E noi sappiamo che lo stemma del Gambarogno esiste già é stato fatto solo 50 anni fa siamo alla ricerca e ve lo mostreremo fra qualche giorno.Sarebbe utile non sconvolgere la storia della nostra regione immettendo un simbolo che nessuno si riconosce.
Dal libro vita di un paese Caviano nel Gambarogno di Pierre Amsler
Vi è poi il piccolo enigma del nome di Gambarogno, nome che an¬che noi in questa breve nota abbiamo citato di continuo. Vediamo di tentare di chiarirlo. Dobbiamo andare, ci sembra, in una direzione diversa dalla solita. Per comodità del lettore e delle lettrici, passiamo dunque dapprima in rassegna le proposte date sin qui.
Scrive il Gamillscheg: „zu ahd. gambar, strenuus, in Gambara, Brescia; Gambarana, Pavia; Gambarogno, Tessin. Gambara ist der Name der Mut-ter der Brìi der Ybor und Agio in der Ursprungssage der Langobarden". Lo studioso tedesco affermava, suggeriva una attribuzione. Non la provava. Intriga il nome di questa zona che è ora un poco diventata anche nostra attraverso la lettura dei documenti di Amsler. Su questa fascia di monta¬gna a bacio (mett queicoss in Gambarògn, metterlo all'ombra, al riparo dal sole, spiegavano i locarnesi doc) ci appare datato (ma solo in questo caso specifico) anche il Gualzata 1924.67: „*cambarus (per cammarus). Gambarogno è il nome di un monte, di una cima; col medesimo viene chiamata anche l'intera regione sottostante, che costeggia la riva svizzera del Lago Maggiore. Le ragioni di questo nome, che derivano da *cambarus (per cammarus, gambero) + oneu, vanno ricercate, a quanto pare, nella topografia".
Ma, si chiede il lettore, come mai esiste un solo nome di luogo che pro¬venga dal termine di gambero? Un'eccezionalità che rende perplessi. Se ci fossero numerosi riflessi di gambero come crostaceo, in nomi di luo¬go, la cosa potrebbe assumere una qualche rilevanza da esaminare, macosì, nell'isolatezza paga di Wielich, Locarnese 1970, p. 201, n. 407 su presunti nomi di luogo a persona: „Gambarogno vom lgb. *Gambaro": una mezza riga. Occorre tener conto che vi fu la tendenza (assai radicata, anche ! di accoppiare alla b una m. Sulla bocca dei lombardi, vende sentita come forma autentica per vendemmia. Analogamente: scimbietct, sei una scimmietta: è cosa nota, non conviene perdete i in minuzie elencative. Per secoli, ad esempio, nel Luganese. fi . oggi parliamo di Pambio (Noranco), con una m che è stata seguito.
Lo stesso è avvenuto per *Gabarògn, che venne fatto divemare barògn.
La nostra proposta di ricostruzione porta a gab- come luogo, bosco ci sono piante che vengono regolarmente „gabate", cioè recise del: buttata dell'anno: ciò allo scopo di ottenere materiali utili alluo un tempo, l'attenzione che la gente prestava al bosco: cfr. i Gabi lungo la Maggia nella zona del Ponte di Losone (inchiesta maggio cui risponde Gabbi, località di Cavigliano appena sotto il mei Melezza: alle coordinate 699500/115000; anche: Gabi di Brissago in AST 19-66; per errore di stampa compare poi Galbio su cene delle cartine turistiche, in zona di Ascona, sulla Maggia: grosso corrispondenza di san Materno. E' l'idea del gabà, dello scapito^ dei molti segni di come un tempo l'uomo seguisse con occhio crescere del bosco e le vicende della natura. A questo salde nomi di luogo si aggiunge anche *Gamora, che con la tendenza di cui si è detto, diverrà Gambora „insieme di terreni con alt scapitozzano regolarmente".
Si è ricondotti a un tipo gambora, in cui dura il plurale -ora che ; Campora, ni. in Val di Muggio, e in Camp(o)ra > Campra in vai in Arbostora „costone del Luganese ricco di arbusti e alberi non < pregio", ecc. La base Gambora, Gambara venne ulteriormente : l'uscita -ògn: come in Senògn (Sonogno), Arògn, Comològn. (nei Grigioni italiani), Piazzogna. Si suggerisce un riflesso del gab- che è ben accertato anche in zone veronesi; dal latino cavi dialetto gabia nel senso di ..insieme di rami che crescono, ogni tronco": la gente vi vede, dentro, con lieve immaginosità. l'idea d bia. La stessa immagine l'abbiamo in castell, che è sì il castelk dall'uomo, ma che fino a ieri (2002) gli anziani hanno anche ap me designazione, negli alberi cedui, all'impalcatura che cresce al di : del tronco: dal tronco, unico, si dipartano molti rami: quello è il anche i gabi, letteralmente „ le gabbie". Era una cosa che occupasi la gente di un tempo, tant'è che ne abbiamo tuttora nomi di luogo in Lombardia, Gabaglia «insieme di piante da scapitozzare . Da qui 1
? In tema sono purtroppo poco utili anche leva poi muovere anche il cognome comasco e mendrisiotto dei Gabaglio, dialettalmente i Gabai.
Sussistono altri nomi di luogo che recano traccia di questa pratica che fu assai diffusa: il nome della località lombarda Gombolò, non va letto come „campo lato" (sic) come si fa tuttora, bensì come „zona che di tempo in tempo viene „gabata", zona da cui si estraggono pertiche e stanghe", let-teralm. Gamborato: la regolarità fonetica è piena; in zona si dice: o cantò, ho cantato, som scarpusciò, sono inciampato, così come, in zona, le consonanti r vengono spesso ricostruite in 1 (Lurati 2004). Accennato all'etimo di Gambarogno, ecco in estrema sintesi alcuni dei rilievi che abbiamo raccolti negli anni: statuti di Como del 1335: comune de Gambarognio (Archivio Civico Como); Gambaronio in doc. del 1413, cit. In AST 10 (1969) 99, 101.110. 112, 1143. Albertolus publicus notarius, f.c. Petroli Boneti de Piazogna de Gambarognio, plebis Locar-ni, rogito steso a Quinto il 12.3.1437 (CDT 3.169); Milano 1468: reservata dessa jurisdictione de Lochamo, Valsascha (=Verzasca) et Gambarognio, infino al territorio de Maghadino (BSSI 18.61-2); Milano 1475: quelli de le Valli et de Valmaza e de valle Lavizzare et de Valzascha item de Gambarognio (BSSI 19.2-3).
Gambarogno, insomma, come la zona delle piante da scapitozzare, come area delle „gabb-", divenuto anche termine geografico Gambarogno, a sua volta, venne usato per precisare: Gerra Gambarogno, Vira Gambarogno. Fu applicato anche per villaggi, ma in sé il nome andava ai pendii boscosi del monte Gambarogno, la cui cima tocca i m 1734. Non un ipotetico nome longobardo asteriscato, ma l'interiorizzazione, nella memoria della gente, di un dato relativo all'esperienza del vivere la natura e dell'usufruirne.
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