Ebbene sì perché non riparlarne , ora che tra politici, e afficionados delle rive immacolate, hanno ottenuto l’eliminazione dalle sponde Gambarognesi e andati a quanto pare allo smantellamento, vale la pena ricordarne un po' la storia.
Storia
che qualcuno forse vorrà abbinare ad una edilizia costruttiva che girava a
velocità sostenutissima a partire dagli anni 1960, ma che fu anche
testimonianza di lungimiranza. Lungimiranza che oggi si rimpiange. Sì perché
gli inerti a quei tempi venivano scavati alla foce dei nostri 2 fiumi e poi
solo a Magadino. Inerti che poi , in seguito a leggi approvate non permisero
più tale estrazione ( se guardiamo i fiumi oggi trabordano di materiale
prezioso e alla foce del Ticino è sorta un’isola in piena regola). E allora
l’iniziativa dei Ferrari fu quella di tentare il trasporto via lago ,pure
costellato da una grave disgrazia, dapprima con 2 barconi ed in seguito con 4.
Il materiale veniva caricato in Italia sulla sponda sinistra del lago .E i
passanti poi si fermavano ad osservare questo andirivieni lenti e
tronfi alla salita verso Magadino e veloci e leggeri in direzione della stazione
di carico.
Mezzi
che ritroviamo poi su tutti i laghi, che permettono dei carichi enormi con poco
dispendio di energia e pochi pericoli. Questi 4 assieme avevano la potenzialità
di 120 autocarri di quei tempi.
E
ancor oggi sarebbero ben visti e ben voluti se pensiamo agli autocarri da 40
tonnellate che transitano sulla litoranea del nostro bel Gambarogno, al cui
passaggio vibrano strada e marciapiede , lasciandosi una scia di fumi
pestilenziali durevoli.
E
non si vuole pensare alla pericolosità verso i pedoni e gli altri utenti della
strada.
Ma
tantè , inutile oggi rammaricarsi.
Forse
un po' malandati , ma strano che gli enti pubblici che si occupano della
pulizia del lago, non abbiano avuto interesse a mantenerli e attualizzarli. Le
buzze si ripetono oramai a intervalli regolari, e i mezzi del consorzio
pulizia, sono piuttosto piccoli per affrontare eventi straordinari.
Storia
dei tempi passati, che hanno caratterizzato per anni la vita lacustre del lago
Maggiore, imperterriti e noncuranti delle barriere artificiose dei confini.
Ora
avremo invece una bella riva ad Alabardia , costellata unicamente da un
marciapiede inesistente e da una ringhiera che trasmette il tetano soltanto a
guardarla.
Forza
Gambarögn!
Nessun commento:
Posta un commento