“Ognuno di noi se fosse nato in un campo di concentramento e da 50 anni fosse lì e non avesse alcuna prospettiva di poter dare ai propri figli un avvenire sarebbe un terrorista”. GIUGLIO ANDREOTTI

venerdì 2 agosto 2019

Dopo i 40 anni di insegnamento e Direzione scolastica la testimonianza alla scuola, ai genitori e agli allievi di Aurelio Sargenti


Un nostro cittadino lascia la sua testimonianza alla scuola, ai genitori e agli allievi con il discorso di commiato dopo 40  anni di insegnamento e direzione scolastica.

Cerimonia di Maturità,  21 giugno 2019  
discorso del direttore, prof. Aurelio Sargenti

Sig.  Consigliere di Stato Manuele Bertoli, direttore del Dipartimento dell’educazione della cultura e dello sport,
gentili signore, egregi signori, cari genitori e familiari, care colleghe e cari colleghi,
e, soprattutto, care studentesse e cari studenti,

è con particolare piacere che vi porgo il più cordiale benvenuto e che apro questa tradizionale cerimonia di consegna dei premi e degli attestati di maturità 2019 del Liceo cantonale di Lugano 2.
Innanzitutto, desidero congratularmi con voi, care allieve e cari allievi, per avere ottenuto con successo il certificato di maturità, che non solo corona i vostri sforzi e il vostro impegno di questi anni, ma vi permette di accedere agli studi accademici.

Questo è un giorno particolare anche per me in quanto chiude ufficialmente la mia quarantennale carriera di insegnante, di cui gli ultimi 8 anni trascorsi nella funzione di direttore del Liceo Lugano 2.
Oggi quindi condividiamo momenti di forte emozione, di riflessione, di preoccupazione e di speranza, che sono tipici di chi sta partendo per un nuovo viaggio e di chi sta terminando un lungo cammino; ma, per capire i vari stati d’animo dovremmo essere tutti come il signor Palomar, il taciturno personaggio inventato da Italo Calvino, la cui rigorosa attenzione si posa sulle cose che gli capitano sotto gli occhi della vita quotidiana per scrutarne il senso.
Il mestiere del docente è un mestiere difficile, come quello del genitore (e i genitori qui presenti lo sanno bene). Oggi, più di ieri, l’insegnante di buon senso deve essere consapevole che le ragazze e i ragazzi che entrano nelle nostre aule scolastiche non sono semplici studenti, ma adolescenti in un periodo straordinario della vita, caratterizzato da grandi cambiamenti; oggi, più di ieri, il docente deve sapere che i suoi studenti dovranno vivere in una società sempre più complessa, consapevoli che faranno un lavoro che ancora non c’è. E ricordarsi sempre di ciò che disse Jean Piaget oltre un secolo fa:
«L’obiettivo principale dell’educazione a scuola dovrebbe essere la creazione di uomini e donne capaci di fare cose nuove, non soltanto di ripetere quello che altre generazioni hanno fatto. Il secondo obiettivo dell’educazione è formare menti che possano essere critiche, che possano verificare e non accettare tutto quello che viene offerto loro. Il grande pericolo di oggi sono i lemmi, le opinioni collettive, le tendenze di pensiero. Dobbiamo essere capaci di opporci in modo individuale per criticare, per distinguere tra quello che va bene e quello che non va bene».
Un invito, quello di Piaget, valido ancora oggi.
Anche i genitori nel tempo sono cambiati moltissimo: se io allievo ricevevo un brutto voto, i miei mi davano il resto a casa, come si suol dire. Se succede adesso si scatena un dibattito. Noi genitori abbiamo dimenticato che gli insuccessi, gli ostacoli, le difficoltà fanno crescere individui indipendenti e responsabili e formano la personalità. Oggi viviamo in una società che non accetta più il fallimento come parte integrante della vita; invece dovrebbe importare solo come ci si rialza e non come si cade. Io sono un papà che era molto presente nella vita scolastica dei miei figli (e lo sono ancora, o così mi lasciano credere ora che sono studenti universitari). Ma devo stare attento perché il confine tra presenza e invadenza è molto sottile. Noi genitori ci facciamo carico delle azioni dei nostri figli come se fosse la nostra vita, abbiamo la tentazione di metterci sempre davanti per proteggerli, quando invece dovremmo porci un passo indietro per sostenerli se cadono.
Insomma dobbiamo sempre ricordarci che è fondamentale che ciascuno – genitori, docenti, figli, allievi - abbia le proprie responsabilità.
Il che vorrà dire, tra le altre cose, non solo assumersi responsabilità nuove e importanti, ma più banalmente essere alle prese anche con problemi quotidiani, che finora erano, appunto, di pertinenza dei loro genitori.
Care studentesse e cari studenti , da domani dunque avrete davanti a voi molte strade percorribili; importante, quindi, è fare la scelta giusta, riconoscere cioè la strada che possa darvi le maggiori soddisfazioni: sia nel campo professionale sia in quello sociale e affettivo. Certamente la via degli studi è una delle vie intellettualmente più affascinanti; l’ho percorsa anch’io e lo posso confermare.
I prossimi anni saranno per voi straordinari perché definiranno, come detto, il vostro destino professionale, ma anche quello privato, un destino di persone mature, libere e responsabili delle proprie scelte.
E il viaggio, e metaforico, che vi apprestate a iniziare, qualunque esso sia, non sarà un viaggio semplice; l’augurio che vi faccio è che esso sia emotivamente forte e ricco di esperienze.
Spero che gli anni trascorsi al Liceo siano stati importanti per voi, non solo perché vi hanno permesso di impadronirvi degli strumenti disciplinari e culturali necessari per proseguire bene gli studi, ma soprattutto perché hanno contribuito a farvi diventare cittadini del mondo.
Il consumismo infinito non può coabitare in un pianeta delle risorse finite. Per questo bisogna riflettere su un doveroso quanto inevitabile cambio di paradigma. Il numero crescente dei giovani che, con entusiasmo e speranza, vuole prendere in mano il suo futuro ci dice che il solo individuo può fare poco. Occorre quindi unirsi e collaborare insieme. Le manifestazioni di piazza “per il clima” che stiamo vivendo, animate da molti studenti, ci interrogano sull’urgenza d’intervenire di fronte allo sfruttamento eccessivo del nostro pianeta. Non esiste un pianeta di scorta: c’è solo una Terra. Guardo quindi con molta soddisfazione e speranza al vostro impegno e a quello di tanti altri giovani per combattere questa fondamentale battaglia. Ciò significa, come dicevo, che durante gli anni liceali avete acquisito anche delle competenze non misurabili con esami e con voti, ma essenziali per la formazione di ogni cittadino.

