mercoledì 30 ottobre 2024

Quella zona grigia nel nuovo Arcobaleno

 Dal Comune sulla sponda sinistra del Lago Maggiore arrivano altre critiche alla Comunità tariffale (Cta), rea di penalizzare le regioni più discoste

TI-PRESS
A far discutere è in particolare la zona 36, che sarà presente anche dopo la ‘rivoluzione’ del prossimo 15dicembre

Dalla sponda sinistra del Verbano arrivano altre critiche al rinnovato piano del trasporto pubblico che entrerà in vigore a dicembre e che vede ancora ‘confinate’ diverse frazioni del comune.

“Il nuovo Arcobaleno è uno dei tanti esempi di come non si ascoltano i Comuni”.

Le parole del sindaco di Gambarogno Gianluigi Della Santa lasciano poco spazio all’interpretazione: come nell’Alto Ticino (sulla Regione negli scorsi giorni le critiche del sindaco di Bodio e del presidente della Commissione regionale dei trasporti Tre Valli), anche nel Locarnese il nuovo piano delle zone della Comunità tariffale Arcobaleno (Cta) che entrerà in vigore il prossimo 15 dicembre fa tutt’altro che l’unanimità.

La novità principale che verrà introdotta sarà, lo ricordiamo, l’unificazione dei due piani attualmente in vigore, quello per i biglietti giornalieri (che conta 49 zone) e quello per gli abbonamenti (16), che daranno vita a un nuovo “disegno” composto da 22 aree. L’eliminazione delle sottozone – a ben vedere forse l’unico vero risultato ottenuto dai numerosi atti parlamentari presentati sul tema negli anni – comporterà in generale una semplificazione nell’acquisto di un titolo di trasporto e una riduzione delle zone necessarie (e di conseguenza del prezzo) per chi si sposta utilizzando biglietti singoli, mentre per gli abbonamenti 6 zone costeranno meno, ma non basteranno più per viaggiare in tutto il comprensorio (ne serviranno 8, con un rincaro di 266 franchi sull’abbonamento annuale adulti). Alcuni esempi: da Cevio verso Locarno il numero di zone da acquistare sui biglietti singoli è sceso da cinque a tre, mentre per gli abbonamenti è rimasto invariato. Per contro, un abbonamento per spostarsi sempre dal capoluogo valmaggese verso ad esempio le alte Onsernone, Verzasca o Centovalli (così come per effettuare il percorso inverso), necessiterà una zona aggiuntiva. Inoltre, come ci hanno fatto notare dei lettori esprimendo disappunto, verrà ridotto anche il tempo di validità dei biglietti: ad esempio se ora un ticket “tutte le zone” è valido per 4 ore, da dicembre scenderà a 3,5, mentre quello “2 zone” passerà da 2 a 1,5 ore.

Caviano, S. Abbondio e Indemini ancora ‘confinati’

E una zona in questo caso particolarmente “coriacea” è ciò che fa arrabbiare il Gambarogno, con un’interpellanza del Centro (primo firmatario Michele

Sargenti) che fa notare come, “nonostante in passato dalla sala del Consiglio comunale l’esecutivo sia stato sollecitato a intervenire presso i responsabili della definizione di tali zone”, il nuovo piano “penalizza palesemente chi risiede nelle frazioni del nostro comune di Caviano, S. Abbondio e Indemini”, in quanto “ancora una volta queste ultime risultano confinate in una zona (36) diversa dal resto del Gambarogno (31)”. Con la conseguenza per chi utilizza i mezzi pubblici partendo o arrivando dalle zone in oggetto che “un abbonamento annuale (ma anche i biglietti singoli) per recarsi fino a Locarno (tre zone) costerà il 50% in più di chi è residente pochi chilometri più a est (ad esempio Ranzo rispetto a Gerra)”. Questo mentre dall’altra parte del Lago Maggiore, sponda destra, la citata zona 31 è stata estesa fino al confine con l’Italia, inglobando ad esempio anche Brissago (per gli abbonamenti era già così, non per i biglietti).

Ricordando che “da qualche anno il nostro Comune finanzia i costi del traffico regionale con quasi 400mila franchi annui”, gli interpellanti reclamano maggiore coinvolgimento in questo ambito, “in particolare se si considerano elementi che riguardano unicamente il territorio del nostro comune”. E a tal proposito chiedono all’esecutivo proprio se e come sia stato coinvolto dalla Comunità tariffale Arcobaleno nella revisione del piano delle zone per il 2025 (in particolare riguardo all’auspicio di “avere sul nostro comune una sola zona tariffale come per il resto del Locarnese che confina con il Lago Maggiore”) e se intenda ribadire alla Cta rivendicazioni e disappunto.

