“Ognuno di noi se fosse nato in un campo di concentramento e da 50 anni fosse lì e non avesse alcuna prospettiva di poter dare ai propri figli un avvenire sarebbe un terrorista”. GIUGLIO ANDREOTTI

domenica 27 luglio 2008

UNA SVIZZERA SENZA PALLE


«Il "caso-Gheddafi" ci serva di lezione, una volta per tutte»
Scritto da Redazione mattino online
sabato 26 luglio 2008
L'irrigidirsi delle relazioni diplomatiche tra Svizzera e Libia, per ragioni che a tutti dovrebbero essere ormai note e che nulla hanno a che vedere con quelli che sarebbero i normali rapporti tra due Stati civili, ha suscitato una reazione composta e consequenziale da parte dell'autorevole MakrosMax, colonna della "con-tribù" del "MattinOnline".
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Il "fattaccio" libico sia fonte di esperienza e resti per bene scolpito nelle nostre menti. Non dimentichiamoci del fatto che Ronald Reagan, quand'era presidente degli Stati Uniti, per... placare le tensioni con quel Paese decise di inviare una squadriglia di bombardieri decollati dal suolo britannico e che sorvolò anche la Svizzera (come tanti, intravidi quei punti luminosi sopra i cieli del Ticino, e quanti cianciarono di Ufo in movimento...) per andare a bombardare anche la residenza del colonnello Muhammar Gheddafi. Il giorno dopo, tutto si placò...
Nel frattempo, dobbiamo aspettarci un missile come quello che venne lanciato dai libici su Lampedusa (Italia), se non sganceremo migliaia di scuse e valuta pregiata? Le nostre armi strategiche politiche sono purtroppo queste: un presidente della Confederazione che si "preoccupa", una responsabile degli Affari esteri che "elargisce", e gli svizzeri sistematicamente in posizione prona, porzione poco nobile del corpo protesa verso l'aria ad angolo retto, per subire le decisioni che vengono dall'alto. Domando a questi appassionati ed inveterati amanti dell'Unione europea: perché, nell'emergenza diplomatica che stiamo vivendo in questi giorni, essi non hanno chiesto l'appoggio di Bruxelles, e perché non si sono rivolti all'Onu? Con quale autorità il capo di una nazione si permette di scatenare ritorsioni contro un Paese neutrale, imprigionando guardacaso due cittadini svizzeri, violando le rappresentanze delle aziende elvetiche, e così via?
Vedremo ora come Micheline Calmy-Rey riuscirà a cavarsela: d'altronde, ella ha ormai maturato una grande esperienza per le vicende in terra colombiana, facendo liberare una francese. Riuscirà a salvare anche qualche svizzero? E gli svizzeri riusciranno a salvarsi dall'agonia di questo Governo di saltimbanchi?
La ritorsione ordinata da Muhammar Gheddafi dimostra una sola cosa: è meglio se la Svizzera resta tranquilla entro i propri confini, ignorando i problemi e quei miseri tentativi di sviluppo con cui i dignitari di alcune nazioni cercano di commuoverci. A concludere affari in giro per il mondo vadano gli imprenditori, non le autorità del nostro Governo (almeno, non di quello in carica, che poi riesce solo ad importare demenzialità). Ma consoliamoci, almeno, nel sapere che oggi la nostra giustizia si è evoluta, scoprendo che l'arresto di un diplomatico è operazione maledettamente seria, a differenza del collocare qualche "radar" o del pizzicare un ladro di polli.


Micheline Calmy-Rey a Tripoli VDGambarogno

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