giovedì 14 maggio 2009

Di Cleto Ferrari:Quanti agricoltori?

Quanti agricoltori?

La ristrutturazione del settore agricolo prosegue da anni a passo spedito. A livello svizzero si calcola la chiusura di 4 aziende al giorno. In Ticino dal 2000 al 2007 ne abbiamo perse una la settimana.
Parecchie aziende agricole chiudono i battenti ogni anno per la “gioia” delle altre che possono riprendere terreni, ingrandirsi e migliorare il loro reddito, grazie anche a maggiori pagamenti diretti legati alla superficie; diventando più competitive e pronte ad affrontare la continua apertura dei mercati. Questa è la filastrocca che sentiamo da più di un decennio e d’adeguamenti di leggi per facilitare questo processo ne sono stati approvati parecchi anche a livello di leggi parallele a quella dell’agricoltura come ad esempio nel diritto fondiario e del fitto agricolo.
Su questo carro siamo saliti tutti, autorità federali, cantoni, consumatori e in parte anche le associazioni agricole.
Fermarsi e valutare criticamente questo processo è d’attualità in quanto il Consiglio federale recentemente ha licenziato un rapporto sulla situazione dei pagamenti diretti e sull’evoluzione futura di questi strumenti che accompagnano le trasformazioni del settore agricolo.
Il quesito attuale lo si potrebbe porre attraverso la seguente domanda: quante famiglie contadine sono necessarie nel nostro paese?
Se azzero il cronometro e torno all’infanzia, quando girando nelle nostre valli nel periodo di fienagione vedevi nei prati tanta, ma veramente tanta gente, donne, uomini, bambini con rastrelli, forche, minuscoli trattori che quasi per magia muovevano montagne di fieno, avevi la sensazione che c’era vita.
Oggi passando sempre nelle stesse zone, pur trovando alcuni prati ben tenuti e sfalciati hai la sensazione di un grande vuoto, di solitudine. La gente dove è?
La macchina dell’economia, degli scambi internazionali, portando anche benessere, se li è mangiati quasi tutti. Ma non si è limitata a prendersi la gente, si sta divorando anche le conoscenze e capacità delle nuove generazioni, sradicandoli dal territorio, svuotandoli dai veri tipici odori e sapori della nostra madre terra.
Oggi per gli agricoltori, per le associazioni agricole, fare capire al resto della società le proprie esigenze diventa quasi impossibile. Oggi se dovessi chiedere a dieci persone cosa farebbero di un bel prato curato da chi? Da un agricoltore?, c’è da riflettere (il posto per il cane, per andare in bici, per costruirci una grande casa, proibirebbe la gestione,….). Sembra di parlare con gente che non ha più radici.
Il mondo cambia, tutto cambia, la domanda è cosa ne sarà del nostro futuro e cosa fare per metterci del nostro.
Al di la di nostalgici ricordi, il modello attuale dei pagamenti diretti promuove ancora una concorrenza tra agricoltori per accaparrarsi i terreni e per assicurarsi un reddito dignitoso. Questo modello forse ci fa mettere in secondo piano una domanda. Presto quanti saremo ancora a fare l’agricoltore e si potrà ancora definirla agricoltura?





Cleto Ferrari, Segretario agricolo

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