Gli uomini politici sono uguali dappertutto. Promettono di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume. (Nikita Chrušcëv)

venerdì 22 maggio 2009

In memoria di Massimo Pini.Di Dario Robbiani

In memoria si Massimo Pini
In occasione dell’inaugurazione della cappella a lui dedicata a Gerra Gambarogno
21 maggio 2009

Nel libro-intervista “Un uomo della generazione perdente”, il giornalista Wertrher Futterlieb, recentemente scomparso, chiede a Massimo Pini quali siano i suoi sentimenti di fronte alla morte. Timore ?Fascino? O indifferenza ?

Risponde :” Dobbiamo preoccuparci così tanto della vita che non abbiamo tempo di pensare alla morte. Certamente la morte non mi è sconosciuta e agita l’incognito. Per me è un mistero affascinante . E`l’ultima esperienza di un sogno chiamato vita”.

“Mi fa paura- aggiunge nella lunga intervista- solo perché penso che vivere è utile e necessario per i miei famigliari e per la mia gente.”

Oggi, siamo qui, nella sua Gerra Gambarogno, che preferiva a Locarno e a Biasca ( di cui fu sindaco, anzi, presidente, recuperando l’antica definizione di repubblica comunale), preferita a Berna, Strassburgo e Bruxelles, poiché a Gerra, aveva le radici , la vigna, la casa con l’archivio, l’alpetto col “buon ritiro”.

Siccome la sua vita si proietta oltre la morte, Massimo è sempre qui, in questa nicchia nel muro esterno del camposanto, nella cappelletta dei suoi antenati.
A sei anni dalla morte, la sua è solo un’assenza fisica. Spiritualmente è rimasto nel cuore e nella memoria di chi l’ha conosciuto, ammirato e benvoluto.

La personalità, i comportamenti umani e l’azione politica di Massimo Pini sono di grande attualità.
Dopo la contestazione, il terrorismo, la crisi economico-fianziaria, il ritorno del malessere, il disamore per la politica e il disimpegno civile, si cercano politici nuovi, animati da idealità, portatori di valori, quali la solidarietà e la generosità, che fanno politica con spirito di servizio, vicini alla gente e al territorio.

Massimo era di questa pasta. Era estraneo al mondo della politica politicante.
Qualcuno rideva delle sue sparate e delle sue iniziative bizzarre, però tutti gli volevano bene.
Non fu un santo o un beato, anche se gli dedichiamo una cappella. . Se non proprio martire fu vittima delle cattiverie e dell’ingratitudine della politica.
“La politica matrigna “ come la chiamava lui.

I suoi amici hanno consegnato alla memoria collettiva la nicchia con la Madonna e il Bambino Gesù . Non è solo un luogo di preghiera, è una lapide, la segnaletica d’una strada o di una via, è un ex-voto come quelli edificati dai nostri migranti, che andavano in giro per il mondo ma mantenevano un legame stretto col paese d’origine.

Questa nicchia dipinta, decorata e benedetta, è il ricordo di un passaggio terreno che ha lasciato il segno.

Nel libro-intervista citato, “Un uomo della generazione perdente”, Werther Futterlieb osserva che Massimo era un buontempone, imitava i colleghi in modo caricaturale, faceva il verso a molti personaggi, sapeva i ridere e di far ridere.
Ma ogni tanto taceva, diventava serio e pensieroso, si estraniava.

Massimo all’intervistatore confessa di sentire la solitudine, di avere l’impressione di essere uno sconfitto, d’avere sbagliato molte cose, di sentirsi fallito.
L’amicizia l’ aiutava a scrollarsi d’addosso la solitudine.
Confessa di credere nell’amicizia, anche se ciò che ha dato agli altri non gli è stato sempre restituito.
Noi siamo qui per dimostrare che l’abbiamo sempre considerato un amico.

Un intellettuale anticonformista, spirito critico, mi ha detto :” Non si poteva non voler bene a Massimo, anche quando sbagliava. E certamente con la politica non si è arricchito”.

Lui- sono parole sue- ammirava le persone semplici e umili. Non si lasciava ingannare dai titoli e dal potere.
Era colui che una volta si chiamava “un vero liberale” , un “politico di popolo”.

A Berna aveva molti estimatori e confidenti , ma i più vicini furono Werther Futterlieb, Gianfranco Cotti (presente a questa cerimonia) e chi vi parla.

Bontà sua, ha scritto :”Più d’una volta mi sono sentito più vicino alle idee di Dario che non a quelle di certi miei colleghi di partito”.
Questi sentimenti e comportamenti sono particolarmente meritevoli in un paese – e cito Massimo “ dove l’emotività e la passionalità sovente i spingono ad ampliare gli errori e le colpe degli avversari politici”.

Bernard Dupont, consigliere nazionale vodese , europarlamentare, prematuramente scomparso, nella prefazione al libro-intervista , ha scritto :” La cortesia e la disponibilità caratterizzano Massimo Pini, un politico diverso. ..Chez lui il n’y a pas de contradiction entre l’être et le paraître… Il sert le peuple et son pays. Il a bésoin d’aimer pour être aimé”.

Ecco perché merita d’essere ricordato, con una cappella che per i re dei Franchi era la nicchia dove si custodivano le cose e i ricordi più preziosi.
Come prezioso è il ricordo di Massimo.
Dario Robbiani

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