“Cervi e Cinghiali”: che successo!
La petizione “Cervi e Cinghiali: che disastro!” lanciata dalla Federazione viticoltori ticinesi (FEDERVITI) e dall’Unione contadini ticinesi ad inizio febbraio ha goduto di un notevole riscontro. In poco più di tre mesi sono state raccolte più di novemila firme. Con questo risultato chiaramente siamo andati oltre i numeri del settore agricolo, e di convinti sostenitori ne abbiamo trovati un po’ in tutto il cantone.
In questa sede teniamo a ringraziare vivamente tutti i firmatari e le associazioni ed enti che ci hanno seguiti.
Con questo traguardo riteniamo di poterci sedere al tavolo delle discussioni propositivi ed ottenendo ascolto.
Il tema sollevato è legato alla gestione del territorio; A chi coltiva e cura ancora il territorio e la convivenza con, in questo caso, gli ungulati.
È evidente che ci sono grossi problemi con le modalità di gestione degli ungulati promosse dal cantone nell’ultimo decennio e che riteniamo abbiano segnato il loro tempo. Solo un concetto globale e duraturo che rispetti anche la centralità dell’attività umana potrà riportare i necessari equilibri.
Teniamo a sottolineare che chi gestisce il territorio oltre a renderlo attrattivo crea indirettamente anche spazi vitali per la selvaggina e crea biodiversità.
Nel 2008 il cantone ha speso ca. un milione per indennizzi a colture agricole: mezzi pubblici che si potrebbero risparmiare o usare meglio. Riteniamo che si debba sostenere chi cura il territorio in Ticino.
Stiamo cercando di impostare in modo articolato una politica realista e duratura di convivenza con gli ungulati che tenga in considerazione le esigenze degli animali ma anche quelle dei nostri cittadini e del settore primario che coltivano il territorio.
Con la petizione si chiede di creare maggiore habitat per gli ungulati recuperando selve castanili e prati ai margini del fondovalle per dare loro maggiore foraggio e spazi appropriati non conflittuali con le attività umane nei periodi invernali. Va tenuto in considerazione inoltre l’importante compito assegnato ai cacciatori chiamati a regolare lo sviluppo numerico di queste popolazioni. Compito che riteniamo vada reso più efficace e responsabilizzato, semplificando le complesse modalità di prelievo e facendo capire che la caccia non è solo una passione fine a se stessa.
Ribadiamo che nell’interesse dei cittadini e delle colture il fondovalle dovrà diventare luogo di transito di questi animali e non di permanenza come già accade in parecchi cantoni svizzeri. La permanenza significa di fatto creare situazioni conflittuali e pericolose.
Chiediamo quindi al CdS e al Gran Consiglio che si affronti la situazione affermando il dovuto rispetto per, le persone, i prodotti dell’agricoltura, la proprietà dei privati e per gli animali stessi. In particolare:
Promuovendo una politica preventiva che eviti brutture paesaggistiche per proteggere le colture;
Favorendo e semplificando il prelievo venatorio nei periodi previsti così da riportare queste popolazioni a entità numericamente sopportabili e commisurate al nostro territorio;
Creando percorsi sicuri lungo le vie di comunicazione maggiormente a rischio;
Recuperando e curando il territorio che all’infuori dalle colture agricole e dei giardini è lasciato all’incuria, impegnandosi nella creazione di habitat (ad es. selve castanili) quali zone ideali allo sverno di questi animali;Favorendo il recupero di territorio agricolo che indirettamente permette di sopportare meglio la presenza di ungulati, evitando una loro dannosa concentrazione
La petizione “Cervi e Cinghiali: che disastro!” lanciata dalla Federazione viticoltori ticinesi (FEDERVITI) e dall’Unione contadini ticinesi ad inizio febbraio ha goduto di un notevole riscontro. In poco più di tre mesi sono state raccolte più di novemila firme. Con questo risultato chiaramente siamo andati oltre i numeri del settore agricolo, e di convinti sostenitori ne abbiamo trovati un po’ in tutto il cantone.
In questa sede teniamo a ringraziare vivamente tutti i firmatari e le associazioni ed enti che ci hanno seguiti.
Con questo traguardo riteniamo di poterci sedere al tavolo delle discussioni propositivi ed ottenendo ascolto.
Il tema sollevato è legato alla gestione del territorio; A chi coltiva e cura ancora il territorio e la convivenza con, in questo caso, gli ungulati.
È evidente che ci sono grossi problemi con le modalità di gestione degli ungulati promosse dal cantone nell’ultimo decennio e che riteniamo abbiano segnato il loro tempo. Solo un concetto globale e duraturo che rispetti anche la centralità dell’attività umana potrà riportare i necessari equilibri.
Teniamo a sottolineare che chi gestisce il territorio oltre a renderlo attrattivo crea indirettamente anche spazi vitali per la selvaggina e crea biodiversità.
Nel 2008 il cantone ha speso ca. un milione per indennizzi a colture agricole: mezzi pubblici che si potrebbero risparmiare o usare meglio. Riteniamo che si debba sostenere chi cura il territorio in Ticino.
Stiamo cercando di impostare in modo articolato una politica realista e duratura di convivenza con gli ungulati che tenga in considerazione le esigenze degli animali ma anche quelle dei nostri cittadini e del settore primario che coltivano il territorio.
Con la petizione si chiede di creare maggiore habitat per gli ungulati recuperando selve castanili e prati ai margini del fondovalle per dare loro maggiore foraggio e spazi appropriati non conflittuali con le attività umane nei periodi invernali. Va tenuto in considerazione inoltre l’importante compito assegnato ai cacciatori chiamati a regolare lo sviluppo numerico di queste popolazioni. Compito che riteniamo vada reso più efficace e responsabilizzato, semplificando le complesse modalità di prelievo e facendo capire che la caccia non è solo una passione fine a se stessa.
Ribadiamo che nell’interesse dei cittadini e delle colture il fondovalle dovrà diventare luogo di transito di questi animali e non di permanenza come già accade in parecchi cantoni svizzeri. La permanenza significa di fatto creare situazioni conflittuali e pericolose.
Chiediamo quindi al CdS e al Gran Consiglio che si affronti la situazione affermando il dovuto rispetto per, le persone, i prodotti dell’agricoltura, la proprietà dei privati e per gli animali stessi. In particolare:
Promuovendo una politica preventiva che eviti brutture paesaggistiche per proteggere le colture;
Favorendo e semplificando il prelievo venatorio nei periodi previsti così da riportare queste popolazioni a entità numericamente sopportabili e commisurate al nostro territorio;
Creando percorsi sicuri lungo le vie di comunicazione maggiormente a rischio;
Recuperando e curando il territorio che all’infuori dalle colture agricole e dei giardini è lasciato all’incuria, impegnandosi nella creazione di habitat (ad es. selve castanili) quali zone ideali allo sverno di questi animali;Favorendo il recupero di territorio agricolo che indirettamente permette di sopportare meglio la presenza di ungulati, evitando una loro dannosa concentrazione
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