DA IL GIORNALE DEL POPOLO
Il Nano fa 65 anni, ma non va in pensione
Domani numero speciale per il ventesimo de Il Mattino
di GianMaria Pusterla
Domani il Mattino della Domenica esce con un’edizione speciale. Lo fa per sottolineare i 20 anni d’esistenza del settimanale. E per la prima volta questo numero sarà stampato nello stabilimento del Corriere del Ticino a Muzzano, dove il Mattino verrà poi sempre “tirato”. «Ma non subito, il contratto è ok però lasceremo la tipografia di Novazzano solo tra qualche mese». A parlare è Giuliano Bignasca, il padrone del Mattino, il presidente a vita della Lega dei Ticinesi, nata qualche mese dopo il settimanale e che dal settimanale ha ricevuto e riceve le spinte che portano ai voti.
Ho investito soldi e salute
Ma Bignasca si aspettava che il suo giornale durasse per così tanto tempo? «Mi considero un precursore. Sapevo che la comunicazione era importante. Hanno tentato in tutti i modi di tagliarci i “viveri”. Però ho resistito. Ci ho messo soldi e salute e siamo ancora qui. Oggi più forti di ieri». Quanti soldi ha messo nel Mattino? «In vent’anni dai 3 ai 5 milioni di franchi. Nemmeno molti, ma sarebbero stati davvero pochi se altri partiti non avessero agito per farci venir meno il sostegno pubblicitario». Quando ha capito che il giornale diventava uno strumento così potente? «Quasi subito. Dopo 6 mesi. Ero partito con la denuncia del comportamento delle FFS riguardo la (s)vendita di un loro terreno a Bioggio, sul quale poi Tarchini avrebbe costruito insediandovi il centro di calcolo nazionale».
Merito a Flavio Maspoli
Ma devo dire che all’inizio il merito per il successo del giornale - e della Lega - è da condividere con Flavio Maspoli. Aveva una qualità eccezionale: senza doversi preparare era in grado dal pulpito del Consiglio Nazionale di incantare chi lo ascoltava con i suoi discorsi politici. Un grande oratore. Assieme avevamo capito che la guerra sull’Europa era quella che avrebbe caratterizzato gli anni Novanta. Il voto contrario del Ticino - in gran parte condizionato dalla Lega - sullo spazio economico europeo fece perdere la battaglia a livello nazionale ai fautori dell’Europa».
Ma scusi Bignasca: quante denunce ha preso in questi vent’anni? «Non le ricordo. Più di 5, ma meno di 10. Nemmeno poi molte. Ci ho perso 30-40mila franchi». Ma si è pentito per qualche attacco personale oggettivamente scomposto? «Magari per qualcuno sì… E poi, no; sono un irascibile. E comunque penso che se uno si butta in politica deve essere pronto a subire, così come ad attaccare. Che ogni tanto siamo minacciosi lo sappiamo noi e lo sanno i nostri avversari politici».
Elezioni: più forti nel 2011
Ma la Lega dei ticinesi sopravviverebbe senza il Mattino? E il Mattino senza la Lega? «Attualmente - risponde il Nano - il Mattino è fondamentale per la Lega. Penso però che le nuove leve del movimento troveranno altri mezzi. Abbiamo il Mattino online. Puntiamo ad allargare la cerchia dei leghisti». E quindi come andranno per voi le elezioni cantonali dell’anno prossimo? «Non credo che faremo uno “schlagen” (un grande successo, ndr); penso però che miglioreremo ancora un po’ le nostre posizioni. Sfruttiamo anche il vantaggio di avere un buon rapporto (e quindi risonanza) con la Lega Nord. Gli altri partiti ticinesi non possono godere di questo “bonus”».
Ci sono politici degli altri partiti che le piacerebbe avere nel suo movimento oppure sono tutti bambela e fuchi? «Qualcuno c’è. C’è un gruppo di persone, una cerchia di politici che a parole e nei fatti ci sono vicini. Poi magari non votano per noi (penso a politici in Parlamento per esempio). Sono sia di destra, sia di sinistra. E poi è vero: io sono populista».
Sulla fiscalità con il PPD
A proposito di politici: che cos’è questa storia del nuovo “tavolo di sasso” cui siederebbe lei, Giudici e Fulvio Pelli? «No, no. Pelli è un politico “nazionale” e lo sento quindi distante. Con Giudici i rapporti sono tesi. Lui vuole comandare e noi faremo di tutto per impedirglielo. Proprio stamane ho avuto un bel battibecco con il sindaco (si legga nella cronaca di Lugano a pag. 4, ndr). La pietra d’inciampo è il Palace. Siamo pronti a fare referendum, così come ci opporremo all’aumento del moltiplicatore».
Mentre sembra che con il PPD si stiano creando dei punti di incontro. «Prenderò contatto con Giovanni Jelmini in questi giorni per concordare una strategia in materia fiscale. Ho in mente un piano che faccia da contraltare alle proposte di Laura Sadis su amnistia e tassazione dei ricchi».
