giovedì 11 aprile 2024

Vota Qui, vota Quo, vota Qua. Ma il Gambarogno dove va?

Lo striscione invita a votare Tizio, il manifesto parla a favore di Caio. Constatiamo: in tutto il Ticino, per farsi pubblicità elettorale, non vi è un luogo migliore del Gambarogno; si viaggia infatti a passo da carovanieri svogliati tra oasi ed oasi, da Dirinella a Contone, fatto il calcolo tra cantieri stradali pubblici e privati, non infrequenti occhi elettronici da “radar”, continuo sussultare dei limiti di velocità - alcuni dei quali “corredati” dai dossi rallentatori - e normale flusso del traffico, e dunque i tempi di transito sono perfetti per il colpo d'occhio su un volto e su un identificativo di lista e sul numero della lista, e persino per una meditazione, sempre che in Gambarogno si abiti e sempre che si sia interessati ad esprimere un voto per le Comunali al traguardo domenica prossima. Le Comunali, oh, questo primo gradino ufficiale delle istituzioni, questo banco su cui, come da decenni ci viene narrato (ed anzi e forse l'espressione arriva da più lontano; non eravamo ancora tra i viventi, su ciò non possiamo dunque essere testimoni), si decidono le istanze della democrazia e si affrontano i “problemi concreti”, come se quelle al di fuori fossero questioni oniriche o dipinte nell'aria e fatte della sua medesima sostanza; le Comunali, che dovrebbero esprimere un consenso (ed eventualmente un dissenso) “della” comunità e “nella” comunità. E qui la domanda: davvero? Certamente prima di oggi si sarebbe potuto scrivere, non prima di oggi era tuttavia il caso di scrivere: non prima di oggi, quando le schede - tutte o quasi - sono già partite e dunque nessuno potrà sostenere che quattro interrogativi in croce, quelli che stiamo per proporre, giungano ad inquinare il clima di una competizione elettorale peraltro poco “avvertita”, pochissimo sentita, ancor meno combattuta. E non perché non vi fossero e non vi siano argomenti; ma fin troppi candidati, convinti come sono di poter lasciare un'impronta nell'elettore, hanno scelto di puntare sulla comunicazione autodescrittiva, di solito con l'uso di due o tre aggettivi per qualificarsi, con ciò rinunciando a spendersi su un tema primario (in alternativa, con ciò decidendo di evitare i temi “caldi” su cui profilare il territorio). Temi che pesano, nella specificità e nella peculiarità del contesto. Peschiamone alcuni, ed elenchiamo. 1) Il traffico veicolare. Se si fa astrazione per il passaggio da Indemini su Biegno, cioè a scavallamento dell'Alpe di Neggia verso Maccagno con Pino e Veddasca ed ovviamente si parla di un valico “residenziale” ed a bassissimo carico turistico, la dorsale in bordo lago è e resta unica via di transito su uno sviluppo di 15 chilometri lineari. Migliorie apportate, nel tempo: qualche correzione di tracciato, l'ampliamento (operazioni in essere) su due punti quasi contigui con scavo ed ablazione della roccia; la manutenzione del manto stradale; l'imposizione di tratti con corsia ciclabile in fregio alla carreggiata. Questioni irrisolte: porzioni di passaggi messi lì e rimasti intransitabili, tratti stradali a visuale assente, punti di immissione problematici da strade laterali, incremento del traffico da turismo e da frontalierato. 