Allungare la legislatura ? Una scelta sbagliata per il futuro. di Stefano Imelli
Il prossimo 29 novembre i Ticinesi saranno chiamati ad esprimersi sulla proposta di modifica costituzionale che prevede di allungare da 4 a 5 gli anni della legislatura a livello cantonale e comunale.Personalmente ritengo questa modifica una scelta errata per una democrazia come la nostra, che si fonda su di un regolare ricorso al giudizio popolare, tramite le elezioni quadriennali, durante le quali ogni politico deve dar prova ai cittadini del suo valore e delle sue capacità di gestire la cosa pubblica. Il sistema permette così di riconfermare chi ha saputo rispondere alle richieste ed ai bisogni degli elettori, mentre esclude dalla “stanza dei bottoni” chi si è dimostrato indegno della loro fiducia.Troppo spesso abbiamo visto dei rappresentati politici rimanere in carica per inerzia quattro anni, occupando posti nei legislativi o negli esecutivi senza tuttavia aver più nessuna affinità con il Paese reale; sarebbe un grave errore prolungare ancora di un anno queste situazioni penose per i cittadini, le quali creano ancor maggior disaffezione nei confronti della politica, problema già ben grave oggi!I fautori della modifica ritengo che questa misura possa evitare il clima di campagna elettorale permanente che si istaura in un quadriennio e permettere così agli eletti di lavorare con più tranquillità; tuttavia è sufficiente dare un’occhiata alla vicina Penisola, nella quale la legislatura delle due camere nazionali è di 5 anni, per affermare con certezza che un buon clima di lavoro non è dato dalla durata di una carica, ma solo dalla qualità degli eletti e dalla loro capacità di collaborare e cooperare per il bene del Paese.Vi sono inoltre altri due punti che ritengo importante sottolineare e chi mi hanno convinto a votare un chiaro no il prossimo 29 novembre.Come giovane sono preoccupato da questo prolungamento del mandato pubblico perché andrebbe ad ostacolare il regolare ricambio delle cariche e l’equa rappresentanza di tutte le fasce d’età nelle Istituzioni. Chi volesse rimaner in carica, con l’evidente consenso popolare, per 3 o 4 legislature, occuperebbe il seggio per ben 15/20 anni, impedendo l’entrata di forze nuove nella vita politica cantonale. Anche in questo caso è l’esempio italiano che ci conferma questi timori; il periodo troppo lungo ha portato in Italia alla creazione di una gerontocrazia, nella quale è una vera eccezione essere eletto prima dei quarant’anni d’età e trovare dei giovani negli organi di rappresentanza politica.Come amministratore di una piccola realtà comunale di valle ho inoltre la forte preoccupazione che una legislatura così lunga scoraggi ancor di più le persone a mettersi a disposizione della cosa pubblica, ciò che è già oggi una triste realtà nei nostri comuni. Trovare gente disposta ad assumere la carica di municipale e/o sindaco sta diventando un’impresa sempre più difficile in alcune realtà ticinesi, basti pensare alle numerose elezioni tacite che si sono avute in occasione dell’ultimo rinnovo delle autorità comunali. Un amministratore desideroso di fare un paio di legislature a favore della collettività –il minimo per comprendere in modo ottimale il funzionamento delle Istituzioni- si troverebbe impegnato per ben 10 anni della propria vita, uno sforzo che non tutti se la sentono di affrontare e che non sempre si abbina alla vita privata e famigliare di ciascuno di noi.Fatte queste considerazioni, ribadisco la mia grande preoccupazione se dovesse passare il sì il prossimo 29 novembre ed invito i ticinesi a votare contro questa proposta di modifica costituzionale.
Stefano Imelli da ticinolibero
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