65 anni il 10 aprile
Tra quindici giorni (esattamente il 10 aprile) compirà 65 anni. È tempo per fare bilanci o non ci pensa nemmeno? «Tutti i giorni io devo fare il bilancio sulla mia attività». Ma fino a quando andrà avanti in questa tua attività? «Fin quando c’è ostruzionismo nei nostri confronti noi andremo avanti. Quando ci daranno ragione magari non ci saremo più!».
Il Giornale del Popolo cerca di leggere ogni fatto anche alla luce dell’esperienza cristiana. Lei come si confronta con questa esperienza? «Sono un ateo convinto; polvere siamo… e polvere ritorneremo… E penso di non convertirmi. Anche se ci sono diverse cose con cui si può andare d’accordo con la Chiesa. I problemi della gente sono lì e anche la Chiesa cerca di dare risposte. Io sono un generoso; cerco di dare anche il mio aiuto in certe situazioni». Ma questa generosità ti ha portato anche grattacapi? «Non si possono fare bilanci con la generosità».
USI, un successo però...
L’Università a Lugano è nata anche grazie al suo sostegno; oggi come la vede? «La vedo in modo positivo. Bisogna solo avere il coraggio di limitare l’accesso dei giovani ticinesi a due facoltà che rischiano di creare disoccupati: scienze della comunicazione e informatica. Se studenti stranieri vogliono frequentarle, va bene. Ma i ticinesi dovrebbero astenersi. Prima di creare l’USI abbiamo fatto fare studi sull’indotto dell’università. Si prevedeva un successo. E successo è stato. Comunque, ribadisco: uno dei grossi temi da affrontare in Ticino è quello di sapere indirizzare i giovani verso scelte professionali corrette e sto parlando non solo in ambito universitario. Abbiamo bisogno infermieri? E allora si punti su quello, lasciando magari stare per un po’ altre professioni».
Per concludere: come sarà il Mattino fra qualche mese? «Quando andremo a stampare a Muzzano avremo 4 colori e un giornale di 32 pagine. Inseriremo nuove rubriche. Per esempio avremo almeno 2 pagine dedicate ai giochi per i nostri lettori. Avremo almeno una pagina di sport minori, oltre a 5 pagine di sport “normale”. Di sicuro non ci sarà né una pagina d’arte né una di cultura!».
27.03.2010 GIORNALE DEL POPOLO
Domani numero speciale per il ventesimo de Il Mattino
di GianMaria Pusterla
Domani il Mattino della Domenica esce con un’edizione speciale. Lo fa per sottolineare i 20 anni d’esistenza del settimanale. E per la prima volta questo numero sarà stampato nello stabilimento del Corriere del Ticino a Muzzano, dove il Mattino verrà poi sempre “tirato”. «Ma non subito, il contratto è ok però lasceremo la tipografia di Novazzano solo tra qualche mese». A parlare è Giuliano Bignasca, il padrone del Mattino, il presidente a vita della Lega dei Ticinesi, nata qualche mese dopo il settimanale e che dal settimanale ha ricevuto e riceve le spinte che portano ai voti.
Ho investito soldi e salute
Ma Bignasca si aspettava che il suo giornale durasse per così tanto tempo? «Mi considero un precursore. Sapevo che la comunicazione era importante. Hanno tentato in tutti i modi di tagliarci i “viveri”. Però ho resistito. Ci ho messo soldi e salute e siamo ancora qui. Oggi più forti di ieri». Quanti soldi ha messo nel Mattino? «In vent’anni dai 3 ai 5 milioni di franchi. Nemmeno molti, ma sarebbero stati davvero pochi se altri partiti non avessero agito per farci venir meno il sostegno pubblicitario». Quando ha capito che il giornale diventava uno strumento così potente? «Quasi subito. Dopo 6 mesi. Ero partito con la denuncia del comportamento delle FFS riguardo la (s)vendita di un loro terreno a Bioggio, sul quale poi Tarchini avrebbe costruito insediandovi il centro di calcolo nazionale».
Merito a Flavio Maspoli
Ma devo dire che all’inizio il merito per il successo del giornale - e della Lega - è da condividere con Flavio Maspoli. Aveva una qualità eccezionale: senza doversi preparare era in grado dal pulpito del Consiglio Nazionale di incantare chi lo ascoltava con i suoi discorsi politici. Un grande oratore. Assieme avevamo capito che la guerra sull’Europa era quella che avrebbe caratterizzato gli anni Novanta. Il voto contrario del Ticino - in gran parte condizionato dalla Lega - sullo spazio economico europeo fece perdere la battaglia a livello nazionale ai fautori dell’Europa».