2) L'identità. Cifre portate sul piatto, con riferimento all'aggregazione generatasi (a strappi: San Nazzaro disse “no”, e fu coartata) 14 anni or sono, dicono che nel solo periodo 2010-2019 trovarono compimento oltre 100 progetti; sarebbe anche il caso di dire che, uniti o disuniti che fossero i tasselli da Contone a Dirinella, gran parte di tali investimenti sarebbe stata egualmente da farsi e, anche se una quota numericamente significativa non fosse stata deliberata, varie caselle della scacchiera sarebbero state egualmente da occuparsi (si pensi ai servizi di approvvigionamento idrico, il cui controvalore nel periodo considerato è ammontato a quasi 16 milioni di franchi, equivalenti ad oltre il 25 per cento della spesa lorda ed a circa tre ottavi della spesa effettiva se si scomputano i sussidi e gli aiuti finanziari percepiti). Resta poi un fondamentale della quotidianità: non è detto che i dati siano sufficienti per descrivere una realtà: al momento, per dire, il Comune “regge” sulla promessa di mantenere il moltiplicatore all'85 per cento, ma temendosi ora di dover affondare le mani nelle risorse proprie pur di difendere questa linea a suo tempo ipergarantita. Al netto della più volte rivendicata razionalizzazione dei costi nella gestione dell'amministrazione pubblica, argomento che presta peraltro il fianco ad una serie di valutazioni critiche e strutturali, ci si domanda allora: quanto di quella pretesa aggregazione ha avuto luogo? Esiste oggi un “idem sentire” tra Caviano, Contone, Gerra, Indemini, Magadino, Piazzogna, San Nazzaro, Sant'Abbondio e Vira? I 5'103 abitanti, ad evidenza del 31 dicembre scorso, costituiscono davvero una comunità o siamo piuttosto in presenza di un conglomerato nel quale, in realtà, alla rotatoria di Quartino non hanno nemmeno notizia di quel che sia importante per il nucleo di Casenzano? Sicuro: è un problema comune a tante altre realtà comunali formatesi per incastro di tessere nel “puzzle”; non per questo, dopo 14 anni, si dovrebbe essere contenti. 3) La trasformazione. I territori ed i paesi cambiano, qui ed in ogni dove; si tratta però di comprendere quale sia la natura del mutamento in atto, intuendosi per esempio le dinamiche portanti, qualora vi siano. Ecco dunque un Gambarogno che perde pezzi di servizi essenziali; ecco dunque un Gambarogno in cui gli storici negozi di alimentari chiudono o annaspano e nella ristorazione - pur dopo investimenti anche cospicui da parte dei privati - si moltiplicano le disdette ed i disimpegni e nell'albergheria qualche insegna storica si è già spenta. Ecco, per di più, un Gambarogno nel quale sempre meno si parla italiano e sempre di più pare che i nuovi domiciliati abbiano sì una passione per il luogo ma assai scarso interesse per le persone. Latitano peraltro gli insediamenti di famigliole, quelle che portano linfa nuova e bambini ed allegria; si alza l'età media dei residenti; fatte salve le ricorrenze religiose, la vita sociale sembra ridursi alla stagionalità ed all'effimero. Altro si potrebbe portare in tavola, anche altro; di che irritarsi, ed annoiarsi nello stesso tempo, con il solo capitolo legato al porto turistico, al suo finanziamento ed al cantiere “eterno”. Limitiamoci qui all'interrogativo di fondo: nell'urna delle elezioni e soprattutto fuori dall'urna delle elezioni, siamo disposti ad accettare un Gambarogno ingrigito e declinante? Abbiamo un ruolo, in questo Cantone, e per meglio dire lo abbiamo ancora o dobbiamo considerarci destinati alla funzione di mera lingua di territorio di passaggio? Ci si parla di commissioni “ad hoc” e nelle quali dovrebbero maturare analisi e valutazioni sullo stato dell'arte e sulle prospettive: tutto molto interessante, ma non è che già in partenza venga commesso un errore decisivo? E insomma, e in ultimo: quale Gambarogno vogliamo davvero?
Monta Nelli Gambarogno

1 commento:

  1. Quanto scritto è la realtà del Gambarogno,è ridicolo per i cittadini ,trovarsi di fronte grandi foto di volti sorridenti ai bordi delle strade sui muri a più riprese , con slogan anch’essi ridicoli . Questi signori li conosciamo ,sappiamo cosa fanno e non fanno e quanto fatto in precedenza cose che lasciano poco ,promettono ……magari anche senza essere i grado di farli. E non parliamo di quanto si trova sui SOCIAL mah…….

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