Ampia maggioranza, in apertura degli odierni lavori nel Legislativo, sul progetto che non aveva invero fatto l’unanimità nella votazione consultiva del settembre 2012. Gresso, Isorno, Mosogno, Onsernone e Vergeletto saranno un solo Comune, con qualche soldino (oltre 10 milioni di franchi) a mo’ di contributo da Bellinzona sponda Palazzo delle Orsoline. Come da emendamento, esteso a quattro anni l’impegno per il futuro “manager”. Giornale del Ticino
La Valle Onsernone sarà Comune unico, quindi per un totale di cinque Comuni (Gresso, Isorno, Mosogno, Onsernone e Vergeletto), avrà cospicuo sostegno morale e finanziario dal Cantone (oltre 10 milioni di franchi, un quarto dei quali “freschi”), disporrà di Municipio a cinque effettivi e di Legislativo a 18 membri, si chiamerà per l’appunto “Onsernone” riprendendosi la denominazione di uno dei Comuni preesistenti (oltre della valle stessa, tautologia al potere) e godrà della presenza di un “manager” per la durata di almeno quattro anni. Così un’ampia maggioranza (57 favorevoli, quattro contrari, otto astenuti) questo pomeriggio in avvio dei lavori del Gran Consiglio, in verità su percorso che era stato tracciato con ampio sforzo dopo l’ormai celebre votazione consultiva di domenica 23 settembre 2012: in quella circostanza il 61 per cento degli abitanti del territorio interessato si era espresso a favore dell’aggregazione stessa, invero nettamente a Gresso (81.81 per cento, 27 contro sei) e ad Isorno (80.00, 132 contro 33) mentre un sostanziale pareggio era stato registrato a Mosogno (“sì” al 51.61 per cento, 16 contro 15) ed il “no” aveva prevalso ad Onsernone (51.70 per cento, 76 contro 71) ed a Vergeletto (67.92, 36 contro 17).
A sostenere l’aggregazione un determinatissimo e persino emozionato Giorgio Pellanda, in campo al 100 per cento come granconsigliere (e relatore del rapporto) e, se ciò non costituisse violazione dell’aritmetica, al 100 per cento anche come sindaco di Centovalli che con due delle realtà (Isorno ed Onsenone) è confinante. Doviziosa la ricostruzione dei fatti (“In fondo di un progetto del genere si parla dal 1975 e nel 1979 l’aggregazione fu bocciata per lo scarto di un voto”); interessante anche l’“iter” seguito dopo la mancata - e necessaria - unanimità dei Comuni in consultazione popolare; un giro di Governo, Commissioni, Sottocommissioni, Legislativo, sindaci a convegno ed a consulto per arrivare alla presa di coscienza del fatto che o così o Pomì, la valle in oggetto è un “Sonderfall” nel quale porre nuove fondamenta anche al fine di evitare lo spopolamento e l’abbandono del territorio. Ecco, “abbandono”: una parola sola, ma sufficiente a generare qualche mozione degli affetti nei granconsiglieri vallerani e persino in quelli cittadini. Giorgio Pellanda, che un po’ di teatro sa fare (eh, l’esperienza…) anche quando in estate incrocia il solito branco di turisti pellegrini spaesati per le vie di Intragna, ha poi caricato a pallettoni per far capire che insomma, non si può ridurre quel territorio ad un mero luogo di passaggio occasionale; insomma, se nel Ticino del 2013 quasi 2014 esiste ancora una periferia delle periferie, ecco, quella periferia sta a Crana ed a Russo ed a Comologno. Don’t hesitate, please don’t leave them alone, ed il “them” valeva anche per “us”, a sémm tücc in dàla schtèsa barca.
Dibattito vero e proprio non c’è stato, al di là delle dichiarazioni di voto - espresse sull’entrata in materia, infine accolta con 63 favorevoli, quattro contrari ed otto astenuti - in cui taluno ha riconosciuto la specificità della situazione nella valle (contrarietà alle aggregazioni coatte, ma “bisogna tenere in considerazione aspetti territoriali specifici ed il rischio di uno squilibrio finanziario”) ed altri hanno fatto prevalere il “no” di principio (“L’autorità politica cantonale dispone di altri strumenti per agire”, parola del leghista Angelo Paparelli). Accolto, tra l’altro con votazione nominale, un emendamento venuto dalle sponde del Ppd e per voce del capogruppo Fiorenzo Dadò (“Si faccia l’aggregazione, si mettano a bilancio 300’000 franchi in più per prolungare la presenza del “manager” ad almeno l’intera prima legislatura”): 49 “sì”, 16 “no”, 16 astenuti. Norman Gobbi, direttore del Dipartimento cantonale istituzioni, chiarissimo nel ricordare che purtroppo la Valle Onsernone è zona “a basso potenziale” e che proprio per questo era il caso che si procedesse nel segno di un progetto costruito ed implementato da tempo; in tale senso una disponibilità - con manifestazione chiara al rispetto della libera volontà della maggioranza nel Legislativo - a far sì che il professionista fosse operativo sul medio termine e non per i soli due anni ipotizzati in un primo tempo (“Ma avevamo già considerato anche questa possibilità, proprio sul finire dei lavori. Va bene così”, ancora Giorgio Pellanda in brevissimo passaggio supplementare).
Alle ore 14.50, voto sul complesso: è fatta, dall’abbandono dell’aggregazione si passa al “novum”. Adesione da Norman Gobbi, un cenno e via. Onsernone, avanti.
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