Sui "dépliant" turistici figurano vari scorci ed angoli fioriti che non esistono. Che non esistono più, in verità, dal momento che gli stessi sono stati via via smantellati con un piano di interventi di "restauro". Solo una questione di immagine? No, un problema strutturale, come evidenziato nell'odierna interrogazione di Lorenzo Quadri al Governo cantonale.
Mettetevi nei panni del turista occasionale, uno di quelli che scendano in Ticino con lo scopo di ammirarne le bellezze naturali e che si preparino con cura l'itinerario e che portino con sé persino i "dépliant" su ciascuna tra le tappe e su ciascuno dei luoghi da visitarsi. Andreste alle Isole di Brissago, 2.50 ettari, biglietto d'ingresso (che è poi la principale fonte di introiti per l'amministrazione) fissato a franchi otto? Sicuro. Beh, buona fortuna: sarà difficile che ci troviate quel che pensate di trovare. Sarà già un risultato, anzi, se riuscirete a raccapezzarvi sull'itinerario interno: con la nuova gestione, a partire dal 2004, l'intero paesaggio è stato trasformato. Decisamente non per il meglio, come rilevato dal granconsigliere Lorenzo Quadri nell'interrogazione inviata oggi all'attenzione di Palazzo delle Orsoline, autorità di riferimento in quanto il Cantone è proprietario delle Isole e sostiene parte dei costi, cioè paga i salari del personale.
I dubbi si creano e si insinuano proprio sulla filosofia di gestione, se di "filosofia di gestione" si può parlare, che ha portato ad una serie di interventi "rivoluzionari", in un certo senso. Varie aiuole sono state spogliate delle piante preesistenti "perché, a quanto sembra, esse non rispettavano i parametri stabiliti dalla nuova gestione"; già, vai a spiegare alla natura che è necessario ed imperativo il seguire regole fissate dagli umani, e che dunque l'alberello dalle Americhe non ha diritto di abitare nell'area riservata alla flora mediterranea, e poi parlano tanto di discriminazione secondo l'origine. Pare inoltre che alberi secolari e numerose piante adulte e di pregio siano state rimosse per la medesima ragione, con una conseguenza immediatamente percepibile: "Diverse aiuole sono rimaste spoglie o sono state occupate da piante dalle modestissime dimensioni". Sono infine state messe a nudo, e di proposito, alcune rocce in precedenza ricoperte di terra e di vegetazione. I risultati estetici sono sotto gli occhi di tutti: deprimenti di per sé, scoraggianti nel confronto con il lussureggiare del verde sino a qualche anno fa. Un lussureggiare del quale vi sono riscontri evidenti a tutt'oggi, ma solo in foto: nonostante i cambiamenti intervenuti, nel materiale pubblicitario viene proposta ancora la "vecchia" immagine delle Isole di Brissago. "Con il che - sottolinea Quadri - nel visitatore vengono suscitate aspettative destinate a rimanere deluse, e questo non giova all'identità turistica delle Isole".
Ancora. Nessuna chiarezza vi è a tutt'oggi sulla durata del programma di restauro del parco: nell'autunno 2007 venne indicato un momento qualsiasi del 2010, in coincidenza con il 60.o anniversario della fondazione del "Parco botanico del Canton Ticino"; la conclusione dell'intervento è stata ora differita al 2012, per ragioni che sfuggono alla comprensione umana ma che potrebbero comportare altre e maggiori spese. Circa i criteri della gestione, poi, mancano cifre esatte sul numero delle visite alle Isole ed è oltremodo carente la comunicazione degli eventi: citato il caso di una mostra della quale non venne nemmeno resa nota la data di apertura, ed è proprio una sola tra le tante situazioni.
Legittime le domande, auspicata una sollecita risposta. Per sapere: a) come si sia evoluta l'affluenza dei visitatori dal 2004 ad oggi; b) quante piante siano state soppresse, quante piante siano state introdotte, quali caratteristiche abbiano le une e le altre, quale sia la spesa complessiva per i vari interventi; c) quale sia la data realisticamente prevista per la fine degli interventi; d) se le operazioni condotte siano giudicate soddisfacenti; e) se sì, per quale motivo le Isole di Brissago vengano tuttora pubblicizzate con immagini di aiuole e di angoli fioriti che sono stati nel frattempo smantellati.
