domenica 16 maggio 2010

L'IMPORTANZA DEL CALZINO, DAL MILITARE ALL'UOMO QUALUNQUE

Il benessere comincia dai piedi. Ma­gari anche, ma non è certo. Comun­que lo affermavano le nostre non­ne consigliando di portare buone calze, in genere scaturite dai loro uncinetti, e scarpe comode. A quel loro modo di dire e di pensare sembra ispirarsi anche il no­stro esercito. Lo ha annunciato lo stesso ministro della Difesa, Ueli Maurer, susci­tando la curiosità anche dei media inter­nazionali: i nostri soldati, entro il 2013, saranno dotati di calze «ideali», cioè in grado di quasi vezzeggiare i loro piedi. Quindi non solo confortevoli da indossa­re, ma ad assorbimento quasi fisiologico del sudore durante le marce, minore at­trito con le scarpe e quindi l'eliminazio­ne delle vescicole, comunemente definite «fiacche»; e poi un materiale fatto di fi­bre in grado di evitare le micosi o micro­funghi parassiti. Il compito di mettere a punto questo pedalino «ideale» è stato af­fidato al Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca (Empa). Decine di reclute della caserma di Aarau le stanno provando o, se preferite, testando. La be­nemerita pensata riguardante i nostri sol­dati ha stuzzicato esperti in moda, costu­me, tradizione, sanità e altro a conside­rare il ruolo modesto quanto importante che svolgono i calzini nella vita d'ogni uo­mo: professionale, di carriera, ma anche, pare, di attrazione e di complemento ro­mantico o di conquista nell'approccio con le donne. Pertanto si tratta di considera­zioni riguardanti soltanto l'uomo, le cal­ze femminili sono altrettanto importanti ma sono altra cosa e abbracciano un oriz­zonte di creatività ed emotività ben più ampio. Quello che rende belle le loro cal­ze è un paio di belle gambe dentro. Per quanto riguarda le calze maschili, perfi­no la cancelliera tedesca Angela Merkel ha recentemente consigliato ai designer del tessile germanici di dare un tocco di ottimismo all'economia con calzini ma­schili di maggior fantasia, come quelli ita­liani. Si è però dimenticata di aggiunge­re di non farne comunque un quasi im­perativo di classe e scelta di socialità, di distinzione e finanche di intelligenza: co­sa che accade (unici al mondo) proprio ai nostri amici confinanti, per i quali i santoni, le ispiratrici, i guru e le profe­tesse della moda o del look (ma non so­lo) giudicano un uomo dai suoi pedali­ni. Quelli corti, i più portati dai maschi tedeschi, inglesi, americani, scandinavi, dei Paesi dell'est e anche da molti uomi­ni svizzeri, sono ritenuti dai maître à penser della moda italica un obbrobrio, una quasi indecenza e mancanza di ci­viltà. Lina Sotis, la portavoce italiana del bon ton dei salotti chic italiani è ca­tegorica: no in tutte le occasioni ai cal­zini corti, perché possono rovinare car­riere, amori e introduzioni sociali. Tem­po addietro in un salotto televisivo ro­mano, durante una trasmissione incen­trata sulla giustizia, venne mostrata una fotografia di Dürrenmatt con visibili cal­zini corti: pur ignorando tutto dello scrit­tore svizzero, autore fra l'altro di «Giu­stizia», gran bel romanzo, alcune delle solite signore da comparsata, ignorando il tema di fondo si scandalizzarono qua­si che un uomo di cultura portasse peda­lini del genere. D'accordo: il calzino cor­to non è il massimo dell'eleganza e può anche risultare visivamente urticante quando al di sopra dello striminzito pe­dalino mostra palmi di pelle cadaverica su gambe rinsecchite o di pelle rosso-apo­plessia su gamboni a prosciutto. Ma di lì a farne un caso socio-estetico-culturale ce ne corre. Eppure per l'Italia pare che il calzino sia il vero simbolo dell'uomo di rispetto. Lo ha ribadito il caso affiora­to nell'ottobre scorso, nell'ambito del sem­piterno confronto destra-sinistra, che ha coinvolto un giudice, definito un «mez­zacalzetta» dai suoi oppositori, perché fo­tografato a sua insaputa su una panchi­na mentre ignaro sgranocchiava un pa­nino, con ai piedi dei calzini corti color turchese. Come dire: la mania da look può anche raggiungere picchi di scemen­za pura. Senza dimenticare che le calze sono come le corna: tutti nella vita ne hanno almeno un paio.
Eros Costantini CdT

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