domenica 24 maggio 2009

Italia si italia no

E ci accusavano d’essere xenofobi "da il Caffe Dario Robbiani"
Il termine di xenofobia l’abbiamo “inventato” noi prima degli italiani. Sulla porta delle case in affitto si leggeva: “Italiener verboten”. Vietati anche i locali pubblici. Fu razzismo perbenista. Li chiamavamo “Gastarbeiter” (lavoratori ospiti) e non Fremden (stranieri).
Come in Italia dove i barconi rimandati in Libia non sono “respinti” bensì “riaccompagnati” al porto d’origine.
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La xenofobia(razzismo) fu una vergogna per la Svizzera della Croce Rossa e dell’Onu.
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I Gastarbeiter erano oggetti misteriosi, fattori congiunturali, braccia, giocatori di morra, frequentatori della stazione ferroviaria, comunisti che rientravano a votare con i treni rossi. Nascosero i bambini negli armadi delle baracche - Erano considerati tubercolotici potenziali, pertanto sottoposti ai raggi Röntgen al Lazzaretto di Chiasso.
Non erano benvoluti pur appartenendo alla componente italiana della confederazione.
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Non c’era ancora “Un’ora per voi”, il programma televisivo d’informazione e intrattenimento realizzato dal Telegiornale centralizzato a Zurigo, ma Radio Beromünster diffondeva “A tu per tu”, realizzata dai giornalisti Camillo Valsangiacomo e dal giornalista Alphons Matt. Lo scopo era di favorire l’integrazione, anzi, l’assimilazione, poiché si pretendeva che rinunciassero alle loro origini , cultura e comportamenti.
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Per contrastare la xenofobia s’impegnò la Migros, con il docente universitario Guido Calgari e il sindacalista Dario Marioli e l’associazione Carcos, assistenza ricreativa e culturale, organizzando conferenze per spiegare che il benessere economico svizzero dipendeva dai Gastarbeiter.
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Fu lanciato il referendum “Mitenand” (insieme) per dimostrare che la Svizzera era terra d’asilo e società multiculturale. Una batosta. La Mitenand fu respinta in nome della patria temendo “l’Ueberfremdung”. Fortunatamente i referendum xenofobi seguenti furono bocciati.
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Alcuni fatti di cronaca smorzarono la xenofobia:
- la brutale uccisione in un bar di Sankt Moritz di Attilio Tonola e su di un marciapiedi di Zurigo di Alfredo Zardini.
- La performance di Toni Dal Cin, simpatico oriundo, ospite di Mäni Weber a “Dopplet oder nüt”(lascia o raddoppia).
- Gli incidenti mortali sul cantiere di Mattmark (88 morti travolti dal ghiacciaio) e nel tunnel di Robiei (15 morti).
-“Lo stivale bianco”, spettacolo canoro itinerante per raccogliere fondi per la ricostruzione di Firenze alluvionata.
Altri eventi scandalizzarono i lettori del Blick:
due giovani italiani furono rimpatriati in cellulare per avere mangiato un cigno e scottato vivo un riccio.
Renato Proni, inviato del settimanale di ABC, con la “mala” tenuta assieme dalla “fisella”, il vestito liso di fustagno e la coppola, fece il viaggio del povero emigrato. Scrivendo “Italiani negri d’Europa”.
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Questa ultima era un’esagerazione, come quelle che si sentono in Italia a proposito degli sbarchi, dei clandestini e della criminalità importata.
Noi svizzeri potremmo chiedere polemicamente agli italiani: “Ci avete accusato d’essere xenofobi… e voi?”
Ma la xenofobia non conosce nazionalità.
2009-05-24

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