Un nostro
cittadino lascia la sua testimonianza alla scuola, ai genitori e agli allievi
con il discorso di commiato dopo 40 anni di insegnamento e direzione
scolastica.
Cerimonia di Maturità, 21 giugno 2019
discorso del direttore, prof.
Aurelio Sargenti
Sig. Consigliere di Stato
Manuele Bertoli, direttore del Dipartimento dell’educazione della cultura e
dello sport,
gentili signore, egregi signori, cari genitori e familiari, care
colleghe e cari colleghi,
e, soprattutto, care studentesse e cari studenti,
è con particolare piacere che vi
porgo il più cordiale benvenuto e che apro questa tradizionale cerimonia di
consegna dei premi e degli attestati di maturità 2019 del Liceo cantonale di
Lugano 2.
Innanzitutto, desidero
congratularmi con voi, care allieve e cari allievi, per avere ottenuto con
successo il certificato di maturità, che non solo corona i vostri sforzi e il
vostro impegno di questi anni, ma vi permette di accedere agli studi
accademici.
Questo è un giorno particolare
anche per me in quanto chiude ufficialmente la mia quarantennale carriera di insegnante,
di cui gli ultimi 8 anni trascorsi nella funzione di direttore del Liceo Lugano
2.
Oggi quindi condividiamo momenti
di forte emozione, di riflessione, di preoccupazione e di speranza, che sono
tipici di chi sta partendo per un nuovo viaggio e di chi sta terminando un
lungo cammino; ma, per capire i vari stati d’animo dovremmo essere tutti come
il signor Palomar, il taciturno personaggio inventato da Italo Calvino, la cui rigorosa
attenzione si posa sulle cose che gli capitano sotto gli occhi della vita
quotidiana per scrutarne il senso.
Il mestiere del docente è un
mestiere difficile, come quello del genitore (e i genitori qui presenti lo sanno
bene). Oggi, più di ieri, l’insegnante di buon senso deve essere consapevole
che le ragazze e i ragazzi che entrano nelle nostre aule scolastiche non sono
semplici studenti, ma adolescenti in un periodo straordinario della vita, caratterizzato
da grandi cambiamenti; oggi, più di ieri, il docente deve sapere che i suoi
studenti dovranno vivere in una società sempre più complessa, consapevoli che
faranno un lavoro che ancora non c’è. E ricordarsi sempre di ciò che disse Jean
Piaget oltre un secolo fa:
«L’obiettivo principale dell’educazione a scuola dovrebbe essere la
creazione di uomini e donne capaci di fare cose nuove, non soltanto di ripetere
quello che altre generazioni hanno fatto. Il secondo obiettivo dell’educazione
è formare menti che possano essere critiche, che possano verificare e non
accettare tutto quello che viene offerto loro. Il grande pericolo di oggi sono
i lemmi, le opinioni collettive, le tendenze di pensiero. Dobbiamo essere
capaci di opporci in modo individuale per criticare, per distinguere tra quello
che va bene e quello che non va bene».
Un invito, quello di Piaget, valido
ancora oggi.
Anche i genitori nel tempo sono
cambiati moltissimo: se io allievo ricevevo un brutto voto, i miei mi davano il
resto a casa, come si suol dire. Se succede adesso si scatena un dibattito. Noi
genitori abbiamo dimenticato che gli insuccessi, gli ostacoli, le difficoltà
fanno crescere individui indipendenti e responsabili e formano la personalità.
Oggi viviamo in una società che non accetta più il fallimento come parte
integrante della vita; invece dovrebbe importare solo come ci si rialza e non
come si cade. Io sono un papà che era molto presente nella vita scolastica dei
miei figli (e lo sono ancora, o così mi lasciano credere ora che sono studenti
universitari). Ma devo stare attento perché il confine tra presenza e invadenza
è molto sottile. Noi genitori ci facciamo carico delle azioni dei nostri figli
come se fosse la nostra vita, abbiamo la tentazione di metterci sempre davanti
per proteggerli, quando invece dovremmo porci un passo indietro per sostenerli
se cadono.
Insomma dobbiamo sempre ricordarci
che è fondamentale che ciascuno – genitori, docenti, figli, allievi - abbia le
proprie responsabilità.
Il che vorrà dire, tra le altre
cose, non solo assumersi responsabilità nuove e importanti, ma più banalmente essere
alle prese anche con problemi quotidiani, che finora erano, appunto, di
pertinenza dei loro genitori.
Care studentesse e cari studenti , da domani dunque avrete davanti a
voi molte strade percorribili; importante, quindi, è fare la scelta giusta,
riconoscere cioè la strada che possa darvi le maggiori soddisfazioni: sia nel
campo professionale sia in quello sociale e affettivo. Certamente la via degli
studi è una delle vie intellettualmente più affascinanti; l’ho percorsa anch’io
e lo posso confermare.
