sabato 10 novembre 2012

Galleria del Gambarogno, per ora resta una chimera


MAGADINO Serata affollata sul futuro della linea ferroviaria Galleria del Gambarogno,
per ora resta una chimera
Per il Municipio e i deputati al Nazionale
Regazzi e Quadri «è meglio concentrarsi su obiettivi più realistici
e urgenti a garanzia della messa in sicurezza della linea attuale».
Sulla linea del Gambarogno previsto un aumento
del traffico merci pari a 20-30 convogli in più (per altro più lunghi) al giorno.

di  MAURIZIO VALSESIA GdP

Inutile lanciarsi in un’offensiva contro i mulini a vento per ottenere la galleria in tempi accettabili. Meglio lottare per obiettivi a portata di mano, ovvero l’ottimizzazione della linea attuale in termini di sicurezza e inquinamento fonico. È questa la strategia che
il Municipio di Gambarogno, i deputati ticinesi alle Camere e il Consiglio
di Stato (al quale si chiede maggiore
impegno) intendono seguire in vista
del previsto aumento di traffico merci lungo la linea Bellinzona-Luino.
“Offensiva”, “lotta”, “strategia”. Parole
da battaglia politica. In effetti il tema
è molto sentito dalla popolazione, che
giovedì ha occupato tutti i posti a sedere, e diversi in piedi, della grande sala comunale di Magadino in occasione della serata pubblica organizzata
dalla locale sezione PPD e a cui hanno partecipato i consiglieri al Nazionale Fabio Regazzi e Lorenzo Quadri.
A fare gli onori di casa il sindaco di
Gambarogno Tiziano Ponti. Abile moderatore, il giornalista della RSI Luca
Invernizzi. Intervenuto dalla sala per
portare il proprio sostegno alle istanze gambarognesi, anche il granconsigliere Marco Passalia.
Il quadro è questo: le FFS hanno annunciato un incremento del numero
dei treni pari a 80 unità giornaliere come limite massimo, da dividere tra la
linea verso Chiasso e quella del Gambarogno, rispettando le proporzioni
attuali: 2/3 verso il Sottoceneri (pari a
50 convogli in più) e 1/3 verso Luino
(20/30); treni che si allungheranno dai
500/550 metri odierni a 700-750 metri.
La galleria, chimera e speranza da
sempre dei gambarognesi, costerebbe
un miliardo di franchi. La Confederazione l’ha mantenuta nei piani futuri, ma parliamo del 2040/50. A monte
di tutta la problematica c’è Alptransit,
grande opera ora azzoppata dall’imbuto che incontrerà a sud, con l’Italia
che non ha rispettato le promesse
d’investimento fatte all’epoca. Un
quadro dipinto a tinte fosche da Lorenzo Quadri, che ha elencato tutti gli
errori strategici commessi da Berna.
«Davvero una Nazione che chiude i
conti annuali con attivi di 1, 2 e anche
3 miliardi di franchi e che ne ha spesi
oltre 20 per Aptransit, non può trovare un miliardo per questa galleria?», è
stato chiesto dalla sala. «In effetti il problema e politico – ha spiegato Regazzi – e quando gli appetiti sono parecchi è difficile trovare alleanze. I nostri
“cari amici” romandi non vogliono saperne di altre spese nell’ambito di Alptransit. Ci guardano come se la colpa
degli ultimi sviluppi fosse nostra. Si
può sempre insistere, ma rischiamo di
sprecare energie e credito politico per
rimanere con un pugno di mosche».
Meglio, allora, insistere lungo il cammino intrapreso dal Municipio di
Gambarogno, lodato sia da Quadri che
da Regazzi. «Il vostro Municipio si sta
muovendo davvero bene, nell’interesse di tutta la regione», hanno detto i
due deputati. Già, a favore non solo del
Gambarogno. «Il resto del Locarnese
dov’è?», si è chiesto qualcuno. Un vagone di sostanze chimiche che finisse nel lago provocherebbe un disastro
in tutto il Verbano.
«Ora dobbiamo concentrarci sulle cose che possiamo (dobbiamo) ottenere», ha spiegato infine il sindaco Ponti. Primo: la verifica di tutta la linea, costruita 130 anni fa, per quanto concerne la sicurezza. Secondo: garantire il
controllo effettivo (non solo a parole)
delle merci pericolose che da qui
transitano. Terzo: ridurre il più possibile l’inquinamento fonico con gli accorgimenti che saranno necessari.

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