Aumentare il moltiplicatore delle imposte per pareggiare il bilancio? Una scorciatoia che evita i “compiti a casa”
Nelle discussioni di politica economica ricorre spesso la tentazione di intervenire sulla leva fiscale per chiudere i buchi di bilancio. “Aumentiamo il moltiplicatore delle imposte” — cioè facciamo affidamento su un incremento della pressione fiscale per generare maggiori entrate — viene presentato talvolta come un rimedio rapido, quasi automatico. Ma questa scelta, se non accompagnata da una revisione seria e profonda della gestione della spesa pubblica, rischia di trasformarsi in un esercizio sterile, se non addirittura controproducente.
In un’economia sana, infatti, il punto di partenza non è mai la ricerca immediata di nuove risorse esterne, bensì un processo di autoanalisi: verificare dove si spende, come si spende e con quali risultati. È un lavoro spesso scomodo, perché obbliga governi e amministrazioni a guardarsi allo specchio, a riconoscere inefficienze, sprechi, duplicazioni di competenze, strutture obsolete e procedure che drenano risorse senza generare valore.
Solo dopo aver completato questi “compiti a casa” — razionalizzazione della spesa, efficientamento della macchina amministrativa, eliminazione di costi ingiustificati — ha senso interrogarsi sulla possibilità di ricorrere a maggiori entrate. È una questione di credibilità tanto quanto di efficacia economica: un sistema che prima dimostra di saper gestire in modo responsabile ciò che già possiede ha maggiore legittimità nel chiedere sacrifici aggiuntivi ai cittadini.
Al contrario, impostare la politica fiscale come scorciatoia per tamponare squilibri strutturali significa spostare il problema su famiglie e imprese, comprimendo la loro capacità di investimento e consumo. In un contesto in cui il livello di tassazione è già percepito come elevato, ogni aumento rischia di erodere ulteriormente la fiducia e di indebolire proprio quelle basi economiche da cui dipendono la crescita e, paradossalmente, le stesse entrate future del Comune
Pareggiare il bilancio attraverso l’aumento delle imposte può sembrare una soluzione semplice. Ma nelle economie mature e responsabili le soluzioni semplici raramente sono quelle giuste. Il vero equilibrio si costruisce dall’interno, attraverso una gestione rigorosa, trasparente e orientata ai risultati. Solo così l’eventuale ricorso a nuove risorse diventa una scelta ponderata, e non un riflesso automatico di fronte a problemi che richiedono invece riforme profonde.

penso che vado anch'io ad abitare assieme all'ex Sindaco il moltiplicatore d’imposta la é di 75% al 70%
RispondiElimina1 milione di franchi ( che poi a consuntivo come sempre quando si tratta di lavori pubblici saranno 1,5 milioni) per ristrutturare la casa comunale? Qui qualcuno ha sbagliato i conti! Cosa si vuol fare? Una reggia su una struttura vecchia?
RispondiEliminaSono quasi 1,9 milioni per ristrutturare il palazzo. I cittadini devono tirare la cinta e foraggiare il palazzo amministrativo, il quale necessiterebbe unicamente il rifacimento delle latrine ( non si può definirle diversamente) e una messa in sicurezza del salone. Il resto tutto lusso
RispondiEliminaInteressante l'articolo , che mette a nudo i nervi ammalati dell'amministrazione. La stranezza di tutto ciò è che sembrerebbe che chi di dovere non sappia come vengono spesi i soldi incassati. Tutti i giorni una nuova
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