Ma scusi Bignasca: quante denunce ha preso in questi vent’anni? «Non le ricordo. Più di 5, ma meno di 10. Nemmeno poi molte. Ci ho perso 30-40mila franchi». Ma si è pentito per qualche attacco personale oggettivamente scomposto? «Magari per qualcuno sì… E poi, no; sono un irascibile. E comunque penso che se uno si butta in politica deve essere pronto a subire, così come ad attaccare. Che ogni tanto siamo minacciosi lo sappiamo noi e lo sanno i nostri avversari politici».
Elezioni: più forti nel 2011
Ma la Lega dei ticinesi sopravviverebbe senza il Mattino? E il Mattino senza la Lega? «Attualmente - risponde il Nano - il Mattino è fondamentale per la Lega. Penso però che le nuove leve del movimento troveranno altri mezzi. Abbiamo il Mattino online. Puntiamo ad allargare la cerchia dei leghisti». E quindi come andranno per voi le elezioni cantonali dell’anno prossimo? «Non credo che faremo uno “schlagen” (un grande successo, ndr); penso però che miglioreremo ancora un po’ le nostre posizioni. Sfruttiamo anche il vantaggio di avere un buon rapporto (e quindi risonanza) con la Lega Nord. Gli altri partiti ticinesi non possono godere di questo “bonus”».
Ci sono politici degli altri partiti che le piacerebbe avere nel suo movimento oppure sono tutti bambela e fuchi? «Qualcuno c’è. C’è un gruppo di persone, una cerchia di politici che a parole e nei fatti ci sono vicini. Poi magari non votano per noi (penso a politici in Parlamento per esempio). Sono sia di destra, sia di sinistra. E poi è vero: io sono populista».
Sulla fiscalità con il PPD
A proposito di politici: che cos’è questa storia del nuovo “tavolo di sasso” cui siederebbe lei, Giudici e Fulvio Pelli? «No, no. Pelli è un politico “nazionale” e lo sento quindi distante. Con Giudici i rapporti sono tesi. Lui vuole comandare e noi faremo di tutto per impedirglielo. Proprio stamane ho avuto un bel battibecco con il sindaco (si legga nella cronaca di Lugano a pag. 4, ndr). La pietra d’inciampo è il Palace. Siamo pronti a fare referendum, così come ci opporremo all’aumento del moltiplicatore».
Mentre sembra che con il PPD si stiano creando dei punti di incontro. «Prenderò contatto con Giovanni Jelmini in questi giorni per concordare una strategia in materia fiscale. Ho in mente un piano che faccia da contraltare alle proposte di Laura Sadis su amnistia e tassazione dei ricchi».
65 anni il 10 aprile
Tra quindici giorni (esattamente il 10 aprile) compirà 65 anni. È tempo per fare bilanci o non ci pensa nemmeno? «Tutti i giorni io devo fare il bilancio sulla mia attività». Ma fino a quando andrà avanti in questa tua attività? «Fin quando c’è ostruzionismo nei nostri confronti noi andremo avanti. Quando ci daranno ragione magari non ci saremo più!».
Il Giornale del Popolo cerca di leggere ogni fatto anche alla luce dell’esperienza cristiana. Lei come si confronta con questa esperienza? «Sono un ateo convinto; polvere siamo… e polvere ritorneremo… E penso di non convertirmi. Anche se ci sono diverse cose con cui si può andare d’accordo con la Chiesa. I problemi della gente sono lì e anche la Chiesa cerca di dare risposte. Io sono un generoso; cerco di dare anche il mio aiuto in certe situazioni». Ma questa generosità ti ha portato anche grattacapi? «Non si possono fare bilanci con la generosità».
USI, un successo però...
L’Università a Lugano è nata anche grazie al suo sostegno; oggi come la vede? «La vedo in modo positivo. Bisogna solo avere il coraggio di limitare l’accesso dei giovani ticinesi a due facoltà che rischiano di creare disoccupati: scienze della comunicazione e informatica. Se studenti stranieri vogliono frequentarle, va bene. Ma i ticinesi dovrebbero astenersi. Prima di creare l’USI abbiamo fatto fare studi sull’indotto dell’università. Si prevedeva un successo. E successo è stato. Comunque, ribadisco: uno dei grossi temi da affrontare in Ticino è quello di sapere indirizzare i giovani verso scelte professionali corrette e sto parlando non solo in ambito universitario. Abbiamo bisogno infermieri? E allora si punti su quello, lasciando magari stare per un po’ altre professioni».
Per concludere: come sarà il Mattino fra qualche mese? «Quando andremo a stampare a Muzzano avremo 4 colori e un giornale di 32 pagine. Inseriremo nuove rubriche. Per esempio avremo almeno 2 pagine dedicate ai giochi per i nostri lettori. Avremo almeno una pagina di sport minori, oltre a 5 pagine di sport “normale”. Di sicuro non ci sarà né una pagina d’arte né una di cultura!».
27.03.2010 GIORNALE DEL POPOLO
Nessun commento:
Posta un commento