
Impianti di risalita. il Cantone punta tutto su Airolo ma Frapolli annuncia: “domani depositeremo la domanda di fallimento”.
Settembre 25, 2008 · Al termine della conferenza stampa odierna, dove il cantone ha presentato il rapporto Grishconsulta sugli impianti di risalita, Giovanni Frapolli era visibilmente deluso, amareggiato dallo scenario desolante con cui era stata presentata la realtà delle stazioni sciistiche ticinesi.
A grandissime linee (entreremo in seguito nel dettaglio della conferenza stampa) gli obiettivi del Consiglio di Stato, dopo aver preso visione del rapporto, sono pianificati sui prossimi dieci anni e mirano alla liquidazione di tutte le stazione sciistiche, con lo scopo di concentrare gli sforzi unicamente sulla stazione di Airolo.
Se valutato esclusivamente sul piano economico, il rapporto non fa una grinza e la speranze di poter mantenere attive diverse stazioni invernali è uguale allo zero assoluto. Nella sua analisi, il Consiglio di Stato ha però voluto esaminare la situazione dal piano politico – economico, con particolare riguardo alle regioni periferiche. Regioni che attendevano - secondo Matteo Oleggini - una visione più chiara del loro futuro, un qualche segnale di speranza che però stamani non si è voluto o non si è potuto dare. Non si è infatti parlato – anche se questo non significa scarsa attenzione alle regioni più deboli – di investimenti futuri per la riconversione delle stazioni in centri estivi. Oleggini si aspettava che il Consiglio di Stato dichiarasse apertamente quanti milioni saranno investiti nei prossimi anni, a sostegno di chi oggi si vede arrivare questa tegola sulla testa.
Il Piano del Consiglio di Stato presentato da Laura Sadis parla abbastanza chiaro: un finanziamento ponte di due anni a Bosco Gurin e a Carì e poi rubinetti chiusi, alfine di concentrare tutte le energie e le risorse su Airolo, unica stazione che dispone di facili accessi, servizi, trasporti pubblici e situazione geografica sostenibile per la pratica dello sci. Per le altre stazioni non vi sarà più finanziamento alcuno, a meno che coraggiosi imprenditori vorranno investire di tasca propria.
Le premesse per un futuro sostegno ad Airolo saranno comunque vincolate da precise condizioni, non da ultimo una nuova società, mezzi propri come capitale azionario per 3 milioni, 12 milioni provenienti da prestiti bancari e la nomina di un rappresentante cantonale nel Consiglio di amministrazione.
Al termine della conferenza stampa, come indicato in precedenza, contrariamente alle dichiarazioni rilasciate ieri, Giovanni Frapolli era tutt’altro che soddisfatto. Uscito malconcio dalla perizia che parla chiaramente di Business Plan assolutamente irrealistici, di fallimento del management di Airolo, Bosco Gurin e Carì, Frapolli si è sfogato con i giornalisti presenti: ” Non siamo più disposti ad aspettare, i creditori – ha commentato - domani verrà inoltrata la domanda di fallimento della società. Quest’anno ad Airolo non si scia.”
Proseguendo, Frapolli ha chiaramente fatto riferimento agli introiti dei canoni d’acqua, dove una minimissima parte – a suo dire - viene ristornata ai veri produttori (le regioni di montagna) mentre la maggior parte non si sa dove vada a finire.
6 milioni per il progetto del nuovo Comando di polizia – chiosa Frapolli :” e sono soldi buttati via, dal momento che il progetto non é servito a nulla. Con quei soldi le stazioni di sci in Ticino potevano proseguire la loro attività almeno per un decennio.”
Insomma la discussione sul messaggio che il Governo presenterà al Gran Consiglio sembra tutto fuorchè scontata. Anche se non nevicherà, in Ticino sentiremo parlar di neve ancora a lungo.
Il rapporto Grishconsulta
Settembre 25, 2008 · Al termine della conferenza stampa odierna, dove il cantone ha presentato il rapporto Grishconsulta sugli impianti di risalita, Giovanni Frapolli era visibilmente deluso, amareggiato dallo scenario desolante con cui era stata presentata la realtà delle stazioni sciistiche ticinesi.
A grandissime linee (entreremo in seguito nel dettaglio della conferenza stampa) gli obiettivi del Consiglio di Stato, dopo aver preso visione del rapporto, sono pianificati sui prossimi dieci anni e mirano alla liquidazione di tutte le stazione sciistiche, con lo scopo di concentrare gli sforzi unicamente sulla stazione di Airolo.
Se valutato esclusivamente sul piano economico, il rapporto non fa una grinza e la speranze di poter mantenere attive diverse stazioni invernali è uguale allo zero assoluto. Nella sua analisi, il Consiglio di Stato ha però voluto esaminare la situazione dal piano politico – economico, con particolare riguardo alle regioni periferiche. Regioni che attendevano - secondo Matteo Oleggini - una visione più chiara del loro futuro, un qualche segnale di speranza che però stamani non si è voluto o non si è potuto dare. Non si è infatti parlato – anche se questo non significa scarsa attenzione alle regioni più deboli – di investimenti futuri per la riconversione delle stazioni in centri estivi. Oleggini si aspettava che il Consiglio di Stato dichiarasse apertamente quanti milioni saranno investiti nei prossimi anni, a sostegno di chi oggi si vede arrivare questa tegola sulla testa.
Il Piano del Consiglio di Stato presentato da Laura Sadis parla abbastanza chiaro: un finanziamento ponte di due anni a Bosco Gurin e a Carì e poi rubinetti chiusi, alfine di concentrare tutte le energie e le risorse su Airolo, unica stazione che dispone di facili accessi, servizi, trasporti pubblici e situazione geografica sostenibile per la pratica dello sci. Per le altre stazioni non vi sarà più finanziamento alcuno, a meno che coraggiosi imprenditori vorranno investire di tasca propria.
Le premesse per un futuro sostegno ad Airolo saranno comunque vincolate da precise condizioni, non da ultimo una nuova società, mezzi propri come capitale azionario per 3 milioni, 12 milioni provenienti da prestiti bancari e la nomina di un rappresentante cantonale nel Consiglio di amministrazione.
Al termine della conferenza stampa, come indicato in precedenza, contrariamente alle dichiarazioni rilasciate ieri, Giovanni Frapolli era tutt’altro che soddisfatto. Uscito malconcio dalla perizia che parla chiaramente di Business Plan assolutamente irrealistici, di fallimento del management di Airolo, Bosco Gurin e Carì, Frapolli si è sfogato con i giornalisti presenti: ” Non siamo più disposti ad aspettare, i creditori – ha commentato - domani verrà inoltrata la domanda di fallimento della società. Quest’anno ad Airolo non si scia.”
Proseguendo, Frapolli ha chiaramente fatto riferimento agli introiti dei canoni d’acqua, dove una minimissima parte – a suo dire - viene ristornata ai veri produttori (le regioni di montagna) mentre la maggior parte non si sa dove vada a finire.
6 milioni per il progetto del nuovo Comando di polizia – chiosa Frapolli :” e sono soldi buttati via, dal momento che il progetto non é servito a nulla. Con quei soldi le stazioni di sci in Ticino potevano proseguire la loro attività almeno per un decennio.”
Insomma la discussione sul messaggio che il Governo presenterà al Gran Consiglio sembra tutto fuorchè scontata. Anche se non nevicherà, in Ticino sentiremo parlar di neve ancora a lungo.
Il rapporto Grishconsulta
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