Da ticinolibero
Credito ponte: riflettere ancora prima di decidere. di Luigi Pedrazzini
Ottobre 18, 2008 - Non mi faccio soverchie illusioni circa il destino del credito ponte proposto dal Consiglio di Stato per permettere alle stazioni invernali di Bosco Gurin e di Carì di aprire gli impianti il prossimo inverno, neve permettendo. Stando alle posizioni ai blocchi di partenza, i NO avranno partita vinta.L’importanza della posta in palio merita comunque un ulteriore tentativo per cercare di modificare il corso degli eventi.Per quanto mi è stato dato di leggere e di capire, il NO al credito ponte ha due motivazioni fra loro distinte. Vi è chi ritiene giunto il momento di chiudere senza ulteriori remore la stagione degli sport invernali in Ticino, e in particolare a Bosco Gurin e Carì, e vi è chi, invece, pensa che il futuro di queste stazioni debba passare attraverso il salasso del fallimento alfine di ripartire su basi completamente rinnovate.Ai primi ho poco da dire. Non la penso come loro perché conoscendo bene la situazione delle regioni interessate considero disastrosa un’uscita subitanea e senza valide alternative dall’economia degli sport invernali. Si può senz’altro ipotizzare un futuro diverso, un nuovo orientamento delle prestazioni invernali meno oneroso finanziariamente, rispettivamente un passaggio graduale al “mercato” estivo. Tutto ciò non può però avvenire dalla sera alla mattina e richiede approfondimenti che oggi ancora non esistono.Invito invece chi intende votare contro il credito ponte per provocare, attraverso l’inevitabile fallimento, un chiarimento rapido e radicale, a riflettere sulle possibili conseguenze della sua decisione.Si è ormai capito che per dare un futuro alle stazioni invernali ticinesi occorre sciogliere il “nodo Frapolli”. E’ un dato di fatto oggettivo.Nella mia testa vedo possibile per Bosco e per Carì - come lo è stato per il Nara - un intervento delle comunità locali con l’obiettivo di proseguire l’attività tenendo conto che lo stato generale degli impianti è relativamente buono. Non è però immaginabile l’assunzione di proprietà, rispettivamente l’assegnazione di garanzie per la gestione da parte di enti pubblici locali, se non sarà stato chiarito il ruolo dell’imprenditore Giovanni Frapolli nelle società di gestione degli impianti.Si tratta ora di stabilire in che modo giungere a questo chiarimento e capire quali sono le conseguenze dell’una o dell’altra strada intrapresa.Il credito ponte proposto dal Consiglio di Stato, accordato a ben precise condizioni a tutela del carattere pubblico dell’aiuto, concretamente versato nell’ambito di un rigoroso controllo sulla gestione della società, consente di evitare la chiusura degli impianti e di cercare, se possibile, una soluzione concordata.La negazione del credito ponte comporta a questo punto la rinuncia alla prossima stagione invernale (a meno di qualche quasi miracoloso cambiamento della situazione), e quindi l’avvio di imprevedibili contenziosi giuridico - finanziari con prospettive di durata tutt’altro che evidenti (e quindi non è detto che si riaprano i battenti per la stagione 2009 - 2010). In più si perderà la clientela (spingendola verso altri lidi e/o altri sport) e conoscenze preziose per far funzionare le stazioni invernali (i collaboratori certo non attenderanno gli sviluppi della procedura fallimentare per cercare, come è nel loro diritto, un nuovo impiego).E’ una prospettiva che francamente mi preoccupa e sulla quale invito a riflettere coloro che dovranno esprimersi, la prossima settimana, sul messaggio del Governo.Si possono avere opinioni diverse sull’operato dell’imprenditore Giovanni Frapolli, al quale sarebbe comunque ingiusto negare il merito di aver investito anche del proprio, creduto negli impianti di risalita e motivato numerose persone in questa impresa.Se da una parte è a questo punto inevitabile considerare gli aspetti personali della vicenda, e giungere al chiarimento indispensabile di cui dicevo sopra, dall’altra è importante capire che al centro della questione vi è tuttavia l’interesse, ora preponderante, di regioni in gravissima difficoltà.Luigi Pedrazzini Consigliere di Stato
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