mercoledì 16 maggio 2012

Scuole medie Cadenazzo Bertoli Il Consigliere di Stato risponde

Buongiorno.
Rispondo al vostro scritto con la medesima viva cordialità espressa nei miei confronti al termine del vostro messaggio; e con altrettanta franchezza. Nel progetto governativo (e non del solo dipartimento: si rilegga il bollettino informativo del Consiglio di Stato del 7 dicembre scorso) volto ad incrementare la ristorazione scolastica esso era configurato, cito, "in successive fasi e mediante progetti pilota concordati con scuole, rappresentanti delle famiglie e aziende di trasporto". Il tutto nell'arco di tre/cinque anni.

È, o dovrebbe essere, chiaro pertanto che il compito prefissatoci con la progettata sperimentazione a Cadenazzo e Cevio, che costituisce solo uno dei tasselli di un progetto più ampio, non era di portare alla vostra attenzione una cosa fatta e finita in ogni dettaglio ("calata dall'alto" mi son sentito dire), bensì di ascoltare le famiglie, dopo aver sentito i docenti, le loro preoccupazioni, i loro suggerimenti, le loro proposte ecc. già in fase di costruzione della sperimentazione stessa. Per questo non siamo arrivati con un pacchetto bell'e pronto e infiocchettato. Forse questa impostazione non è risultata chiara, forse è colpa mia se è stata data per scontata e se è così me ne scuso.
A questo ha forse contribuito anche il tono della comunicazione ricevuta a suo tempo dalla scuola, che non ho scritto io. La dinamica che si è messa in moto non appena partito l'invito alla serata, organizzata con l'intenzione di far partecipare una delle componenti della scuola da subito, le famiglie, è stata interessante e per me fonte di insegnamento per il futuro. Come detto il progetto nel suo assieme non va confuso con la sperimentazione pensata a Cadenazzo e Cevio, ma riguarda la progressiva generalizzazione dei ristoranti scolastici nella scuola media ticinese. La sperimentazione nelle due sedi ne è solo un tassello, cosa illustrata esaustivamente l'altra sera a Cadenazzo e suppongo capita da chi voleva capire.
Quanto al vostro sommario giudizio ("lei e il suo staff non avete assolutamente svolto i compiti") ne prendo atto e non discuto sul vostro sentimento. Dico però che non lo condivido affatto e che mi sembra non solo ingeneroso quanto soprattutto pregiudiziale. Così come assolutamente pregiudiziale, assai fantasiosa e destituita di fondamento giudico la vostra interpretazione di quelli che sarebbero i miei intendimenti: "far diventare tutte le famiglie uguali, obbligare i ragazzi ad avere gli stessi interessi" ecc. Semmai il mio compito è quello di anticipare i bisogni e organizzarli in modo equilibrato, pur sapendo che alcuni di essi possano entrare in conflitto. Come ho detto più volte nel corso della serata, ad esempio, se una parte degli allievi deve andare a casa, magari anche non proprio vicino e restarvi un tempo accettabile per poi rientrare a scuola, questo impone una pausa pranzo lunga, che per chi resta al ristorante scolastico è evidentemente un peso.
Così come vale anche il contrario, nel senso che se si fa una pausa più corta, meno ragazzi potranno andare a casa. Un dilemma irrisolvibile con un sistema à la carte, sul quale prima o poi una decisione deve essere presa. Ancora più inaccettabile è la vostra accusa nei miei confronti di "ricattare" chicchessia e/o di avere già deciso. Se avessi già deciso non avrei promosso questi incontri per far perdere tempo a voi, ai docenti e a me stesso. Non è mia abitudine prendere in giro la gente. Ed è proprio perché, come dite, siamo stipendiati per trovare soluzioni, ci interessa conoscere dal vivo cosa pensano docenti e famiglie, onde poter prendere decisioni sulla base anche di questi dati "non numerici", tenuto conto comunque di quanto è praticamente fattibile nonché delle risorse disponibili.
A proposito di risorse, ribadisco che nel suo insieme il progetto della generalizzazione dei ristoranti scolastici non è un risparmio per lo Stato. Al contrario: porterà a nuovi investimenti (costruzione e ampliamento ristoranti) e a maggiori oneri di gestione, questi sì compensabili con la riduzione e/o rinuncia ai trasporti di mezzogiorno nella misura in cui ci sarà un consenso in questa direzione. Infine non preoccupatevi eccessivamente per l'assenza di un protocollo: le osservazioni, gran parte non nuove, sono state catalogate: ci sono quelle di principio, di chi è contrario aprioristicamente e che naturalmente rispetto, sulle quali la scelta è politica. Poi vi sono quelle organizzative, alle quali sappiamo benissimo di dover rispondere precisamente nella fase di consolidamento della sperimentazione. Dopo le varie riunioni ed entro fine mese prenderemo una decisione che terrà conto di tutto quello che abbiamo potuto verificare e sentire.
In tale attesa ricambio la cordialità da voi espressa.
Manuele Bertoli

1 commento:

  1. Caro onorevole, non sarebbe stato più semplice , prima chiedere alle famiglie delle sedi interessate cosa ne pensavano di questa importante modifica della gestione scolastica ( e non della ristorazione)?
    Tanto lavoro è già stato fatto, per trovarsi ora con una generale opposizione?
    Sicuramente in qualche sede l'iniziativa verrà accolta favorevolmente, ma proprio per questo la soluzione non deve necessariamente generalizzata.
    Serve a qualcuno radicalizzare i rapporti tra scuola e famiglie, peggiorando quello che già ora non è un reciproco rapporto idilliaco?

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