IL CAPPELLO A SONAGLI
PIÙ SORRISI PER IL NOSTRO TURISMO
EROS COSTANTINI Da CdT
Una terra paesaggisticamente sorridente, ma abitata da gente piuttosto avara, anzi quasi stitica di sorrisi. Così riaffiora assai regolarmente l'immagine turistica di un Ticino la cui attrazione è un po' sbilanciata da ruvida musoneria. Per Lugano Turismo lo ha ribadito pochi giorni fa il dinamico e simpaticamente contagioso suo direttore Marco Sorgesa. Ed ha mille e più ragioni di ripeterlo poiché bisogna pur ammetterlo: un turismo senza sorrisi è l'equivalente di un cammello allergico alla sabbia. E sì! Il sorriso non è la più corrente carta da visita del turismo? Pare invece che lo sia assai meno da quando questo nostro importante settore economico si è fatto qua e là raccogliti ccio, approssimativo, sostituendo mano d'opera turistica straniera, come quella italiana, spagnola e portoghese, che ne facevano quasi un'arte, con altra meno accorta anche se magari meno cara. Qui si rischia d'innestare un malagevole discorso dove associazioni padronali, dell'immigrazione e sindacati hanno di che grattarsi. Be', sorvoliamo e impariamo invece a smuovere con grazia i muscoli zigomatici e ricoverare quanti si dimostrano proprio contagiati da serio-positività. Se proprio ci riesce difficile sorridere, dimostrarci almeno lieti e sereni con quella gente approdata da noi, magari da molto lontano, per godersi la nostra terra e i suoi panorami e dolcezze, ma anche i rapporti e gli scambi di gentilezza, sia pur superficiali, con la popolazione del luogo. Sviluppare quindi il marketing dell'accoglienza con sorrisi e coccole per vincere la concorrenza: specialmente quella italiana che in quanto a tur ismo della simpatia guida la classifica europea. Che poi lo faccia spontaneamente o in maniera un po' marpiona o ruffiana è un altro discorso, ma è il risultato che conta. Stando agli esperti del ramo e in sondaggi, il turismo svizzero in generale potrebbe quasi rastrellare un quarto in più di presenze, se le certe facce tristi, i mugugni, le, svogliatezze evidenti e finanche le mutrie di certi suoi impiegati e addetti vari rimanessero appesi in guardaroba durante il servizio. Il contagio da sorrisi stentati ha attecchito in vari Cantoni a forte implicazione turistica visto che personalità varie dell'arte, dello spettacolo e delle politica e del commercio, perfino grigi e accigliati esponenti della finanza, auspicano una maggiore disponibilità ad appendere qualche sorriso in più nelle hall d'accoglienza degli alberghi, nelle sale dei ristoranti e fra il personale delle camere. Vero che ci sono Paesi in cui l'accoglienza e i sorrisi sono ancor più claudicanti che da noi, ma non è guardando a loro che i nostri calli guariranno. Va inoltre ricordato che tutti sorridono nella stessa lingua. A parte la Thailandia, definita, almeno fino a ieri, il «paese del sorriso», non è che si vedano ostentare chiostre di denti e rosee tonsille con sorrisi da pubblicità per dentifrici. Proprio il contrario di quanto si vede in Tv dove sorridono tutti: dalle indossatrici lunari alle anziane e casalinghe dai piedi gonfi e le mane irte di anelloni; dai vecchi a pressione alta e pensione bassa; dal cinquantenne con parrucchino tutto bardato di fresco e con pancera di lana ai giovani, anche quelli afflitti da acne, che giustamente aspirano a sogni impossibili e mordono il mondo; al politico che annuncia nuovi sacrifici (per voi) e chiede magari di non votarlo per la sua intelligenza, onestà ed energia, ma per la sua modestia. Sorride ster eotipata l'animatrice Tv rivolgendosi alla vedova, all'orfano o agli scampati di questa o quella tragedia e invita il pubblico ad applaudire. Sorridono invece sempre meno diversi ambienti che si occupano di turismo. Dimenticano che il sorriso è una grande arma, benché sia solo l'arma dei disarmati.
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