegetazione del bosco, a poco più di 1’200 metri di quota, un piccolo gruppo di vecchi cascinali abbandonati e in buona parte crollati va lentamente scomparendo.
Ma fortunatamente il suo fascino, la storia che cela e il richiamo che esercita fanno sì che questo nucleo disabitato sia finito al centro di un progetto di recupero del patrimonio edilizio e non solo. L’obiettivo è quello di ridargli splendore attraverso una serie di iniziative portate avanti da una fondazione. A guidare l’operazione, attraverso una strategia di rinnovamento sostenibile (anche dal profilo economico) di questa realtà montana e dell’intero comprensorio di Indemini è la Fondazione Monti Sciaga e Indemini, che si è data quale scopo quello di ricucire il filo tra passato e presente, valorizzando un patrimonio montano unico come quello dei Monti di Sciaga, area inserita tra l’altro in una zona protetta secondo l’Ordinanza federale sulla pianificazione del territorio (Opt). I cascinali, le stalle, i canvetti, i prati sfalciati e i sentieri presenti lassù, testimoni di un’economia rurale di sussistenza basata sull’aiuto reciproco, sono stati abbandonati progressivamente a partire dagli anni Settanta. L’ncuria, l’abbandono della pastorizia e il passare del tempo hanno fatto il resto, riducendo molti casolari a poco più di un ammasso di sassi, legname e pietre e condannando i monti al loro destino di marginalità.
Piano a fasi, gettando le premesse di sviluppo agroturistico
Restituire vita e dignità a questi ruderi rappresenta una sfida impegnativa, della quale la Fondazione (che vede impegnati in prima fila Fausto Domenighetti, Frédéric Rossi, Sylvie Berti Rossi e Gianpietro Ferrari, quest’ultimo nel ruolo di rappresentante del Comune di Gambarogno) è pienamente consapevole. La prima fase, di restauro e ricostruzione, segnerà comunque un traguardo importante, dal quale poi ripartire con la sfida successiva, vale a dire far rivivere i monti creando nuove opportunità legate al rilancio dell’attività agricola e a un turismo rispettoso della cultura del luogo e partecipativo. Il tutto senza snaturare l’immagine originale della località montana, le sue peculiarità, l’equilibrio del luogo. Applicando cioè un modello di rinascita che unisce tutela ambientale, memoria storica e sviluppo economico. Proprio come avvenuto in passato, per secoli, con un’economia basata su un’organizzazione collettiva delle risorse e su un uso razionale del suolo. È dunque una strategia di sviluppo almeno decennale che si fonda sul restauro di architetture e paesaggi, ma anche su pratiche di vita ripristinate secondo la storia e le tradizioni locali, in una chiave di sostenibilità contemporanea.
Sentieri e tetto della chiesa i primi obiettivi
Costituita nel 2024, la Fondazione – ci spiega
Fausto Domenighetti – si è subito attivata creando un proprio sito internet (www.fondazionemontisciaga.org), allestendo una lista di progetti e avviando la raccolta dei fondi necessari. Per quanto riguarda Sciaga, si stanno allestendo le domande di costruzione per il capanno alpino quale luogo di accoglienza comune e per il nuovo caseificio, strutture indispensabili per riportare vita e attività agricola sul monte. A corto termine ci sono comunque delle urgenze legate al territorio di Indemini. Uno dei primi interventi riguarderà il ripristino dei sentieri pedestri che attorniano il nucleo di Indemini, creando così delle interessanti passeggiate, sia per i residenti sia per i numerosi ospiti che visitano Indemini, intervento previsto per la prossima primavera. Ancora più urgente è la riparazione del tetto della Chiesa parrocchiale seriamente danneggiato dalla rottura di vecchie travature e che causano infiltrazioni di acqua all’interno dell’immobile; intervento previsto per la prossima primavera. A dar man forte ai promotori delle varie iniziative, sul terreno, sarà l’Associazione Naturnetz Ticino (www.naturnetz.ch), che mette a disposizione giovani, scolaresche e civilisti per lavori di conservazione della natura e del patrimonio rurale. Nel frattempo ci si sta muovendo anche con una ricerca storica basata sulla raccolta di documentazione e la sistemazione degli arricchivi comunali e parrocchiali, affidata allo storico Flavio Zappa.
La vendita simbolica dei rustici a un franco
In nome di questi obiettivi, la Fondazione allestirà dunque un programma specifico di raccolta fondi rivolta a cittadini, istituzioni e aziende interessati a sostenere l’iniziativa generale o i singoli progetti con donazioni. Ricordiamo che la valorizzazione dei Monti di Sciaga figurava anche nel progetto aggregativo che ha dato origine al Comune di Gambarogno. Quest’ultimo, dopo la fusione, ha in pratica ereditato dall’ex Comune di Indemini la proprietà dei cascinali presenti. Mancando tuttavia le risorse economiche, i buoni intenti di far rivivere Sciaga erano stati demandati a enti, associazioni o privati interessati. Aveva a un certo punto suscitato clamore dentro e fuori i confini cantonali l’intenzione del Municipio di cedere nove rustici in pietra dell’alpeggio alla cifra simbolica di un franco l’uno, purché l’acquirente si impegnasse a ristrutturarli. L’ idea avanzata dal Municipio di Gambarogno nel 2019, era stata accolta dal legislativo. Numerosi interessati da ogni parte d’Europa si erano fatti avanti. Purtroppo i cambi di legislatura, la costituzione della Fondazione e la conferma da parte delle autorità cantonali e federali che i rustici in questione potevano essere ristrutturati (nel frattempo le relative licenze edilizie sono state rilasciate), ha rallentato il processo.
La Fondazione, convinta che il luogo meriti di più che non la semplice vendita degli immobili (in particolare nel rispetto dei nostri avi che ci hanno tramandato questi luoghi con grandi fatiche), ha poi convinto il Comune a sposare la sua visione e ad aderire ai suoi obiettivi. Il sindaco di Gambarogno Gianluigi Della Santa, dal canto suo, conferma il pieno sostegno del Comune a questo (e analoghi) progetto che interessa, da vicino, il territorio: «Quello dei Monti di Sciaga e Indemini è un progetto che ha una storia lunga. Il Municipio ha sempre creduto opportuno sostenerlo sia dal punto di vista delle licenze di costruzione, sia finanziando tutto quanto fatto fino a ora, garantendo ai promotori il dovuto supporto. L’iniziativa in questione rientra in tutto quello che è il concetto turistico del Gambarogno e ha una valenza storica e cultuale importantissima. La via scelta dal Municipio era quella poi messa in pratica dagli stessi promotori, vale a dire la costituzione di una Fondazione. Si tratta di un progetto di ampio respiro che avrà bisogno di soldi e tempo. Abbiamo ancora concesso loro un aiuto finanziario per completare la procedura edilizia, in modo da poter poi progettare la struttura centrale di questo villaggio. Sarà cosi possibile iniziare la ricerca dei fondi. Crediamo in iniziative come questa, come quella del Patriziato di Vira con l’Ostello di Neggia e, in passato, con la Capanna del Gambarogno. Supportiamo questi sforzi che sono a tutto vantaggio del Gambarogno».
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