le cose brutte che accadono nel mondo accadono non tanto perché ci sono le persone cattive ma perché le persone buone non fanno nulla (Gramsci)

sabato 17 settembre 2011

No all'aggregazione del Locarnese

Associazione ticinese per l’autonomia dei Comuni

Le prese di posizione di numerosi cittadini inducono a prevedere che le aggregazioni del Locarnese (sponda sinistra) e delle Terre di Pedemonte finiranno per rivelare un ulteriore distacco fra cittadinanza e autorità politiche.
Le ragioni alla base di questa opposizione alle aggregazioni del Locarnese e delle Terre di Pedemonte scaturiscono dalla consapevolezza popolare che nel Locarnese non si sente una vera necessità di aggregarsi, ad eccezione di quei cittadini che vivono nei Comuni più indebitati e ad eccezione del mondo politico, che ama spesso e volentieri mettersi in mostra con teorie allarmistiche e centralizzatrici (già in auge al tempo in cui si invitavano i cittadini svizzeri a far parte dell’Europa unita… per non perdere il treno della competitività europea).

A ben guardare, l’unica “argomentazione” che viene lanciata a sostegno di queste aggregazioni è lo spauracchio che solo con una fusione dei Comuni si potrà competere con la Città di Lugano, dimenticando tuttavia la diversa struttura geo-economica di Lugano. Non va pure dimenticato che solitamente è l’economia che precede la politica: e non è quindi modificando i confini geografici dei Comuni che si potrà dare linfa ad una crisi economica che dipende da numerosi fattori, alcuni dei quali di valenza internazionale e non tanto cantonale.

Se dunque si vorranno rafforzare i poli del Locarnese e del Bellinzonese occorrerà valutare una nuova perequazione finanziaria a scapito di Lugano:  pensare – per illudersi e illudere – che sarà l’aggregazione dei Comuni urbani a rafforzare l’economia dei poli è politicamente scorretto. D’altra parte, a parte i proclami di parte dei sindaci interessati, non risulta affatto che l’economia ticinese abbia beneficiato di chissà quale  impulso dalle aggregazioni comunali finora realizzate. Ne è una prova che anche Lugano, pur di accaparrarsi la Valcolla, pretende ancora dal Cantone un contributo non indifferente di decine di milioni di franchi…

Di fronte a questa mancanza di progettualità, l’Associazione ticinese per l’autonomia dei Comuni (ATAC) invita la cittadinanza ad opporsi ai progetti di aggregazione in votazione nel Locarnese, invitando nel contempo le autorità cantonali (seppur già posizionate) ad una maggior oggettività analitica e finanziaria. Il rischio è che, non volendo capire la vera ragione alla base delle differenze fra le regioni ticinesi, si creerà ancor maggior antagonismo fra il Sopraceneri e il Sottoceneri, con la possibilità che a lungo andare si creino le premesse per la creazione di due semicantoni ticinesi. Senza dire che l’attuale pressione mass-mediatica da parte delle autorità politiche potrebbe risultare negativa anche in prospettiva della futura collaborazione fra i Comuni, nel caso in cui i progetti d’aggregazione venissero respinti (come appare probabile).

L’ATAC invita quindi la popolazione a respingere i progetti d’aggregazione in atto e nel contempo chiede maggior moderazione e senso della misura ai politici favorevoli.Da tio

1 commento:

  1. L'ATAC sta sparando le ultime cartucce, confondendo el büter con la ferrovia.Oramai non ne hanno mai indovinata una, tranne che continuar a sputar veleno su chi magari vede un pò oltre il proprio naso o meglio cadreghin.Hanno,con l'inganno, indotto comuni a ricorrere contro le decisioni, provocando spese enormi senza senso e giustificazioni.Ora si vorrebbe negare leaggregazioni del locarnese, sventolando non meglio mancati benefici dell'economia locale.Il Locarneseha bisogno non solo di un aggregazione, ma di una coatta.Ma che senso ha mantenere comuni come Minusio, muralto, Locarno quando l'agglomerato èunico, i servizi pure, ma quando si tratta di esser dinamici e creare qualche valore aggiunto alla zona si dorme per decenni.Il Locarnese è una zona turistica, e necessita di dinamismo, adattamento alle esigenze nei servizi e nelle strutture.Troppo facile riempirsi la bocca di festival, ma il Locarnese esiste anche per altri undici mesi.Ma in che modo?Solo in una specie di coma farmaceutico con poca arte e maestri.

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