Personaggio tormentato, dalla religiosità profonda e dalla vocazione politica autentica. Può bastare questo per descrivere Massimo Pini, già consigliere nazionale e già sindaco di Biasca, di cui ricorre il sesto anniversario dalla morte? Non basta di sicuro, tanto più trattandosi di figura la cui rievocazione non mancherà di pungere nel vivo qualcuno che gli voltò le spalle nel momento del bisogno. Non rivanghiamo, altrimenti si aprirebbe un libro di quelli che non sono mai stati scritti sino all’ultima pagina.
Qualche amico autentico e sincero, però, Massimo Pini conservò o trovò cammin facendo; e gli amici migliori sono spesso gli ultimi in ordine di tempo anziché i primi. Del personaggio che era antipersonaggio continuano a ricordarsi alcuni che domani, giovedì 21 maggio, reinaugureranno una cappelletta sottoposta a delicatissimo restauro in territorio di Gerra Gambarogno, il luogo del “buen retiro” di Pini, con questo realizzando l’ultimo - e sinora inevaso - desiderio di un tale che era coraggioso al limite dell’incoscienza, e che davanti a Dio si sarà potuto presentare da peccatore, sì, ma in pari con l’umanità.
Semplicissima la cerimonia: alle ore 15.00 la benedizione che verrà impartita da don Nicola Zanini, poi una presentazione della storia di questa cappelletta (c’è sempre un vissuto dietro ai monumenti) per la voce di Italo De Marchi, indi i ringraziamenti all’artista Paolo Scherini ed a quel brillante restauratore che è Eros Taddei. Dario Robbiani cercherà di trovare le parole per dire di Massimo Pini quel che serve: fu umano, nulla di umano considerò alieno da sé, ma ebbe una quieta grandiosità che anche i nemici di un tempo dovrebbero riconoscergli, e non nel segno del comodo (per loro) “Parce sepulto”.la red del Mattino M.S
Un Grazie Particolare a Massimo de Il mattino Online
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