venerdì 23 luglio 2010

IL CAPPELLO A SONAGLI PIÙ SORRISI PER IL NOSTRO TURISMO

IL CAPPELLO A SONAGLI
PIÙ SORRISI PER IL NOSTRO TURISMO

EROS COSTANTINI Da CdT

U
na terra paesaggisticamente sorridente, ma abitata da gente piuttosto avara, anzi qua­si stitica di sorrisi. Così riaffiora assai re­golarmente l'immagine turistica di un Ticino la cui attrazione è un po' sbilanciata da ruvida mu­soneria. Per Lugano Turismo lo ha ribadito po­chi giorni fa il dinamico e simpaticamente con­tagioso suo direttore Marco Sorgesa. Ed ha mil­le e più ragioni di ripeterlo poiché bisogna pur ammetterlo: un turismo senza sorrisi è l'equiva­lente di un cammello allergico alla sabbia. E sì! Il sorriso non è la più corrente carta da visita del turismo? Pare invece che lo sia assai meno da quando questo nostro importante settore econo­mico si è fatto qua e là raccogliti ccio, approssi­mativo, sostituendo mano d'opera turistica stra­niera, come quella italiana, spagnola e portoghe­se, che ne facevano quasi un'arte, con altra me­no accorta anche se magari meno cara. Qui si ri­schia d'innestare un malagevole discorso dove as­sociazioni padronali, dell'immigrazione e sinda­cati hanno di che grattarsi. Be', sorvoliamo e im­pariamo invece a smuovere con grazia i musco­li zigomatici e ricoverare quanti si dimostrano proprio contagiati da serio-positività. Se proprio ci riesce difficile sorridere, dimostrarci almeno lie­ti e sereni con quella gente approdata da noi, ma­gari da molto lontano, per godersi la nostra ter­ra e i suoi panorami e dolcezze, ma anche i rap­porti e gli scambi di gentilezza, sia pur superfi­ciali, con la popolazione del luogo. Sviluppare quindi il marketing dell'accoglienza con sorrisi e coccole per vincere la concorrenza: specialmente quella italiana che in quanto a tur ismo della sim­patia guida la classifica europea. Che poi lo fac­cia spontaneamente o in maniera un po' mar­piona o ruffiana è un altro discorso, ma è il ri­sultato che conta. Stando agli esperti del ramo e in sondaggi, il turismo svizzero in generale po­
trebbe quasi rastrellare un quarto in più di pre­senze, se le certe facce tristi, i mugugni, le, svo­gliatezze evidenti e finanche le mutrie di certi suoi impiegati e addetti vari rimanessero appesi in guardaroba durante il servizio. Il contagio da sor­risi stentati ha attecchito in vari Cantoni a forte implicazione turistica visto che personalità varie dell'arte, dello spettacolo e delle politica e del com­mercio, perfino grigi e accigliati esponenti della finanza, auspicano una maggiore disponibilità ad appendere qualche sorriso in più nelle hall d'accoglienza degli alberghi, nelle sale dei risto­ranti e fra il personale delle camere. Vero che ci sono Paesi in cui l'accoglienza e i sorrisi sono an­cor più claudicanti che da noi, ma non è guar­dando a loro che i nostri calli guariranno. Va inoltre ricordato che tutti sorridono nella stessa lingua. A parte la Thailandia, definita, almeno fino a ieri, il «paese del sorriso», non è che si ve­dano ostentare chiostre di denti e rosee tonsille con sorrisi da pubblicità per dentifrici. Proprio il contrario di quanto si vede in Tv dove sorridono tutti: dalle indossatrici lunari alle anziane e ca­salinghe dai piedi gonfi e le mane irte di anello­ni; dai vecchi a pressione alta e pensione bassa; dal cinquantenne con parrucchino tutto barda­to di fresco e con pancera di lana ai giovani, an­che quelli afflitti da acne, che giustamente aspi­rano a sogni impossibili e mordono il mondo; al politico che annuncia nuovi sacrifici (per voi) e chiede magari di non votarlo per la sua intelli­genza, onestà ed energia, ma per la sua mode­stia. Sorride ster eotipata l'animatrice Tv rivol­gendosi alla vedova, all'orfano o agli scampati di questa o quella tragedia e invita il pubblico ad applaudire. Sorridono invece sempre meno di­versi ambienti che si occupano di turismo. Di­menticano che il sorriso è una grande arma, ben­ché sia solo l'arma dei disarmati.

Nessun commento:

Posta un commento