Dal GdP
DONNE LIBERALI RADICALI Critiche frontali alla linea di Gianora
Le Donne liberali sono molto severe: il partito ha perso
la capacità di dialogo. Basta ai dogmi dell’ala radicale e al “partito
degli affari”. Stop anche al giovanilismo facile.
Le Donne liberali radicali ticinesi si
esprimono sullo stato del PLR, e
senza remore.
Ne esce una critica severa che tocca il comportamento delle persone –su su fino a Gianora–, il
ruolo delle strutture, l’anima stessa
del partito, raccolta in quattro pagine pubblicate online.
Un partito non più liberale
Alla base della crisi che investe l’expartito di maggioranza le DLRT denunciano una generale decadenza
interna, presente in tutti i suoi organi. A partire dal Comitato cantonale,
dove prevale «l’urlo sulla ragione», fino alla Direttiva, semplice «alibi alle
decisioni più o meno felici dell’UP»
e al Congresso, divenuto una «kermesse di second’ordine, con momenti di culto della personalità di dubbio
gusto», durante il quale i delegati possono solo applaudire. Anche le strutture locali –come i distretti– hanno
perso un ruolo positivo, e non servono a rappresentare la base. Le stesse
organizzazioni di area sono un semplice strumento della dirigenza. Queste tare strutturali sembrano nascere da una forte debolezza culturale:
il PLR diventa incapace di incarnare
gli stessi principi liberali. Manca la capacità di dialogo e il rispetto delle opinioni diverse: chi non la pensa in modo «omologato» viene subito tacciato di tradimento. Ciò nell’epoca del
superamento delle ideologie.
La corrente prevaricatrice
Il punto di rottura è stato raggiunto
con gli «incresciosi, vergognosi eventi iniziati nel 2005-2006»: da allora sono state istituzionalizzate, nel PLR, le
«prevaricazioni e le intimidazioni
personali» messe in atto dalla corrente radicale, che ha ravvisato di perseguire, attraverso l’abbattimento di
Marina Masoni, un vero e proprio
«bene superiore». Dopo la vittoria del
2007, questa corrente ha poi proseguito nella sua politica di rifiuto dell’ascolto, demonizzando chi «rappresentava una “minaccia” alla supremazia della loro corrente, preferendo la
sconfitta del partito all’eventuale
successo del candidato inviso [Morisoli, NdR]», inviso agli ideologi della
purezza laica perché appartenente a
CL, «denunciato antro di tutte le nefandezze». Tale atteggiamento dura fino ad oggi, malgrado il 10 aprile.
E la dirigenza ? Totalmente assente,
anzi, impegnata a «tessere centri di
potere», volto a spartire le poltrone
nei vari CdA del paraStato, rafforzando l’immagine di partito degli affari
che tanto ha allontanato gli elettori.
E infine il presidente che, di fronte allo sfacelo, si è chiuso in un «silenzio
rinunciatario e autolesionista».
No all’“anima sola”
Le Donne liberali radicali non limitano la propria analisi al passato, ma
propongono una loro “road map”.
Che corrisponde poco, anzi per nulla, a quella proposta dal presidente
Gianora. Prima di tutto stop alle
commissioni esterne agli organi del
partito: le decisioni devono essere assunte da chi ne ha la responsabilità.
Poi basta con le illiberali commissioni disciplinari: occorre semmai un
codice di «buona educazione». Anche
la regola che prevede un massimo di
16 anni per le cariche politiche deve
essere rivista: occorre valorizzare l’esperienza, i giovani devono avere il
tempo per crescere, sviluppando una
coscienza libera da appetiti di potere. All’«anima sola» di Gianora, poi,
DLRT risponde con il riconoscimento delle correnti, finalizzate al consenso, ma libere di esprimersi. Stop all’unanimismo e ai metodi da Politburo e da pensiero unico, ora invocate
da chi ha vinto e pretende di mettere a tacere gli avversari sconfitti. Il
partito deve ricucire con il Paese: occorre quindi un segretariato politico
forte, capace di analizzare in profondità il Paese, nonché valorizzare le
donne, che nella società rivestono
sempre più ruoli di primo piano. Occorre infine una migliore comunicazione, perchè non basta aspettare al
varco chi oggi è in maggioranza nel
Governo, ma occorrerà saper dire a
chi è restato e a chi se ne è andato cosa sa fare il PLR.
La fame ce l'hanno tutti.Ma chi parla ancora di valorizzare le peculiarità dei ticinesi e del Ticino?Esplicita e vergognosa la sceneggiata messa in atto sabato per le nomine alla CORSI:vergognosa per tutti.
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