Se le api dovessero scomparire dalla Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di sopravvivenza. Albert Einstein l’aveva riassunta così, in una frase, essenziale ed efficace come una delle sue formule. Poche parole che racchiudevano l’essenza stessa della vita sul nostro pianeta. Le api e gli insetti impollinatori hanno un ruolo fondamentale nel garantire la riproduzione delle specie vegetali e, di conseguenza, la base stessa della biodiversità a cui noi stessi apparteniamo. Ma ora ad essere a rischio di sopravvivenza sono proprio questi insetti, vittime della perdita di ecosistemi e di pratiche agricole che fanno massiccio ricorso a pesticidi chimici, e nella «Giornata mondiale delle api» che si celebra oggi le associazioni ambientaliste tornano a lanciare l’allarme sulle gravose conseguenze che la loro scomparsa provocherebbe.
Una petizione internazionale in 17 diversi Paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, punta a raccogliere un milione di firme entro settembre per chiedere a Bruxelles un cambiamento di rotta nelle politiche comunitarie, in particolare sul tema dell’utilizzo dei pesticidi usati in agricoltura. Che sono in gran parte responsabili della morte degli insetti impollinatori, soprattutto quelli selvatici e non controllati direttamente dagli apicoltori.
Le richieste alla Ue
L’obiettivo della mobilitazione, sostenuta da quasi un centinaio di organizzazioni e associazioni, tra cui alcune italiane, è spingere la Commissione Ue ad adottare una legislazione più efficace per la tutela delle api e degli insetti pronubi per arrivare ad una riduzione dell’80% nell’uso dei pesticidi entro il 2030 e una loro totale eliminazione entro il 2035. Un traguardo che il fronte ambientalista considera alla nostra portata, a patto che venga imboccata la strada di un’agricoltura più sostenibile, che privilegi i piccoli produttori e le tecniche di coltivazione e di allevamento sostenibili e non le pratiche di tipo industriale che impoveriscono i terreni e che penalizzano le attività rurali tradizionali. La campagna, in questo caso, punta anche sul coinvolgimento diretto degli apicoltori, considerati le vere guardie della regina, intesa appunto come ape.
«Save the Queen»
E proprio “Save the Queen” si chiama l’iniziativa di Legambiente a difesa degli impollinatori che prevede un programma di azione in dieci punti, che vanno dal coinvolgimento degli operatori del settore a quello dei cittadini, chiamati ad adottare arnie, ad occuparsi di orti urbani, a coltivare piante mellifere e a promuovere una sorta di moral suasion nei confronti delle istituzioni per creare una rete di comuni e città “amici delle api”. Le istituzioni dovrebbero fare poi la loro parte, prevedendo per esempio forme di sostegno economico per le aziende agricole più virtuose. E poi, appunto, c’è l’Europa che con il suo peso e sulla scelta di come utilizzarlo può fare davvero molto. «Oggi più che mai è importante difendere le api con azioni di tutela non più procrastinabili – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente –, a partire dall’eliminazione dei principi attivi nocivi come i neonicotinoidi, la diffusione dell’applicazione di criteri di produzione agroecologici orientati all’agricoltura biologica e l’adozione di un piano d’azione per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, oggi in fase di revisione, che sia orientato alla tutela della biodiversità, definendo obiettivi, quantitativi di riduzione dell’uso dei pesticidi e dei rischi per la salute dell’uomo e degli altri esseri viventi in ambito agricolo, rurale e cittadino».
Il mondo che verrà
Anche il Wwf è in campo e inserisce la mobilitazione per la difesa delle api nell’ambito della sua campagna “Il mondo che verrà”, un focus su come ricostruire la società anche alla luce dello scossone dato dall’emergenza sanitaria causata dal coronavirus, che ha messo in evidenza la strettissima correlazione tra lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali, la deforestazione, la perdita di biodiversità e l’avanzata di virus potenzialmente molto letali. «Per il Wwf nel Mondo che Verrà, ossia nel mondo che tutti insieme siamo chiamati a costruire dopo lo shock provocato dal COVID-19, devono esserci le api e tutti gli altri impollinatori che, come abbiamo visto, rappresentano un elemento fondamentale della nostra sicurezza e alimentare — sottolinea l’associazione del panda —. Occorre fare sentire la nostra voce per salvare le api, per sostenere l’agricoltura biologica e indicare come realizzare insieme un futuro sostenibile» . L’Europa può fare molto non solo leggi per limitare l’uso di pesticidi, rileva ancora il Wwf che pure sottolinea come la tutela degli impollinatori passi proprio da ecosistemi liberi da veleni, ma anche e soprattutto dal punto di vista della visione a lungo termine: proprio oggi viene infatti presentata la strategia «Farm to Fork», un progetto complessivo di revisione della politica agricola che punta ad una trasformazione in senso ecologico di un comparto che da solo assorbe la maggior parte del budget Ue. Tra gli obiettivi ci sono l’aumento delle superfici coltivate con metodi di agricoltura biologica, la realizzazione di corridoi verdi non coltivati per il mantenimento della biodiversità, la valorizzazione delle piccole imprese. «Ma questi obiettivi — fa notare il Wwf — sono sotto attacco da parte delle potenti lobby dell’agricoltura convenzionale e dell’industria dei pesticidi. Non bisogna tornare indietro ed è questo il senso dell’appello che abbiamo inviato al commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni e al resto della Commissione Ue. tutti gli Stati membri, gli agricoltori, l’industria agroalimentare e i cittadini europei sono richiamati oggi a svolgere un ruolo attivo e ad assumersi le proprie responsabilità per sostenere la necessaria transizione ecologica della nostra agricoltura».
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