
Quando anche Grace Kelly portava il “velo”.
Seguendo per professione la cronaca svizzera, la mia giornaliera impressione è che in questo paese si stia perdendo il senso della misura per quanto riguarda divieti, limitazioni e obblighi vari.
I politici che scarsi di vedute – o proprio ciechi oserei dire – non trovano di meglio da fare che scatenarsi contro il velo, quello che una volta da noi chiamavamo semplicemente foulard. Foulard che portava anche mia nonna, pace all’anima sua, e indossandolo non pensava certo di scandalizzare il polituncolo di turno in cerca di ribalta mediatica. Io non sono di sinistra, questo lo affermo a scanso di equivoci, ma ovviamente da liberale convinto (oggi sempre più difficile esserlo in una società dei divieti galoppanti e propugnati come panacea di tutti i mali) non posso nemmeno essere di estrema destra.
Se creati ad arte i divieti mi procurano l’orticaria, forse anche il fuoco di Sant’ Antonio e a volte non posso fare a meno di invidiare quegli isolani che quasi ogni giorno ci vengono mostrati dalla RSI in stupendi documentari e che vivono a 1500 chilometri dal più vicino ufficio postale.
Ma insomma, il foulard o velo che dir si voglia appartiene anche alla nostra cultura, al nostro passato e al nostro presente, ai ricordi di donne stupende che lo indossavano con grazia e signorilità per coprire magnifiche chiome. Certo nemmeno i jeans stanno divinamente a tutti, non sempre sollazzano gli occhi le minigonne che mostrano gambe adipose o veri e propri festival della cellulite, ma non per questo imponiamo l’obbligo dei pantaloni lunghi e larghi.
Chi sono e cosa fanno o come vivono la loro vita quei politici militanti a cui viene in mente di lanciare mozioni e iniziative per il divieto del velo ? Oppure nemmeno capiscono la differenza che c’è fra un burqa o un niqab e quel simpatico foulard (chiamatelo pure velo) che molte donne indossavano negli anni 60 sulla scia di Grace Kelly o di Jacqueline Kennedy? Ma dai, non rompiamo più i marroni a queste donne e lasciamole vestire come meglio credono e senza chiederci perché lo fanno e cosa rappresenti per loro quel foulard. Già che ci siamo togliamo il velo con cui molto spesso viene raffigurata la Madonna o togliamo il saio ai francescani, caso mai venisse loro in mente di nasconderci sotto merce pericolosa.
E le suore? Volete mettere le suore tutte imbacuccate e di nero vestite, che quando ai tempi ti entravano nella camera d’ospedale a luci spente faticavi a vederle? Mi ricordo di Suor Callista alla Carità a Locarno, che dal suo abito bianco spuntava solamente l’ovale del viso e due occhi che ti squadravano a fondo. Non sono questi i problemi della Svizzera, battiamoci piuttosto contro coloro che, vestiti come noi e magari pure meglio, stanno pian piano svendendo la nazione al miglior offerente.
BruMa
Nessun commento:
Posta un commento