Gli uomini politici sono uguali dappertutto. Promettono di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume. (Nikita Chrušcëv)

lunedì 4 febbraio 2013

"Aboliamo le scuole comunali"e perché no?

La clamorosa proposta di Cotti: "Aboliamo le scuole comunali" Il responsabile del Dicastero educazione di Locarno lancia un'idea rivoluzionaria che farà discutere: cantonalizzare le scuole elementari e dell'infanzia



 Così riporta liberatv di Marco Bazzi
LOCARNO - Giuseppe Cotti, avvocato, 30 anni, popolare democratico, è municipale a Locarno da poco meno di un anno. Ma ha già ha idee molto chiare su alcuni temi importanti per il futuro della Città. Come sulla scuola, per esempio. Idee chiare e, nel caso specifico, addirittura rivoluzionarie. Recentemente, in Municipio, ha proposto di abolire lo statuto di “scuola comunale”.
Non scherzava, vero?
“Assolutamente no. Al di là del suo nome e della collocazione geografica, c’è ancora qualcosa di comunale nell’attuale scuola comunale? Mi scuso per il gioco di parole, ma – giunto a tre quarti del mio primo anno da capo del Dicastero educazione della città di Locarno – è proprio questo l’interrogativo di fondo che, da qualche tempo, non cessa di affacciarsi alla mia mente”.
Ma qual è il problema, avvocato?
“L’impressione che ho potuto raccogliere in questi mesi – cercando di acquisire il massimo possibile di informazioni, attraverso il confronto con chi vive l’ambiente scolastico da anni – è infatti che i margini di autonomia degli istituti comunali si stiano rapidamente restringendo. Una dinamica che, inevitabilmente, porta a chiedersi se abbia ancora senso gestire a livello comunale un’istituzione nella quale l’ente locale, di fatto, non ha più nessuna voce in capitolo. Questo è il problema”.
C’è stato un fatto particolare che l’ha spinta a formulare una proposta così radicale?
“L’ultimo esempio della tendenza centralizzante alla quale mi riferisco è recentissimo: il Consiglio di Stato propone tre misure per riorganizzare il settore dell’educazione primaria. In estrema sintesi, il progetto è di ridurre il numero di allievi per le classi di scuola elementare – stabilendo un massimo di 22 –, adeguare gli stipendi dei docenti e generalizzare la figura del direttore. Giusti o sbagliati che siano a livello politico e pedagogico, questi provvedimenti comporteranno per la città di Locarno un onere supplementare di centinaia di migliaia di franchi l’anno; e al di là dell’importo, il problema è che a questo nuovo travaso di oneri deciso dal Cantone – perché di questo si tratta – non corrisponderà alcuna contropartita. Il Comune non avrà maggiori possibilità, rispetto al passato, per migliorare il funzionamento degli istituti”.
Insomma, pochi onori e tanti oneri ai comuni?
“Esatto. Come è accaduto in un numero crescente di ambiti, anche nella scuola sembra quindi farsi largo un’impostazione per la quale le comunità locali devono pagare ma – al di là di alcuni aspetti meramente amministrativi e, nel caso della scuola, di qualche attività collaterale – non possono più decidere nulla. Questo squilibrio nel bilanciamento fra dare e avere lo possiamo già toccare con mano in numerose modifiche legislative entrate in vigore, ultima delle quali è la cantonalizzazione del Servizio di sostegno pedagogico. La nuova impostazione, avviata durante l’attuale anno scolastico, non è stata accompagnata da un potenziamento delle forze a disposizione: di conseguenza, non ha avuto altro effetto che quello di togliere margini decisionali al Comune e di lasciare tutti i problemi esattamente com’erano”.
Ma lei si è messo anche dalla parte dei docenti?
“Sì, osservando questo stato di cose anche con gli occhi di un docente diventa facile capire come nel settore dell’insegnamento possano farsi largo confusione e frustrazione, insieme alla sensazione che un’occasione sia stata perduta. Le riforme strutturali in arrivo, che a partire dal 2015 mostreranno la loro vera portata, non sono infatti state accompagnate da riflessioni di fondo, sul ruolo della scuola nel mondo contemporaneo. Sebbene gli ultimi quindici anni siano stati segnati da cambiamenti vertiginosi – su tutti la rivoluzione digitale – ci dovremo accontentare di una serie di aggiustamenti, modulati su una tradizione almeno pluridecennale: ovvero, su un’esperienza di scuola e di società che è ormai consegnata al passato”.
Convinto al cento per cento, dunque, che si debba abolire la scuola comunale…
“Guardi, l’equilibrio fra Cantone e Comuni, nella gestione del primo segmento della scuola pubblica, sembra ormai resistere solo a uno sguardo superficiale. V’è da chiedersi quale senso ci sia – al di là delle tradizioni – nel mantenere in vita un’istituzione che è comunale solo di nome. Non sarebbe più logico – e giusto – che il Cantone si assumesse piena responsabilità su un settore nel quale, di fatto, già oggi detta le regole? A parte i risvolti finanziari (e il fastidioso vizio di riversare oneri sugli enti locali), una ‘cantonalizzazione’ delle scuole elementari e dell’infanzia potrebbe forse consentire una gestione più razionale delle risorse, garantendo nel contempo una maggiore mobilità e prospettive più interessanti per i docenti”.

2 commenti:


  1. Stiamo distruggendo comuni e frazioni tradizioni autonomia dei cittadini e adesso anche le scuole e territorio e beni dei privati e anche gli averi in banche con leggi e percentuali di pagamenti troppo elevati non lasciando piu' scampo e modo di vivere .

    ACHI.

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  2. Proposta interessante e provocatoria.
    Che il cantone continui a travasare sopratutto oneri non è una novità.
    Che preoccupa invece sono queste imposizioni di direttori e numeri minimi di classi.Sembrerebbero delle imposizioni volte a mantenere certi posti di lavoro .I direttori degli istituti sono giustificati?
    Le scuole han sempre funzionato anche senza, specialmente nelle piccole realtà.Maggior carte, maggiori oneri per quale tipo di miglioramento?
    Ci si aspetterebbe invece che il livello della scuola ticinese abbia ad elevarsi in maniera marcata, pensando a chi procede negli studi superiori e che quando approdano alle università svizzere ,incontrano difficoltà enormi per la carenza nella preparazione di base.
    Quanto si introduce a livello elementare, non va sicuramente in questa direzione!

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