Grande attesa per la decisione del Consiglio di Stato sul blocco del ristorno dell'imposta alla fonte
Domani si decide. E quale sarà la scelta sarà una decisione politicamente molto pesante. Queste sono le uniche vere certezze alla vigilia dell’attesissima seduta del Consiglio di Stato che dovrà esprimersi, una volta e per tutte, sul blocco del ristorno dell’imposta alla fonte dei frontalieri. tinews
Le posizioni con cui si arriva alla discussione, sono queste: i due ministri leghisti Norman Gobbi eMarco Borradori, sono per il congelamento. Manuele Bertoli è invece contrario, così come Laura Sadis, che preferirebbe seguire la strada indicata da Micheline Calmy Rey. La presidente della Confederazione, in risposta a una lettera del Governo, aveva infatti giudicato “non opportuno”, il congelamento del ristorno, indicando come soluzione della problematica la via delle trattative con Roma.
E poi c’è Paolo Beltraminelli, che domani sarà collegato telefonicamente con i colleghi dal mare, dove sta trascorrendo le vacanze. E proprio la proposta del ministro PPD, da quel che si vocifera a palazzo, potrebbe raccogliere la maggioranza necessaria, almeno un tre a due, per sbrogliare la matassa. Una terza via, insomma. Ma di cosa si tratta? Di sbloccare solo una parte dei soldi dell’imposta alla fonte, diciamo un terzo, trattenendo gli altri due terzi. Così facendo si lancerebbe un segnale di apertura, facendo ugualmente uno strappo che metterebbe ulteriore pressione. Vedremo domattina cosa succederà.
Intanto oggi, in tema di frontalieri, ha preso posizione il PPD. Gli azzurri esprimono moderata soddisfazione per il voto unanime della Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati che ha accolto, parte delle richieste contenute nell’iniziativa cantonale, elaborata dal PPD. Iniziativa che chiede di rinegoziare con l’Italia l’accordo sull’imposta alla fonte dei frontalieri, abbassando il ristorno dal 38 al 12%.
Il PPD ritiene che il Governo debba attivarsi subito chiedendo un incontro con il Consiglio federale prima della fine dell’estate. Inoltre si chiede che il Consiglio di Stato – o un suo rappresentante – siano parte attiva e formalmente riconosciuta della delegazione svizzera che negozierà con l’Italia.
Infine si registra anche un’interrogazione del gruppo socialista: Quali saranno le conseguenze sul Ticino della rottura del trattato di doppia imposizione fiscale con l'Italia? E' questa la domanda rivolta al Consiglio di Stato dal PS .
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