di Tiziano Gagliardi
Di DanieleBesomi
Qualchemese fa l’Ente Turistico Ticinese ha bandito il concorso per il posto di
direttore di Ticino Turismo. Ciò ha suscitato dei malumori in quasi tutti ipartiti
politici (liberali esclusi), in base alla constatazione che non sembra avere
molto senso scegliere un nuovo direttore prima che la Legge del Turismo,
in corso
di revisione, ne Jssi i compiti. Se in generale la perplessità sembra del tutto ragionevole,
va anche preso atto che di fatto Ticino Turismo è allo sbando da anni
proprio per lamancanza di una direzione competente (nel duplice senso di capace
di dirigere con un obiettivo ben
chiaro in testa, e con la competenza tecnica
per farlo). In queste condizioni non
è un azzardo puntare su una nuova direzione
capacedi individuareuna rotta edi
indirizzarvi quello che resta della nave in
attesa che la nuova legge ristrutturi l’intera
Kotta degli enti locali e cantonale: è
unanecessitànonposticipabile.
Se la premessa è incoraggiante per
il fatto che la pubblicazione stessa del
bando sembra implicare il riconoscimento
delle diIcoltà in cui si muove il
turismo ticinese, lo svolgimento del
compito non sembramantenere la promessa.
Una commissione ha effettuato
due scremature dei candidati, dapprima
eliminando quelli ritenuti ovviamente
non idonei, poi scegliendo i candidati
Jnali tra i rimanenti sulla base di
colloqui personali. Si sta ora effettuando
una veriJca pratica delle attitudini
dei prescelti, dalla quale uscirà il nome
di uno o più candidati, tra i quali eventualmente
deciderà il Consiglio di Amministrazione
dell’ETT.Ora, il risultato
di una tale procedura non è necessariamente
la scelta del candidato «migliore
», ma di quello che risponde meglio
alle aspettative e alle prospettive della
commissione che effettua la scelta.
Questo, nel caso della speciJca commissione,
è un problema non di secondo
ordine.
In questa commissione siedono il
Presidente e i due vice-presidenti dell’ETT,
e due membri del CdA. Cominciamo
col ricordare che le nomine in
CdA sono in parte sumandato politico,
mentre in parte rispecchiano interessi
di categoria su mandato dell’assemblea
dell’Ente. In generale non è richiesta
nessuna competenza speciJca nel settore
turistico per essere nominati in CdA,
cosa che troviamo ben riKessa nella
commissione che sceglie il direttore.
Tre dei suoimembri sono eletti sumandato
politico; tre non hanno assolutamente
nessuna competenza, né teorica
né professionale, in nessuno dei campi
nei quali il nuovo direttore si troverà ad
operare; gli altri due lavorano da anni
nel settore (uno come albergatore, l’altro
come dirigente a vita del turismo ticinese)
ma privi dello strumentario
analitico per comprendere il fenomeno
nel suo insieme. Si tratta dunque di una
commissione fortemente sbilanciata,
costruita nel pieno rispetto del «Manuale
Cencelli» ma del tutto priva di
competenza teorica e con una competenza
pratica (settoriale) da parte di un
solomembro.
È dunque difficile pensare che
questa sia la migliore commissione
per valutare la preparazione del nuovo
direttore a svolgere il proprio mandato.
Il bando richiede un manager, con
un titolo di studio universitario specifico,
che sappia assumersi la responsabilità
del marketing. Nessuno dei
commissari ha un titolo di studi universitario
specifico, così che è difficile
pensare che apprezzino l’importanza
di questo requisito. Nessuno dei commissari
ha conoscenza di marketing,
tanto meno al livello di un’organizzazione
che almarketing destinamilioni
di franchi ogni anno. Anche per quanto
riguarda il management hanno solamente
nozioni che derivano dalla
propria esperienza.
Una commissione chiamata a selezionare
un candidato che dovrà farsi carico
della responsabilità oggettivamente
enorme e improba di risollevare il
settore dallo sfascio nel quale si trova
avrebbe dovuto comporsi come minimo
di un esperto di marketing, di un
esperto di management, e di qualcuno
che abbia studiato approfonditamente
le caratteristiche del fenomeno turistico
inTicino (anche questa caratteristica richiesta
dal bando di concorso). Il luogo
adatto per cercare tali commissari non
era certo nel CdA dell’Ente, ma nelle
università (eventualmente anche nelle
nostre) o nel mondo professionale, mirando
a commissari di alto o altissimo
livello, possibilmente estranei alle logiche
più spartizionistiche che professionali
che troppo spesso governano le
scelte per i posti di responsabilità in
questo cantone.
Oltre alle carenze appena elencate,
questa commissione soffre di unulteriore,
serio difetto. È composta da persone
che, nel bene e soprattutto nel male, si
trovano da anni alla direzione, fattuale
e/o amministrativa, del turismo ticinese.
Turismo che nel corso dei decenni ha
perso più di un terzo della clientela e vede
chiudere le strutture ricettive a dozzine
(si vedano i dati in forma graJca su
www.danielebesomi.ch/turismo); solo
quest’anno ha perso un 5% aggiuntivo
dei pernottamenti. La massima preoccupazione
di questa dirigenza è sempre
stata quella di negare dapprima l’esistenza
di un problema, poi di avere la
benchéminima responsabilità nello sfacelo
in corso. Il turismo in Ticino ha bisogno
di un netto cambiamento di rotta:
solo un approccio che rompa drasticamente
con il passato può, se non invertire,
almeno rallentare la tendenza alla caduta.
Ma come ci si può aspettare che
una commissione arroccata sulla difesa
del proprio operato possa desiderare di
compiereuntalepasso
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