domenica 31 maggio 2009

Tra l'ignavia e la sbadataggine

Da parlar chiaro di Dario Robbiani ,il caffe

Duecento persone hanno partecipato a una ce­rimonia in ricordo di Massimo Pini, consi­gliere nazionale, europarlamentare, presi­dente del gran consiglio, personaggio di spicco della vita cantonale. In sua memoria è stata ristrutturata e inaugurata una cappelletta (in effetti una nicchia nel muro esterno del cimitero di Gerra Gambarogno). ***
Notate due clamorose assenze: la dirigenza canto­nale del partito liberale-radicale, eppure Massimo Pini fu il procacciatore di voti del partitone. La manifestazione non è stata segnalata dai servizi d'attualità della Rsi, mentre ne hanno parlato i gior­nali.
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Abbiamo sovrabbondanza di reti televisivi e canali radiofonici ma scarsa memoria collettiva e poco ri­spetto per gli antenati. Eppure si tratta di radiotele­visione pubblica, al servizio della comunità. La Rsi è l'espressione di un paese generoso a parole e irrico­noscente nei fatti.
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Quando morì Felice Antonio Vitali, il primo direttore di Radia Monteceneri, i giovani redattor L non sape­vano chi fosse. L'annuncio della scomparsa di Enzo Regusci, pioniere della Tsi, fu dato due giorni dopo per ignavia o sbadataggine.
Sanno tutto di Obama, della Cina, delle marachelle di Berlusconi, dei personaggi del rock, ma del paese sanno poco, addirittura lo snobbano con sussiegosa pigrizia.
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Massimo Pini ha iniziato la carriera professionale alla Tsi, quale collaboratore redazionale dell'ufficio di corrispondenza di Ginevra. Deputato e presidente del parlamento cantonale fu tra i promotori della televisione della Svizzera ita­liana.
A Berna, in consiglio nazionale e con la deputazione ticinese, difese il federalismo e la suddivisione in chiave politica delle risorse finanziarie. *#*
Fu "avvocato d'ufficio" e personaggio di spicco della Tsi. Faceva audience, bucava lo schermo, magari con qualche sceneggiata, ma la politica è anche spetta­colo e i politici attori.
Fece conoscere il consiglio d'Europa e la politica eu­ropea a un pubblico che si compiace di guardarsi l'ombelico.
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Qualcuno lo derideva o non lo prendeva sul serio. Lo chiamava "eurolapa", ma padroneggiava l'oratoria, e con la voce baritonale, la postura e la mimica si fa­ceva ascoltare. Tutti gli volevano bene, poiché non viveva della politica ma di politica, pere dirla con il filosofo MaxWeber.
Lui si definiva "reduce della generazione del potere". Non un potentato ma un politico di territorio, inter­prete di valori politici che s'ispirano allo spirito di servizio e ali' idealismo. Valori che sono andati persi. ***
Era "un vero liberale", uno degli ultimi radicali, cre­dente, legato a quella nicchia sacra edificata dai suoi antenati.
Un tempo i sentimenti religiosi si manifestavano con gli ex-voto, le donazioni al patrono, l'abbellimento della chiesa o la costruzione di luoghi riservati alla preghiera.
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II recupero della cappelletta e l'omaggio a Massimo Pini meritavano una notizia e magari un reportage. La radiotelevisione non può limitarsi ad autocele-brarsi con i propri ricordi.
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