lunedì 20 febbraio 2012

Mi metto in lista, ma solo per fare numero Elezioni comunali: tutti i candidati sono davvero motivati? Sembrerebbe proprio di no

 “Mi metto in lista, ma solo perché me lo hanno chiesto”, “Hanno bisogno di me per completare la lista dei candidati. Ma sono tranquillo, ben difficilmente sarò eletto”… Frasi pronunciate confidenzialmente in questi giorni da diversi ‘aspiranti’ consiglieri comunali e municipali sparsi un po’ in tutto il Ticino. La sensazione è che in vista delle imminenti elezioni comunali partiti e movimenti si siano scontrati con la dura realtà: la difficoltà nel reperire nuovi candidati è più evidente del previsto. E allora in lista finiscono anche persone che fino all’altro ieri non erano minimamente interessate alla ‘cosa pubblica’ e il cui unico obiettivo diventa, paradossalmente, quello di fare numero. 


I dubbi dell’elettore - I responsabili dei partiti ovviamente negano. Poi però quando si sentono i candidati individualmente si capisce che non tutti sono davvero motivati e a volte sono loro stessi ad ammetterlo. In alcuni casi sono stati coinvolti per una questione di numero, in altri per ragioni di facciata. Ma l’elettore come si deve sentire di fronte a queste situazioni? “Per i partiti – spiega Elio Genazzi, capo della Sezione enti locali – avere un numero elevato di persone in lista significa avere la possibilità di accaparrarsi più voti, perché ognuna di queste persone ha comunque delle conoscenze”. Poi Genazzi relativizza: “In fondo la politica è sempre stata così, sono in pochi a nascere con il vero amore per la ‘cosa pubblica’. In diversi casi la carriera di un politico inizia perché c’è qualcuno che cerca di coinvolgerlo, di farlo appassionare, magari dovendo anche insistere. La funzione di un partito o di un movimento è anche quella di motore di ricerca sul territorio, si cercano sempre nuove leve insomma. Non mi sembra un meccanismo da condannare”.

Prudenza - I dati del 2012 non sono ancora noti. Nel 2008 furono 1759 le persone che si candidarono per i Municipi ticinesi, 5956 quelle per il consiglio comunale. Quanti di questi candidati si sono messi a disposizione spontaneamente e con cognizione di causa? Difficile, se non impossibile, stabilirlo. Eros Ratti, esperto di politica comunale, invita alla prudenza . “Come si fa a dire se uno è davvero motivato oppure no? E poi il alcuni casi il desiderio di fare politica  destinato a crescere strada facendo”.  Per Ratti il problema è sostanzialmente un altro. “Oggi le persone sono pressate da mille impegni, dalla famiglia al lavoro, e hanno meno voglia di mettersi in gioco, di dedicarsi alla vita degli altri e del proprio Comune. E così può capitare che nelle liste ci siano dei candidati totalmente nuovi ed estranei al mondo della politica. Attenzione però a non giudicare senza conoscere bene la realtà dei fatti”.

Diritto di rifiuto - Genazzi aggiunge: “Fare politica è sempre più complesso, occorre avere delle conoscenze, una certa cultura. Purtroppo non tutti hanno questo requisito. Magari però un giovane viene invitato a candidarsi per le sue capacità professionali o intellettuali e non si rende ancora conto di avere delle potenzialità anche a livello politico. Cosa che magari il partito ha intuito. Ci sono diverse sfumature. Non dimentichiamoci poi che se un candidato dovesse essere eletto, ha comunque il diritto di rifiutare il suo seggio”.tio

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