le cose brutte che accadono nel mondo accadono non tanto perché ci sono le persone cattive ma perché le persone buone non fanno nulla (Gramsci)

sabato 14 luglio 2012

‘Rivive’ l’alpe di Neggia

 Ristrutturazione con un investimento di oltre 700mila franchi

È bastato un colpo d’occhio per capire come le infrastrutture dell’alpe di Neggia e le zone prative che le circondano siano state sottoposte a una cura radicale. Il merito è da attribuire all’amministrazione patriziale di Vira (con il consenso delle consorelle di Piazzogna e Indemini, proprietarie di parte del territorio), che è intervenuta con efficacia portando a compimento un’opera della quale l’intera regione dev’essere fiera.
Ubicato a cavallo tra la Val Giova (Indemini) e l’Alta Val Veddasca da una parte e la Valle di Vira dall’altra, è l’unico alpeggio gambarognese collegato al piano da una comoda strada carrozzabile: la “cantonale” che sale da Vira e lo attraversa, per poi scendere a Indemini con un “tuffo asfaltato” di quattro chilometri. La ristrutturazione, decisa dall’assemblea patriziale il 26 aprile 2009, con l’approvazione di un credito di 710’000 franchi, comprende ora una nuova area destinata alla mungitura delle capre (dove è ubicata la “roulotte” provvista di attrezzature moderne ideate per tale funzione), la sistemazione del piazzale, la costruzione della fossa per il colaticcio, e – intervento fondamentale – l’ampliamento dello stabile esistente con alloggio, cucina, servizi di gestione, nuovo caseificio con annesso ampio spaccio di vendita. Il passante potrà acquistare specialità gastronomiche del posto, come latticini derivati dal latte di capra – una vera leccornìa – e altri prodotti “made in Gambarogno”, in particolare (per il momento) miele, marmellate e oggetti d’artigianato. Abbiamo avuto l’opportunità di visitare l’infrastruttura in compagnia del presidente del patriziato Davide Morotti, del segretario Stefano Ponti e di Natascha Bettosini- Zenucchi a cui è stata affidata la gestione dell’intero complesso. L’entusiasmo di quest’ultima (persona colta oltre che casara di vasta esperienza, coi piedi ben piantati per terra) era palpabile. « Sono giunta in un posto meraviglioso non per godermi il paesaggio – ci ha detto –, ma per mettere a frutto la mia esperienza in una regione meritevole di attenzione, facile da raggiungere e ricca di pascoli adatti alle capre; sono certa di aver fatto la scelta giusta. Il “movimento” del primo mese (il debutto è avvenuto ai primi di giugno, ndr) ha soddisfatto le mie aspettative malgrado i capricci del tempo ». Dopo aver assaporato i latticini usciti dal suo laboratorio dobbiamo convenire che il detto popolare “chi assaggia ritorna” ha una valida ragione per essere rammentato.
Un cenno agli animatori dell’alpe: sotto la regia di Natascha Bettosini-Zenucchi si muovono 105 capre da latte, 2 becchi, 10 mucche scozzesi, 4 maiali e – novità da queste parti – un cane da protezione del gregge (se qualcuno si avvicina eccessivamente al gregge e lo disturba, il cane abbaia, gli va incontro, lo blocca e lo segue per un po’ anche quando si allontana); è quindi opportuno tenersi a distanza, come indicato chiaramente su un prospetto orientativo a disposizione dei visitatori. Tutto ciò che non abbiamo raccontato (e non è poco dal profilo paesaggistico) lo lasciamo scoprire agli escursionisti. Ne subiranno il fascino.

2 commenti:

  1. Bravissimi, complimenti a tutti i promotori e operatori .
    jens Boerlin

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  2. Queste mucche Scozzese non é un buon esempio nelle regioni del Gambarogno -non sono le mucche tradizionali TICINESI NON STA BENE ANCHE PER I TURISTI non fanno latte per le formagelle Ticinesi e formagio.
    Poco distante in Italia in un noto posto verso La Forcora cé un vero agriturimo di qualità.
    C.C.

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