le cose brutte che accadono nel mondo accadono non tanto perché ci sono le persone cattive ma perché le persone buone non fanno nulla (Gramsci)

giovedì 26 agosto 2010

Quando anche Grace Kelly portava il “velo”.


Quando anche Grace Kelly portava il “velo”.

Articolo e foto Da Ticinolibero

Seguendo per professione la cronaca svizzera, la mia giornaliera impressione è che in questo paese si stia perdendo il senso della misura per quanto riguarda divieti, limitazioni e obblighi vari.

I politici che scarsi di vedute – o proprio ciechi oserei dire – non trovano di meglio da fare che scatenarsi contro il velo, quello che una volta da noi chiamavamo semplicemente foulard. Foulard che portava anche mia nonna, pace all’anima sua, e indossandolo non pensava certo di scandalizzare il polituncolo di turno in cerca di ribalta mediatica. Io non sono di sinistra, questo lo affermo a scanso di equivoci, ma ovviamente da liberale convinto (oggi sempre più difficile esserlo in una società dei divieti galoppanti e propugnati come panacea di tutti i mali) non posso nemmeno essere di estrema destra.

Se creati ad arte i divieti mi procurano l’orticaria, forse anche il fuoco di Sant’ Antonio e a volte non posso fare a meno di invidiare quegli isolani che quasi ogni giorno ci vengono mostrati dalla RSI in stupendi documentari e che vivono a 1500 chilometri dal più vicino ufficio postale.

Ma insomma, il foulard o velo che dir si voglia appartiene anche alla nostra cultura, al nostro passato e al nostro presente, ai ricordi di donne stupende che lo indossavano con grazia e signorilità per coprire magnifiche chiome. Certo nemmeno i jeans stanno divinamente a tutti, non sempre sollazzano gli occhi le minigonne che mostrano gambe adipose o veri e propri festival della cellulite, ma non per questo imponiamo l’obbligo dei pantaloni lunghi e larghi.

Chi sono e cosa fanno o come vivono la loro vita quei politici militanti a cui viene in mente di lanciare mozioni e iniziative per il divieto del velo ? Oppure nemmeno capiscono la differenza che c’è fra un burqa o un niqab e quel simpatico foulard (chiamatelo pure velo) che molte donne indossavano negli anni 60 sulla scia di Grace Kelly o di Jacqueline Kennedy? Ma dai, non rompiamo più i marroni a queste donne e lasciamole vestire come meglio credono e senza chiederci perché lo fanno e cosa rappresenti per loro quel foulard. Già che ci siamo togliamo il velo con cui molto spesso viene raffigurata la Madonna o togliamo il saio ai francescani, caso mai venisse loro in mente di nasconderci sotto merce pericolosa.

E le suore? Volete mettere le suore tutte imbacuccate e di nero vestite, che quando ai tempi ti entravano nella camera d’ospedale a luci spente faticavi a vederle? Mi ricordo di Suor Callista alla Carità a Locarno, che dal suo abito bianco spuntava solamente l’ovale del viso e due occhi che ti squadravano a fondo. Non sono questi i problemi della Svizzera, battiamoci piuttosto contro coloro che, vestiti come noi e magari pure meglio, stanno pian piano svendendo la nazione al miglior offerente.

BruMa

Nessun commento:

Posta un commento