mercoledì 28 dicembre 2011

« L'INSUBRIA HA LA FORZA DI CREARE ALTERNATIVE ALLO STATO ITALIANO »


Rev. Banfi, nel corso dell’ultimo anno Domà Nunch ha aperto un nuovo fronte di discussione politica (ripreso poi largamente da diversi soggetti) vedendo la possibilità di lavorare per una Confederazione che unisca l’Insubria e la Svizzera. Alla luce della sempre peggiore crisi politica-istituzionale dell’Italia, come si pone ora questa proposta?
Credo che valutare soluzioni di questo tipo diventi sempre più urgente. Domà Nunch ha proposto un’ipotetica confederazione tra Insubria e Svizzera come prospettiva di apertura e allargamento delle potenzialità del nostro territorio. A differenza di altri, noi non intendiamo permettere l’annessione di alcune Provincie dell’Insubria alla Svizzera, ne tantomeno farci invadere dall’esercito rosso-crociato come qualcuno, ciarlando, auspica…
La nostra proposta di una Confederazione paritaria Elvetico-Insubre è invece in ordine di idee diverso: l’Insubria giungerà alla sua indipendenza e ciò ci permetterà di rivedere completamente il nostro posizionamento istituzionale, economico e strategico; non più con il fallimentare Stato Italiano, ma con chi avremo più convenienza.

Lei quindi ritiene che questo cambiamento sia vicino?
Non ci sono altre possibilità. L’Italia come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi non ha possibilità di sopravvivere mantenendo la sua sovranità. Potrebbe crollare su se stessa, provocando terribili tensioni sociali; e noi vorremmo davvero evitare questo scenario, nel quale a pagare saranno i ceti più deboli. In alternativa, lo Stato dovrebbe restituire immediatamente autonomie, competenze e libertà alle Comunità, che potrebbero così organizzarsi, gestirsi ed, eventualmente, siglare patti federali fra di esse o con altri territori e nazioni.

In questo senso l’Insubria del futuro potrebbe essere il cuore di una Confederazione “a geometria variabile”?
Sì, è proprio questo il centro della visione e della proposta di Domà Nunch. La nostra politica non è per l’isolamento dei territori, come potrebbero invece proporre gli autonomisti classici. Piuttosto, crediamo che dall’Insubria possa partire una grande rivoluzione nell’assetto istituzionale italiano, che renda finalmente giustizia alle Comunità virtuose della penisola. L’Insubria in primis, ma anche il Veneto o il Piemonte. Queste "regioni" potrebbero decidere di costituire una “Confederazione Italica”, oppure - come già detto – l’Insubria si potrebbe alleare con la Svizzera, con la quale condivide il Canton Ticino, creando un asse transalpino alternativo all’Unione Europea.
Io credo, più in generale, che dobbiamo prepararci a delle soluzioni. Milano e l’Insubria possono già avere la forza per fare da volano a progetti alternativi allo Stato italiano e anche all’UE, costituendo un “Commonwealth” di autonomie interne ed esterne, che rispetti le specificità culturali e valorizzi i territori, soprattutto a livello di indipendenza energetica e alimentare.

Quali altri vantaggi darebbe questo progetto, rispetto allo Stato Italiano?
Prima di tutto si restituirebbe al popolo la sostanza della Res Publica, ovvero un corpo istituzionale che amministri davvero per il bene comune. Quindi un ri-equilibrio tra autonomie locali e potere centrale, che al momento in Italia non esiste, avendo noi, da una parte, la c.d classe politica, inefficiente, costosissima e corrotta; dall’altra, cittadini di “serie A”, ossia quelli residenti nelle Regioni a Statuto Speciale, che soffrono meno questo peso, e poi (quasi) tutti gli altri, che lavorano per mantenere lo Stato.

Quindi l’Italia come organizzazione statale ha vita breve?
Credo di sì, perlomeno per come ci è stata consegnata - nostro malgrado - tramite il Risorgimento e il Dopoguerra. Proprio il fatto che lo Stato ami tanto crogiolarsi in celebrazioni ottocentesche, dimostra la sua obsolescenza. Ma prima del suo crollo, bisognerà identificare chi sono i responsabili della crisi attuale, e accollare loro i costi (economici e penali) per i danni creati. Quindi bisognerà ricostituire un ambiente di scambio economico sano, e automaticamente fare piazza pulita delle ingerenze politico-clientelari.

Questo porterà vantaggi a tutti i popoli ora sottoposti allo Stato?
Certamente, proprio perché l’Italia deve essere considerata come un “subcontinente“ nel quale coesistono diverse Comunità e Nazioni, così come già è in qualche modo la Spagna. Altresì crediamo che l'Insubria debba tornare ad avere voce forte e autorevole in questo consesso: per questo non ci possiamo accontentare di una mera sopravvivenza, alla quale ci possono solo abituare gli omuncoli posti al comando dalle banche e dal cosiddetto mercato globale.

Appunto, il governo Monti è un peso morto per l’Insubria…
E’ un governo grigio, di ragionieri e tecnocrati. Ogni sua azione è a danno dei nostri cittadini e dei loro diritti individuali e collettivi. Ci stanno accorciando sempre di più il guinzaglio, con nuove tasse, la riforma delle pensioni, del lavoro… dobbiamo accorgerci subito di questo gioco servile. Ecco perché Domà Nunch deve crescere e organizzarsi, in qualità di unico movimento di unità nazionale dell’Insubria. Con la forza e l'immaginazione che contraddistingue il nostro popolo, andremo velocemente oltre l'emergenza.

Nessun commento:

Posta un commento