In modo che ognuno di voi sia ora in grado di assumersi le proprie responsabilità civiche e sociali, sappia cioè riconoscersi in un insieme di valori non solo ambientali, ma anche di tradizioni e di cultura, che sono il prodotto della lunga storia della nostra comunità civile.   

“Far barriera alla disumanità” è un’espressione che in questi giorni viene utilizzata dalle persone che si impegnano per non essere indifferenti, sia verso la nostra madre Terra, sia verso uomini e donne che su questa Terra vivono.  Martin Luther King diceva: «Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni».
Ciò che spaventa è la drammatica perdita di cultura politica, l’assenza di contenuti, la mancanza di educazione, di rispetto e di solidarietà, la cui conseguenza è tutto ciò che stiamo quotidianamente vedendo.
La nostra speranza deve essere riposta nell’educazione dei giovani, nella scuola pubblica, che deve continuare a essere un luogo dove «liberare il vento», cioè la «curiosità intellettuale», «lo spirito critico che dia a ciascun individuo la possibilità di capire il mondo, e di provare a modificarlo».
Come di recente ha ricordato Gianfranco Ravasi, recensendo il bel libro di  Nathalie Sarthou-Lajus, L’arte di trasmettere, già Montaigne era convinto che  non basta arredare la mente dell’allievo di nozioni, ma è necessario dotarlo della capacità di comprendere e giudicare.
Anche Roland Barthes era esplicito ricorrendo a un apparente paradosso: «Vi è un’età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un’altra in cui si insegna ciò che non si sa; questo si chiama cercare».

In tanti anni ho visto arrivare al Liceo di Lugano 2 migliaia di giovani per poi partire verso destinazioni diverse. Come ho detto all’inizio, siamo tutti dei viaggiatori: chi, come voi, con una valigia colma di speranza e fantasia e chi, come me, con un bagaglio (spero) ricco di esperienza.
Speranza, fantasia ed esperienza sono maledettamente utili per lottare tutti insieme, ovunque noi saremo, per la salvaguardia di quei valori precedentemente ricordati: educazione, rispetto, solidarietà, libertà, ambiente.

A nome di tutta la comunità del Liceo di Lugano 2 desidero rinnovarvi i ringraziamenti per aver onorato, con il vostro impegno, l’istituto che vi ha ospitato in questi anni; così come ringrazio le vostre famiglie che vi hanno sempre sostenuto e vi sosterranno anche negli anni futuri; vi auguro di proseguire nei vostri studi con entusiasmo, passione e perseveranza, che sono le qualità necessarie, ma già lo sapete anche voi, per avere successo.
E ricordatevi sempre che la conoscenza non si acquista, ma si conquista e che essa sa arricchire chi dà e chi riceve.
Non abbiate paura di avere coraggio.
Buon viaggio
 






2 commenti:

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  2. Interessante il contenuto del discorso . Una persona che ha saputo fare strada professionalmente, come altri gambarognesi.

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