Il sindaco: ‘Con la Cta dialogo difficile, ma anche dalla politica serve più attenzione’

«Dall’introduzione della Cta, nel 2012, il dialogo è sempre stato particolarmente difficile e noto che la difficoltà all’ascolto non riguarda solo il nostro territorio – afferma Gianluigi Della Santa, da noi interpellato sulla questione –. Malgrado le nostre richieste, il territorio di Caviano, Sant’Abbondio e Indemini è rimasto fin dall’inizio discriminato. Per ovviare a questa situazione, già nel 2015 abbiamo introdotto un’ordinanza per il sostegno finanziario ai domiciliati per il rimborso della differenza di costo nella zona 12, interessata dal problema. Nel 2019 ci si è nuovamente opposti a questa impostazione, chiedendo di accorpare tale zona alla 310 (Magadino-Cadenazzo) o alla 313 (Medio Gambarogno fino a Magadino), ancora con esito negativo. Ancora nel 2020 il Municipio ha chiesto alla Divisione della mobilità di estendere l’abbonamento Arcobaleno alla linea S30 Bellinzona-Luino. Di nuovo ci è stata sbattuta la porta in faccia. Quest’anno ci siamo attivati per il mantenimento degli orari in relazione all’intenzione di ridurre le corse per Orgnana. Il nuovo piano delle zone della Cta vede un’unica zona 31 che per quanto ci concerne copre da Gerra a Cadenazzo. Sant’Abbondio, Caviano e Indemini sono purtroppo restati assegnati alla zona 36».

Come dire che «di fatto, abbiamo assistito a un dialogo tra sordi e le ripetute richieste volte a eliminare la discriminazione del Basso Gambarogno e di Indemini sono rimaste inascoltate. La ridotta utenza di queste zone doveva e deve indurre la Cta ad accogliere una volta per tutte le nostre legittime rivendicazioni, soprattutto perché interessano un territorio già molto fragile del nostro comune, già duramente colpite dallo spopolamento primario. Se è pure vero che il Municipio ha ovviato, con gli aiuti finanziari, a questa discriminazione, la scelta della Cta continua a essere un segnale negativo e discriminante verso le regioni discoste, che dovrebbero invece essere oggetto di maggiore attenzione».

Più attenzione che per Della Santa dovrebbe arrivare anche «dalla politica in generale, che purtroppo – e lo vediamo anche con i criteri scelti per il calcolo del contenimento dei Piani regolatori (scheda R6) – continua a privilegiare le città e le loro periferie, portando allo spopolamento delle valli e delle regioni come quella del Basso Gambarogno».

A tal proposito, «il Municipio continuerà a battersi per proteggere il territorio da queste politiche: lo faremo anche e soprattutto interpellando il governo in merito al grave problema della scheda R6, tema che coinvolge tutti i Comuni di valle e di periferia. In generale continueremo a batterci per maggiore autonomia comunale sia politica che finanziaria, contro la continua invasione del potere della burocrazia cantonale che sta soffocando in modo inesorabile i tanti piccoli e medi Comuni ticinesi».

La Cta: ‘Impossibile far contenti tutti, miglioramento per la maggior parte’

Da noi interpellata, la presidente della Comunità tariffale Arcobaleno Roberta Cattaneo ribadisce che «i confini delle zone tariffali non seguono i confini comunali. Di principio, laddove possibile, per la definizione del nuovo piano zone sono state considerate le località e altri fattori legati alla mobilità, in particolare le distanze. Anche le segnalazioni giunte negli anni da utenti e stakeholder sono state oggetto di attente analisi. La durata dei biglietti è stata altresì adeguata in funzione dell’evoluzione dell’offerta di trasporto, per cui la durata del biglietto permette di compiere l’intero tragitto origine-destinazione entro la sua scadenza».

Per quanto concerne le zone, «vi è stata anche la valutazione se non fosse il caso di ridisegnare completamente il piano. Le analisi hanno tuttavia dimostrato che sarebbe stato un lavoro estremamente lungo e oneroso, basti pensare a tutta la programmazione a back-end e la programmazione dei sistemi coinvolti nel trasporto pubblico per gli spostamenti degli utenti da e per il Ticino, dal resto della Svizzera e non solo. In ottica cliente si è dunque deciso di optare per un miglioramento più celere e che possa favorire la maggior parte dell’utenza».

Nessuna spiegazione nel dettaglio al “caso” del Gambarogno… «Siamo consapevoli che non ci saranno mai dei confini tariffali che rendano tutti soddisfatti (nemmeno ridisegnando completamente un piano zone) oppure che permettano a tutti i viaggiatori di pagare meno, ma l’operazione svolta con il nuovo piano zone che entrerà in vigore dal prossimo cambio orario porterà numerosi vantaggi per molti spostamenti, anche per le zone biglietti del Locarnese e del Gambarogno. Tenendo sempre ben presente che il trasporto pubblico deve continuare a essere sostenibile affinché possa svolgere il proprio servizio a favore della mobilità dell’utenza».


2 commenti:

  1. Spedire alla signora Cattaneo una cartina geografica per renderla edotta del territorio sul quale lavora: la classica giustificazione del mena via. Ci sono dei confini giurisdizionali, geografici e di stato, che stranamente nel caso in questione combaciano esattamente. Basta farsi prendere in giro: le FFS hanno investito come folli, con trni ogni mezz'ora, rigorosamente vuoti tranne negli orari canonici di chi va a scuola o a lavorare.

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  2. Il (Basso) Gambarogno conta come il 2 di picche e qui ne abbiamo una lampante dimostrazione. Purtroppo.

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