Gli uomini politici sono uguali dappertutto. Promettono di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume. (Nikita Chrušcëv)

lunedì 29 novembre 2010

LE PAROLE VOLANO GLI SCRITTI RESTANO


Wikileaks, il mondo resta in ansia

Continua il flusso delle informazioni, che andrà avanti per mesi: ma ogni governo per ora aspetta

Su Wikileaks gliStati Uniti passano al contrattacco. Annunciando di aver avviato «indagini penali» sul sito gestito da Julian Assange. La diffusione dei dispacci segreti delle ambasciate Usa, ha spiegato il ministro della Giustizia americano, Eric Holder, «ha messo in grave pericolo funzionari statunitensi in tutto il mondo». «Chiunque avrà violato la legge nella vicenda di Wikileaks sarà chiamato a rispondere delle sue responsabilità» ha aggiunto Holder.
REAZIONI - I leader di tutto il mondo hanno reagito in modo diverso alle rivelazioni di Wikileaks: dai silenzi più o meno imbarazzati dei Paesi del Golfo Persico alla «solidarietà» della Franciaall'Amministrazione Usa (Parigi ha definito «irresponsabile» la divulgazione dei documenti confidenziali). Dal Palazzo di Vetro, tirato in ballo per il presunto spionaggio contro i suoi vertici e gli ambasciatori accreditati, il portavoce Farhan Haq ha rifiutato di fare commenti specifici, ma ha ricordato agli Usa che le Nazioni Unite dovrebbero essere considerate inviolabili. «L'Onu», comunque, «non è in grado di commentare l'autenticità del documento». A partire dalla Russia(che ha preso tempo ritenendo prematuro commentare quanto emerso dai documenti riservati del Dipartimento di Stato americano), l'intero pianeta sembra ancora comunque trattenere il fiato in attesa di vedere «concretizzate» le conseguenze delle rivelazioni, mentre continua il flusso ininterrotto di informazioni. Durissimo il ministro degli Esteri dell'Italia Franco Frattini, secondo il quale Wikileaks «vuole distruggere il mondo». Gli Stati Uniti hanno fatto sapere che rivedranno le procedure per la gestione dei documenti riservati e l'Ufficio per la Gestione e il Bilancio ha ordinato un approfondito riesame della sicurezza delle informazioni in tutte le agenzie federali. Il governo della Germania ha condannato la pubblicazione da parte di Wikileaks di documenti confidenziali di diplomatici americani, pur ritenendo che queste rivelazioni non avranno conseguenze sulle relazioni tra Berlino e Washington. La stampa di tutto il mondo ne parla, riferisce i dettagli per ora emersi e ritenuti più interessanti per il paese di riferimento. Unica anomalia i media della Cina sui quali non compare alcun riferimento alle rivelazioni di Wikileaks rispetto ai rapporti con Pechino. Unico riferimento, il messaggio nel quale si riporta la notizia che il re dell'Arabia Saudita avrebbe chiesto agli Stati Uniti di attaccare l'Iran.
RIVELAZIONI - Nuove informazioni giungono intanto da più parti, con dettagli di volta in volta rilevati da diverse testate in ogni angolo del mondo o direttamente dai documenti accessibili online, sebbene al momento si tratti solo di una minima parte (circa 200 sui 250mila sono disponibili in rete) della mole di informazioni del Dipartimento di Stato che, hanno affermato gli stessi responsabili di Wikileaks, verranno pubblicati in vari blocchi nel corso dei prossimi mesi. Così sulNew York Times, uno dei grandi giornali in possesso del materiale raccolto da Wikileaks, si legge che gli Usa domandarono all'Italia di bloccare la fornitura a Teheran di 12 navi veloci con le quali l'Iran avrebbe potuto attaccare la flotta americana nel Golfo, e la richiesta fu accolta «solo dopo 11 mesi di resistenze, durante i quali le prime 11 navi furono comunque consegnate». Che nella imminenza della «Operazione Piombo Fuso» contro Hamas a Gaza, Israele cercò invano di coordinare le posizioni con Egitto ed Anp. Oppure un messaggio datato 2009, citato da Le Monde, in cui una fonte in Iran riferisce che il leader religioso iraniano Ali Khamenei ha il cancro, tra gli altri che continuano ad affluire in maniera del tutto imprevedibile dalla montagna di informazioni telematiche.
ASSANGE - L'attenzione, nel frattempo, continua a concentrarsi su Julian Assange, l'uomo dietro quella che viene già definita «la fuga di notizie più grande della storia», che potrebbe addirittura perdere il suo passaporto australiano. Solo un'ipotesi per il momento, ma l'Australia mette le mani avanti affermando che è determinata a negare rifugio al fondatore di Wikileaks.

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