venerdì 21 maggio 2010

Il Piano di Magadino del Ticino

Il Piano di Magadino del Ticino

Sabato la Scuola superiore alberghiera e del turismo (SSAT), con il Piano adOpera l’arte proporrà un primo evento di come si potrebbe vivere il futuro Parco del Piano di Magadino.
Con un’intera giornata e un ricco programma cerca di dare contenuti e suggerimenti a quelli che sono i tre obiettivi del futuro parco ossia agricoltura, natura e svago.
Tre ben distinte oasi divideranno il Piano; una legata alle Bolle, una all’aeroporto di Magadino e la terza, vastissima, a nord della ferrovia. In queste tre oasi si cerca di fare vivere in modo intelligente quanto esiste sul territorio. Ci sarà anche una pennellata d’Arte con la presentazione d’opere legate alla Landart.
Un programma attrattivo che potrà avere vita solo se il tempo sarà bello.
Scorrendo il programma troviamo veramente di tutto e di più. Anche in questo caso non si fa altro che coinvolgere ciò che di fatto esiste. Scaut, trattori d’epoca, sport, artigianato e prodotti agricoli, le varie tipologie di aziende agricole, dimostrazioni di cani (speriamo con la sensibilità di educarli anche alla problematica convivenza con l’agricoltura)...
Si attendono migliaia di visitatori. Dal flyer promozionale non risaltano sufficientemente le fermate che offrono i mezzi pubblici e le possibilità di spostarsi tra le oasi ma sicuramente si sarà pensato anche a questo.
Il Piano di Magadino è il comprensorio di fondovalle più ampio, pianeggiante e ben soleggiato del Ticino. Il Parco in fase d’attuazione comprende ca. duemila ettari di territorio (ca. l’equivalente di tremila campi da calcio). Territorio per la maggioranza ritornato libero alla natura o gestito dalle aziende agricole, tramandandolo fertile e curato. Gli attori istituzionali e i singoli privati presenti in questa vastissima pianura da tempo con sforzi hanno cercato di creare valore aggiunto.
Chi si è impegnato per lasciare libera la natura, chi l’ha coltivata per connotarlo di numerosi genuini e gustosi prodotti agricoli, chi l’ha urbanizzato. Se pensiamo alle ben 14 zone industriali presenti è chiaro che storicamente, all’infuori del Consorzio correzione fiume Ticino che lo ha strutturato e la visione dall’alto dall’aeroporto di Magadino, pochi hanno avuto una concezione d’assieme e coordinata di questo miracoloso comprensorio. Ancora meno attori lo vedono nell’odierno concetto di Città-Ticino, come parte del Ticino; forse per necessità gli agricoltori a cui il Piano serviva come ricca riserva di foraggio invernale e primaverile, per poi permettere agli animali di gestire anche l’austera valle Verzasca e le altre Valli del Ticino. Ma solo a quelli.
Il Piano di Magadino potrà creare ulteriore valore aggiunto se riuscirà a coordinare al meglio le attività presenti al suo interno, compresa la mobilità, e soprattutto se riuscirà a diventare piattaforma per il lancio di tutto il Ticino rurale come lo facevano gli allevatori un tempo. In questo contesto il Bellinzonese, le Valli superiori e chi sta allestendo altri progetti di parchi, stanno ancora dormendo alla grande non rendendosi conto dell’opportunità offerta dal potenziale promozionale di questo parco di pianura.




Cleto Ferrari

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