Ninna nanna Gambarogno.E ora gli scali diventino subito attracchi per barche da diporto.
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Conseguenza del taglio di 5 milioni di euro
deciso dal Governo italiano. A rischio posti di lavoro e turismo.
I sindacati OCST, UNIA e SEV: «L’intera regione deve mobilitarsi».
di MAURIZIO VALSESIA del GDP
Gli scali di Vira Gambarogno, Gerra e Ranzo non verranno più serviti
dalla Navigazione Lago Maggiore nell’orario primaverile (dal 1° aprile a fine maggio) e in quello autunnale (da
metà settembre a metà ottobre). Si salvano solo Magadino e San Nazzaro.
Abolita, sempre nei mesi primaverili
e autunnali, anche la rotta che collega Locarno alle Isole Borromeo con
l’aliscafo; rimane garantita dai battelli, che però impiegano il doppio del
tempo.
Sono queste le prime misure adottate dalla NLM per far fronte al taglio di
5 milioni di euro imposto all’azienda
dal Governo italiano nel quadro della drastica manovra di risanamento
dei conti dello Stato. Complessivamente gli enti di navigazione dei laghi
Maggiore, Garda a Como riceveranno
quest’anno 13 milioni di euro in meno. Alla decurtazione si aggiunge
l’aumento dell’Iva e quindi del costo
del carburante e dei pezzi di ricambio.
La mannaia del Governo Monti si abbatte anche sul bacino svizzero perché, come noto, una convenzione tra
Confederazione e Repubblica Italiana
affida a quest’ultima la gestione del
servizio.
La soppressione dei tre collegamenti
con il Gambarogno e della rotta degli
aliscafi è stata comunicata ieri alla
stampa dai sindacati OCST, SEV e
UNIA nel corso di una mattinata di
mobilitazione dei dipendenti attivi sul
bacino svizzero (12 in pianta stabile
più 20 stagionali). Al loro fianco i colleghi delle Fart, con i quali condividono il contratto collettivo di lavoro. Un
gesto di solidarietà in un momento di
grande preoccupazione, testimoniata da uno striscione con scritto “Difendiamo occupazione e turismo”. Sui laghi italiani la mobilitazione di ieri è
sfociata in uno sciopero di 4 ore.
Evidenti i rischi per i posti di lavoro.
Giovedì il direttore della NLM Massimo Checcucci arriverà a Locarno da
Arona per incontrare il personale.
«I lavoratori e il sindacato non lasceranno nulla di intentato», ha garantito Angelo Stroppini del SEV. «In gioco ci sono posti di lavoro, ma anche
un servizio basilare per il settore turistico. Altre rotte potrebbero essere ridimensionate o cancellate. Lo stesso
direttore della NLM ha affermato che
l’azienda “naviga a vista”».
«I sindacati e i lavoratori sono uniti –
ha evidenziato Leonardo Matasci dell’OCST – lo stesso chiediamo all’ente
pubblico. È una battaglia che deve
coinvolgere un’intera regione, dai Comuni al Cantone. Attendiamo azioni
anche dalla deputazione ticinese alle
Camere». «È importantissimo mantenere la pressione su Roma e Berna»,
ha aggiunto dal canto suo Gianluca
Bianchi di UNIA. Anche perché, finora, dall’Ufficio federale dei trasporti
nessuno si è fatto vivo.
«Ammesso che i tagli non violino la
Convenzione – evidenziano i sindacati – si tratta comunque di un servizio
che la Confederazione garantiva al Ticino, seppure attraverso terzi, e che
ora viene a mancare».
Ieri sera ai microfoni della RSI il consigliere ai Stati Fabio Abate ha ribadito la necessità di «fare tutto il possibile per far rispettare i doveri della concessione». Intanto, oggi, il Consiglio
Federale dovrebbe rispondere a una
domanda sul tema della consigliera al
Nazionale Marina Carobbio.
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