I prossimi anni saranno per voi straordinari perché definiranno, come detto,
il vostro destino professionale, ma anche quello privato, un destino di persone
mature, libere e responsabili delle proprie scelte.
E il viaggio, e metaforico, che
vi apprestate a iniziare, qualunque esso sia, non sarà un viaggio semplice;
l’augurio che vi faccio è che esso sia emotivamente forte e ricco di
esperienze.
Spero che gli anni trascorsi al Liceo siano stati importanti per voi,
non solo perché vi hanno permesso di impadronirvi degli strumenti disciplinari
e culturali necessari per proseguire bene gli studi, ma soprattutto perché
hanno contribuito a farvi diventare cittadini del mondo.
Il consumismo infinito non può coabitare in un pianeta delle risorse
finite. Per questo bisogna riflettere su un doveroso quanto inevitabile cambio
di paradigma. Il numero crescente dei giovani che, con entusiasmo e speranza, vuole
prendere in mano il suo futuro ci dice che il solo individuo può fare poco.
Occorre quindi unirsi e collaborare insieme. Le manifestazioni di piazza “per
il clima” che stiamo vivendo, animate da molti studenti, ci interrogano sull’urgenza
d’intervenire di fronte allo sfruttamento eccessivo del nostro pianeta. Non
esiste un pianeta di scorta: c’è solo una Terra. Guardo quindi con molta
soddisfazione e speranza al vostro impegno e a quello di tanti altri giovani per
combattere questa fondamentale battaglia. Ciò significa, come dicevo, che
durante gli anni liceali avete acquisito anche delle competenze non misurabili
con esami e con voti, ma essenziali per la formazione di ogni cittadino.
In modo che ognuno di voi sia ora in grado di assumersi le proprie
responsabilità civiche e sociali, sappia cioè riconoscersi in un insieme di
valori non solo ambientali, ma anche di tradizioni e di cultura, che sono il
prodotto della lunga storia della nostra comunità civile.
“Far barriera alla disumanità” è un’espressione che in questi giorni
viene utilizzata dalle persone che si impegnano per non essere indifferenti,
sia verso la nostra madre Terra, sia verso uomini e donne che su questa Terra
vivono. Martin Luther King diceva: «Ciò
che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni».
Ciò che spaventa è la drammatica perdita di cultura politica, l’assenza
di contenuti, la mancanza di educazione, di rispetto e di solidarietà, la cui
conseguenza è tutto ciò che stiamo quotidianamente vedendo.
La nostra speranza deve essere riposta nell’educazione dei giovani, nella
scuola pubblica, che deve continuare a essere un luogo dove «liberare il
vento», cioè la «curiosità intellettuale», «lo spirito critico che dia a ciascun
individuo la possibilità di capire il mondo, e di provare a modificarlo».
Come di recente ha ricordato Gianfranco Ravasi, recensendo il bel
libro di Nathalie Sarthou-Lajus, L’arte di trasmettere, già Montaigne era
convinto che non basta arredare la mente
dell’allievo di nozioni, ma è necessario dotarlo della capacità di comprendere
e giudicare.
Anche Roland Barthes era esplicito ricorrendo a un apparente paradosso:
«Vi è un’età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un’altra in cui
si insegna ciò che non si sa; questo si chiama cercare».
In tanti
anni ho visto arrivare al Liceo di Lugano 2 migliaia di giovani per poi partire
verso destinazioni diverse. Come ho detto all’inizio, siamo tutti dei
viaggiatori: chi, come voi, con una valigia colma di speranza e fantasia e chi,
come me, con un bagaglio (spero) ricco di esperienza.
Speranza, fantasia
ed esperienza sono maledettamente utili per lottare tutti insieme, ovunque noi
saremo, per la salvaguardia di quei valori precedentemente ricordati:
educazione, rispetto, solidarietà, libertà, ambiente.
A nome di tutta la comunità del
Liceo di Lugano 2 desidero rinnovarvi i ringraziamenti per aver onorato, con il
vostro impegno, l’istituto che vi ha ospitato in questi anni; così come
ringrazio le vostre famiglie che vi hanno sempre sostenuto e vi sosterranno
anche negli anni futuri; vi auguro di proseguire nei vostri studi con
entusiasmo, passione e perseveranza, che sono le qualità necessarie, ma già lo
sapete anche voi, per avere successo.
E ricordatevi sempre che la conoscenza non si acquista, ma si
conquista e che essa sa arricchire chi dà e chi riceve.
Non abbiate paura di avere coraggio.
Buon viaggio
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RispondiEliminaInteressante il contenuto del discorso . Una persona che ha saputo fare strada professionalmente, come altri gambarognesi.
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