
CONFINE"L'ho ucciso e l'ho decapitato, ho fatto tutto da solo"Alberto Arrighi, l'armaiolo di Como, si prende ogni responsabilità del delitto di lunedi' sera. Un video a circuito chiuso ha ripreso la scena
COMO - Centomila euro in contanti, che la futura vittima aveva portato con sé nell'armeria, dove da lì a poco sarebbe stato ucciso dall'armiere: è in quel denaro il movente del delitto di Como, agghiacciante per la dinamica ma soprattutto per quello che è accaduto dopo.L'ingente somma di denaro è stata trovata dalla polizia nella pizzeria di Senna Comasco, dove l'armiere, o il suocero (che ne è il proprietario), o forse entrambi, avevano tentato di far sparire la testa mozzata della vittima in un forno della cucina. Denaro che la vittima aveva con sé, e che doveva essere la somma con cui l'imprenditore ucciso intendeva chiudere l'affare ed acquisire l'armeria.Un affare forzato, per il proprietario dell'armeria, che non avrebbe voluto cedere l'attività, ma che si era trovato in un vicolo cieco: o restituire la somma prestatagli alcuni mesi fa (circa 100 mila euro), oppure scendere a patti, cedere l'azienda e rimanere, ma come socio. A quei patti non si è mai arrivati, perché alla discussione è seguita la lite e l'omicidio.Secondo la ricostruzione della Polizia, l'autore, durante la colluttazione ha esploso tre colpi alla testa della vittima: due con una pistola Ruger calibro 22, uno con una calibro 40, quella che la vittima portava sempre con sé. Una ricostruzione che si avvale delle drammatiche sequenze riprese, nel retrobottega di via Garibaldi a Como, dalle telecamere interne.Immagini che arrivano fino a quando l'omicida ha chiuso il corpo in un sacco. Le telecamere non hanno potuto riprendere quello che è accaduto più tardi: la decapitazione della vittima, il trasporto del cadavere in Piemonte, il tentativo di distruggere la testa nel forno della pizzeria del suocero. L'autore de crimine sta cercando di tenere fuori dalla vicenda il suocero: dice che ne ha chiesto l'intervento a cose fatte. La polizia sembra di tutt'altro avviso, specialmente per quanto riguarda la decisione di utilizzare il forno della pizzeria.Per l'omicidasi profila una perizia psichiatrica. Lo ha anticipato il suo legale, che non riesce a spiegarsi la metamorfosi dell'armiere padre di famiglia, diventato in un istante protagonista di un film dell'orrore. Nel corso dell'interrogatorio, davanti al pm Antonio Nalesso, ha confessato tutto. Il suo tentativo di depistare le indagini è durato giusto una notte: quando martedì mattina la polizia è arrivata nel suo negozio, avvisata dalla convivente della vittima, ha ammesso subito, davanti all'evidenza degli indizi. Per la Polizia, la vicenda è praticamente chiusa.Ats
COMO - Centomila euro in contanti, che la futura vittima aveva portato con sé nell'armeria, dove da lì a poco sarebbe stato ucciso dall'armiere: è in quel denaro il movente del delitto di Como, agghiacciante per la dinamica ma soprattutto per quello che è accaduto dopo.L'ingente somma di denaro è stata trovata dalla polizia nella pizzeria di Senna Comasco, dove l'armiere, o il suocero (che ne è il proprietario), o forse entrambi, avevano tentato di far sparire la testa mozzata della vittima in un forno della cucina. Denaro che la vittima aveva con sé, e che doveva essere la somma con cui l'imprenditore ucciso intendeva chiudere l'affare ed acquisire l'armeria.Un affare forzato, per il proprietario dell'armeria, che non avrebbe voluto cedere l'attività, ma che si era trovato in un vicolo cieco: o restituire la somma prestatagli alcuni mesi fa (circa 100 mila euro), oppure scendere a patti, cedere l'azienda e rimanere, ma come socio. A quei patti non si è mai arrivati, perché alla discussione è seguita la lite e l'omicidio.Secondo la ricostruzione della Polizia, l'autore, durante la colluttazione ha esploso tre colpi alla testa della vittima: due con una pistola Ruger calibro 22, uno con una calibro 40, quella che la vittima portava sempre con sé. Una ricostruzione che si avvale delle drammatiche sequenze riprese, nel retrobottega di via Garibaldi a Como, dalle telecamere interne.Immagini che arrivano fino a quando l'omicida ha chiuso il corpo in un sacco. Le telecamere non hanno potuto riprendere quello che è accaduto più tardi: la decapitazione della vittima, il trasporto del cadavere in Piemonte, il tentativo di distruggere la testa nel forno della pizzeria del suocero. L'autore de crimine sta cercando di tenere fuori dalla vicenda il suocero: dice che ne ha chiesto l'intervento a cose fatte. La polizia sembra di tutt'altro avviso, specialmente per quanto riguarda la decisione di utilizzare il forno della pizzeria.Per l'omicidasi profila una perizia psichiatrica. Lo ha anticipato il suo legale, che non riesce a spiegarsi la metamorfosi dell'armiere padre di famiglia, diventato in un istante protagonista di un film dell'orrore. Nel corso dell'interrogatorio, davanti al pm Antonio Nalesso, ha confessato tutto. Il suo tentativo di depistare le indagini è durato giusto una notte: quando martedì mattina la polizia è arrivata nel suo negozio, avvisata dalla convivente della vittima, ha ammesso subito, davanti all'evidenza degli indizi. Per la Polizia, la vicenda è praticamente chiusa.Ats
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