“Io affermo che quando una nazione tenta di tassare se stessa per raggiungere la prosperità è come se un uomo si mettesse in piedi dentro un secchio e cercasse di sollevarsi per il manico.” Sir Winston Churchill

venerdì 19 settembre 2025

Alpe Montoia «È finita: noi il formaggio d'alpe non lo faremo più»

La drastica scelta dell'agricoltrice Flavia Anastasìa: «Il lupo non ha più paura di noi. Politica lenta. Se si continua così tra 10 anni non c'è più nulla». 
foto e articolo da ticinonline da Patrick Mancini


 BELLINZONA/ GAMBAROGNO - 
«Basta. Non faremo più il formaggio sull’alpe». L’agricoltrice Flavia Anastasìa getta la spugna. Dall'estate 2026 sull’Alpe di Montoia, nel Gambarogno, porterà solo capre gravide, che non producono latte. Il vaso è traboccato dopo una predazione da parte del lupo subita lo scorso 10 settembre. «Già da tre anni stavamo riflettendo su cosa fare. Dopo questa predazione abbiamo scaricato l'alpe in anticipo. È stato troppo». Lei è titolare di un’azienda a Claro col suo compagno Mattia Waser. Come si sente di fronte all'avanzare del lupo? «Si può convivere col lupo fino a una certa soglia numerica di esemplari e in un determinato modo. C’è un limite a tutto».Ormai è un tormentone: molti contadini criticano le misure di protezione suggerite dalle autorità, ritenendole inadeguate. «Non riesci a proteggerti veramente perché costa. Le autorità inoltre non capiscono che ogni territorio ha una morfologia diversa. In Ticino abbiamo zone molto montagnose. Non si può pensare di recintare ovunque come se fossimo su un unico altopiano. In più le stesse autorità tagliano i sostegni per le misure efficienti. Noi avevamo il pastore. Era utile. Ma da Berna ci hanno detto che non faceva parte delle misure di protezione». Soffermiamoci sui recinti in cui andrebbero rinchiuse le capre di notte. Che ne pensa? «D’estate le capre brucano proprio di notte. Perché di giorno fa caldo e quindi stanno all’ombra. È un controsenso». Qualcuno sta sollevando anche il tema legato allo sterco delle capre. «Non è da sottovalutare. Lo sterco concima i pascoli. Se obblighi le capre a stare chiuse, impoverisci l’ambiente. In più lo sterco si accumula nelle stalle e finisce per sporcare le mammelle delle capre. Tutto ciò si trasforma in un problema per chi produce il formaggio a latte crudo. Senza contare eventuali conseguenze sanitarie». La predazione che avete subito il 10 settembre è stata piuttosto contenuta: “solo” due capre sbranate. Cosa vi ha spinti a levare le tende? «Il fatto che il lupo abbia colpito in pieno giorno, lungo un sentiero noto come quello che collega il Tamaro al Monte Lema. Prima il lupo predava solo di notte. Ora sta modificando le sue abitudini, sembra non avere più paura dell’essere umano». Come trova l’umore dei suoi colleghi? «È basso. Si passa l’estate a cercare di sopravvivere. La politica ha tempi lunghissimi. Tra pochi anni non ci sarà più nulla da discutere se si continua così. La situazione sta sfuggendo di mano. Il fatto che siano stati identificati dei lupi ibridi è preoccupante». Il lupo è sempre più vicino alle case. Gli animalisti sostengono che l’uomo dovrebbe imparare a conoscere il lupo. Qual è il suo parere? «I tempi per apprendere come comportarsi sarebbero troppo lunghi. Ci sono persone che hanno paura di un semplice cagnolino. Come si può pretendere che non facciano movimenti bruschi quando si ritrovano di fronte un lupo? Lo stesso discorso vale anche per i cani da protezione. Ci si immagina che un escursionista sappia sempre come comportarsi. Non funziona così». E come funziona invece? «Al di là che ha comunque un costo importante, il cane da protezione è una buona misura. Ma deve essere accompagnato da una presenza umana. Personalmente non lascerei mai un cane da protezione da solo, senza un pastore in zona». Ha accennato a un cambio radicale di gestione della vita alpestre da parte vostra. Come procederete? «Faremo andare le capre in calore in aprile in modo da farle partorire in ottobre. Praticamente invertiamo il ciclo naturale di come dovrebbero andare le cose». Ma il lupo non rischierebbe comunque di uccidere le capre gravide? «Il rischio sarà minore. Avremo più tempo per vegliare su di loro. Non dovendole più mungere al mattino presto, le faremo brucare in quelle ore, al fresco. Così al tramonto le potremo rinchiudere. È chiaro che tutto questo ha un prezzo: il formaggio d’alpe non sarà più prodotto. Lo faremo a casa, a Claro, nel corso dell’inverno. Decisamente un’altra cosa».

3 commenti:

  1. Buongiorno a tutti. Ecco il risultato di chi protegge il lupo. Animale sterminato tempo fa ( ci sarà stato un motivo). Mi chiedo tutti coloro che sostengono il lupo, il nostro consigliere di Stato in primis la natura i paesaggi andranno loro a mantenere la bellezza della nostre montagne. Complimenti

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  2. Peccato veramente , comunque la guerre si vincono combattendo e non ritirandosi.

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  3. Impossibile non esprimere un pensiero di solidarietà a chi con tanti sacrifici e abnegazione, rportando risultati economici veramente bassi, si occupa di caricare queste zone, che evidentemente quelli della città frequentano per lo sport e il tempo libero, ma pure mantengono una manutenzione e una sorveglianza del territorio per abita in basso.Come quando apparve il cinghiale , a proteggerlo e salvaguardarlo e ora stà distriggendo i nostri boschi e le nostre campagne. Un giorno non tanto lontano, quando il lupo unvaderà pericolosamente in modo più marcato, la nostra quotidianità , sarà troppo tardi. Chi lascia la montagna opra non ci ritornerà piì a questi sacrifici. I nostri avi, che IN TUTTO si sono sempre dimostrati molto più preveggenti avevano provveduto all'eliminazione di questo selvatico, che non ha nemici. I nostri politici si beano delle piste ciclopedonali e amenità analoghe, ma non si preoccupano della salvaguardia del territorio e di chi ci lavora per vivere.

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