All’alba di giovedì 3 settembre,
un’allegra comitiva di 72 persone, con un grande e comodo bus a due piani,
partiva da Quartino per la passeggiata di fine estate a Grazzano Visconti, un
ridente e tipico villaggio in stile medioevale/rinascimentale in provincia di
Piacenza.
Capitanati da Ursula, Roberto e
Ivano, i partecipanti alla trasferta hanno potuto viaggiare comodamente,
simpatizzando fra di loro, soprattutto
con i nuovi iscritti,
neo-pensionati e freschi di… ATTE, anche
di altre sezioni ticinesi.
Giunti alla meta verso le
10.30, ci siamo immersi subito nel villaggio, divisi in due gruppi, con due
guide molto preparate che con fare sicuro e ottima dialettica hanno ben
raccontato la storia di questo borgo, del suo castello e dei suoi abitanti.
Il castello fu costruito nel
1395, forse su una struttura preesistente, da Giovanni Anguissola per
risiedervi con la moglie Beatrice Visconti, sorella di Gian Galeazzo Visconti.
Esso ha pianta quadrangolare con torri sui quattro angoli, gli edifici
costituiscono tre lati del complesso, il quarto è chiuso da un muraglione
merlato; l’ingresso era consentito da un ponte levatoio, di cui rimangono le
tracce, sopra il fossato tuttora esistente. Il maniero rimase proprietà della
famiglia Anguissola fino al 1870, quando il conte Filippo morì senza lasciare
eredi e il castello passò alla moglie Fanny nata Visconti di Modrone, che ne
sono gli attuali proprietari, e che lo frequentano durante le vacanze.
Nei primi anni del Novecento
Giuseppe Visconti di Modrone, padre del famoso regista Luchino, curò il restauro
e ampliò gli annessi del castello costruendo ex novo un piccolo villaggio in
stile neo-gotico-rinascimentale. Probabilmente l’unico edificio antico oltre il
castello è la chiesetta dedicata a Sant’Anna, cappella privata della famiglia
risalente al XVII secolo. Oggi meta turistica, il borgo ospita botteghe
artigiane e punti di ristoro e viene animato con rievocazioni storiche e feste
in costume.
Il grande parco che circonda il
maniero misura circa 150'000 metri quadrati e ospita: la chiesetta, lo studio
del Duca, il belvedere che si protende sul rio Grazzano, il labirinto, il
giardino all’italiana e diversi esemplari di alberi secolari. Mediante visite
guidate organizzate il parco è ora visitabile a pagamento in determinati
periodi dell’anno.
Terminata la visita al borgo
piacentino, ci siamo trasferiti, con un certo languorino allo stomaco… presso
l’Azienda Agricola “La Tosa”, un agriturismo gestito dai fratelli Stefano e
Ferruccio Pizzamiglio, che nel 1980, grazie alla loro grande passione per il
vino, hanno acquistato dei terreni in collina nella zona di origine materna,
piantandovi dei vigneti (19 ettari). Nel 1984 si sono trasferiti da Milano a
Vigolzone (PC) e nel 1985 il primo vino prodotto.
La filosofia dei fratelli
Pizzamiglio è: lavorare al fine di ottenere la massima concentrazione,
complessità, personalità e ricchezza cromatica nell’uva, per traslarle, poi,
integre nel vino, e preservare l’essenza e la salubrità del suolo. Nove sono i
tipi di vino prodotti, tra bianchi e rossi. Molti del nostro gruppo hanno
prenotato ed acquistato bottiglie di questo prezioso e buonissimo nettare
piacentino, particolarmente il Gutturnio… Scatole di 4, 6 o 12 bottiglie hanno
trovato posto nel portabagagli del bus per essere poi scaricate una volta a
destinazione.
Nel ristorante de “La Tosa”,
ampio e luminoso, abbiamo potuto finalmente gustare un menu tutto nostrano con
ottimo antipasto, due primi, un secondo, dessert, vino e acqua in abbondanza… E
alla fine non poteva mancare un buon caffè. I presenti sono poi stati allietati
dal nuovo arrivato, Claudio da Locarno, che ha potuto divertire i commensali
recitando (e interpretando, da buon attore dilettante…) tre poesie del grande
poeta romano Trilussa, una particolarmente gradita dallo scomparso Angelo
Frigerio (chiamato “sciur maestro”).
A gruppi di 10-15 persone, siamo poi
passati al piano superiore, per la visita del Museo del vino, con esposti
strumenti e attrezzi inerenti il mondo vitivinicolo; video, foto, e un
locale-biglioteca con stampati e libri tutti sull’argomento “vino”. Al di fuori
dell’edificio, abbiamo anche potuto assistere ad alcune operazioni concernenti
la vendemmia in atto, con alcuni operai che facevano la spola dai vigneti alla
grande sosta coperta, con casse colme di uva appena raccolta e pronta per la
lavorazione.
Altri di noi hanno potuto
passeggiare nella tenuta a fianco di un grazioso laghetto popolato di pesci e
da un gruppo di oche bianche, ormai abituate alle visite dei turisti. Mentre
alcune donne più intrepide hanno voluto riprovare l’ebbrezza di dondolarsi
sull’altalena del parco giochi, tornando per pochi attimi ad essere bambine,
alcuni uomini più birichini hanno approfittato dell’occasione per assaggiare
qualche fico maturo presi al volo direttamente da una grossa pianta…
Verso le 16.30 tutti a bordo,
controllo dei presenti e partenza verso casa, dove siamo arrivati – ahimè! –
con un cielo grigio e pioggia, ma felici e vogliosi di ripetere senz’altro
l’esperienza di un’altra gita con l’ATTE!
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