le cose brutte che accadono nel mondo accadono non tanto perché ci sono le persone cattive ma perché le persone buone non fanno nulla (Gramsci)

lunedì 11 luglio 2011

Lago Maggiore, i coregoni sotto indagine


Lago Maggiore, i coregoni sotto indagine


 «Indagini sui coregoni del Lago Maggio­re: analisi sui pesci catturati nel 2010», que­sto il titolo del rapporto (voluto dall'UCP) uscito di recente redatto da Pietro Volta del CNR di Verbania-Pallanza e da Rudolf Mül­ler della Limnos Fischuntersuchungen. In uno studio del 2008 ci si era concentrati sulla crescita delle due (principali) forme di coregone (pesce assai apprezzato) pre­senti nel Verbano (lavarello e bondella).
Adesso, invece, gli studi hanno riguarda­to la composizione del pescato. I corego­ni in questo bacino sono pesci non autoc­toni, risultato di varie immissioni negli an­ni 1860-1880 per il lavarello e nel 1950 per la bondella. Fino al 1991 essi erano assai importanti per la pesca di mestiere, con una produzione annua pari a 15-44 kg per ettaro, pari al 50-90% del rendimento to­tale, mentre a partire dal 1991 il rendimen­to è sceso a pochi kg per ettaro (proporzio­ne compresa tra il 10 e il 20% negli anni do­po il 1999). I pesci analizzati sono stati pre­levati nell'estate 2010 dalle pescate di Wal­ter Branca (professionista di Vira Gamba­rogno) e dell'Istituto italiano di idrobiolo­gia a Pallanza.
Orbene, la crescita delle due forme di co­regone è considerata uniforme per il lago intero. La maggior parte dei pesci più pic­coli di 330 mm sono bondelle. A causa del­la crescita più rapida, il lavarello costitui­sce la maggior parte del catturato nelle re­ti con maglia superiore a 35 mm. Mentre le reti di maglia piuttosto piccola (fino a 34 mm) sono idonee per catturare la bondel­la, reti di maglia a partire da 35 mm oppu­re 40 mm prendono soprattutto lavarelli. Le due specie di coregone sono catturate specificamente utilizzando o reti volanti e da fondo con maglia fino a 34 mm per la bondella, o reti volanti con maglia a parti­re di 40 mm per il lavarello.
I due esperti sottolineano che «la buona presenza dei coregoni, a fronte dell'assen­za di immissioni di pesci giovani, è prova del corretto funzionamento della riprodu­zione naturale». I risultati, infatti, indica­no che la pesca ai coregoni con gli attrez­zi consentiti è sostanzialmente corretta per la bondella, senza sovrasfruttamento; per il lavarello, invece, non si ha lo stesso gra­do di certezza. D'altra parte, la misura mi­nima di cattura della bondella, pari a 25 cm, appare idonea. Altra conclusione: «l'utilizzo di reti con maglia inferiore 40 mm contribuisce progressivamente alla ri­duzione della consistenza della popola­zione di lavarello a causa della selezione di individui giovani, con un effetto indesi­derato sulla sostenibilità del popolamen­to di questa forma di coregone… La misu­ra minima di cattura del lavarello, pari a 30 cm, non sembra ottimale per il suo sfrut­tamento, concorrendo alla cattura di indi­vidui potenzialmente ancora immaturi». Da qui l'auspicio di un approfondimento sulla biologia riproduttiva di lavarello e bondella per definire in misura più com­pleta una gestione sostenibile di queste specie, anche alla luce dell'evoluzione del­lo stato trofico del Lago Maggiore. RAI

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