Pura distrazione, semplice errore materiale, o un timore d'altro genere?
Mettetevi nei panni del turista occasionale, uno di quelli che scendano in Ticino con lo scopo di ammirarne le bellezze naturali e che si preparino con cura l'itinerario e che portino con sé persino i "dépliant" su ciascuna tra le tappe e su ciascuno dei luoghi da visitarsi. Andreste alle Isole di Brissago, 2.50 ettari, biglietto d'ingresso (che è poi la principale fonte di introiti per l'amministrazione) fissato a franchi otto? Sicuro. Beh, buona fortuna: sarà difficile che ci troviate quel che pensate di trovare. Sarà già un risultato, anzi, se riuscirete a raccapezzarvi sull'itinerario interno: con la nuova gestione, a partire dal 2004, l'intero paesaggio è stato trasformato. Decisamente non per il meglio, come rilevato dal granconsigliere Lorenzo Quadri nell'interrogazione inviata oggi all'attenzione di Palazzo delle Orsoline, autorità di riferimento in quanto il Cantone è proprietario delle Isole e sostiene parte dei costi, cioè paga i salari del personale.
I dubbi si creano e si insinuano proprio sulla filosofia di gestione, se di "filosofia di gestione" si può parlare, che ha portato ad una serie di interventi "rivoluzionari", in un certo senso. Varie aiuole sono state spogliate delle piante preesistenti "perché, a quanto sembra, esse non rispettavano i parametri stabiliti dalla nuova gestione"; già, vai a spiegare alla natura che è necessario ed imperativo il seguire regole fissate dagli umani, e che dunque l'alberello dalle Americhe non ha diritto di abitare nell'area riservata alla flora mediterranea, e poi parlano tanto di discriminazione secondo l'origine. Pare inoltre che alberi secolari e numerose piante adulte e di pregio siano state rimosse per la medesima ragione, con una conseguenza immediatamente percepibile: "Diverse aiuole sono rimaste spoglie o sono state occupate da piante dalle modestissime dimensioni". Sono infine state messe a nudo, e di proposito, alcune rocce in precedenza ricoperte di terra e di vegetazione. I risultati estetici sono sotto gli occhi di tutti: deprimenti di per sé, scoraggianti nel confronto con il lussureggiare del verde sino a qualche anno fa. Un lussureggiare del quale vi sono riscontri evidenti a tutt'oggi, ma solo in foto: nonostante i cambiamenti intervenuti, nel materiale pubblicitario viene proposta ancora la "vecchia" immagine delle Isole di Brissago. "Con il che - sottolinea Quadri - nel visitatore vengono suscitate aspettative destinate a rimanere deluse, e questo non giova all'identità turistica delle Isole".
Ancora. Nessuna chiarezza vi è a tutt'oggi sulla durata del programma di restauro del parco: nell'autunno 2007 venne indicato un momento qualsiasi del 2010, in coincidenza con il 60.o anniversario della fondazione del "Parco botanico del Canton Ticino"; la conclusione dell'intervento è stata ora differita al 2012, per ragioni che sfuggono alla comprensione umana ma che potrebbero comportare altre e maggiori spese. Circa i criteri della gestione, poi, mancano cifre esatte sul numero delle visite alle Isole ed è oltremodo carente la comunicazione degli eventi: citato il caso di una mostra della quale non venne nemmeno resa nota la data di apertura, ed è proprio una sola tra le tante situazioni.
Legittime le domande, auspicata una sollecita risposta. Per sapere: a) come si sia evoluta l'affluenza dei visitatori dal 2004 ad oggi; b) quante piante siano state soppresse, quante piante siano state introdotte, quali caratteristiche abbiano le une e le altre, quale sia la spesa complessiva per i vari interventi; c) quale sia la data realisticamente prevista per la fine degli interventi; d) se le operazioni condotte siano giudicate soddisfacenti; e) se sì, per quale motivo le Isole di Brissago vengano tuttora pubblicizzate con immagini di aiuole e di angoli fioriti che sono stati nel frattempo smantellati.
Pura distrazione, semplice errore materiale, o un timore d'altro genere?
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