martedì 2 agosto 2011

Riflessioni sul Natale della Patria.

DI Edgardo Ratti
720 anni or sono,i rappresentanti dei tre cantoni primitivi Sviz­zeri ,giuranono fedeltà alla Costituzione che imponeva loro di di­fendere ad ogni costo il proprio territorio duramente conquistato con sacrificio e amore verso il paese e tutto quanto lo compone. Sono passati tanti anni e molte cose sono cambiate e quel senti­mento di amore per la propria terra mi sembra un po'  affievolito, un po'  annacquato sacrificandolo sull'altare del progresso o globalizzazione che dir si voglia.
Se non che,ogni anno,nella fatidica data del 1.di agosto,si ri­spolverano questi sentimenti attraverso le varie allocuzioni nel­le varie regioni del Paese.Discorsi pronunciati prevalentemente da personaggi dai quali sarebbe lecito attendersi un concreto seg guito alle loro parole di amore per il proprio paese.Purtroppo, da ormai troppo tempo si assiste al ripetersi delle belle parole che,nel 1291   avevano un reale valore ma che ora sono ridotte a sole e sconsolate parole considerando il degrado del nostro territorio.
E tutto questo peché ?
Si é detto più sopra,di questo sentimento sacrificato sull'alta­re del progresso ma>Constatazione amara,sacrificato di molto per l'attuale degrado culturale che preoccupa non poco co&oro i quali e sono sempre meno,cercano di ridare a quei sentimenti il valore culturale che meritano.
Si cerca,oggi,di proteggere con ogni mezzo le nostre orecchie dal frastuono che ci circonda con interventi al limite dell'accetta­bile deturpando in modo irreversibile il paesaggio.Oggi,anche il canto del gallo da fastidio.Anche le campane danno fastidio.E allora ? Alziamo ripari fonici.E1   il progresso che lo vuole! Per fortuna ci rimangono gli occhi per vedere le cose belle. Ma,purtroppo,anche questo importante senso umano viene penaliz­zato togliendo a lui la vista del nostro incantevole paesaggio permettendo l'innalzamento di cinte e siepi che precludono la gioia di godere,di ammirare il nostro bel lago,parlando del Gambarogno.In certi posti sembra di essere in una galleria. A cosa servono i decreti di legge che limitano l'altezza di que­ste cinte e siepi se poi non si fanno rispettare ?A chi tocca il compito di intervenire per il rispetto di questi decreti se non a quei personaggi chiamati dai cittadini a difendere le nostre istituzioni e chiamati anche il 1.di agosto a tenere i discorsi sulla fedeltà alle nostre leggi,ali'amore per la nostra terra e alla difesa dei nostri valori culturali ? Già,la cultura:parola tanto sfruttata \




Edgardo Ratti pitt/scult. Vira Gambarogno

1 commento:

  1. Interessante l'intervento, apprezzato il contenuto.Non si può che condividere il degrado del paesaggio,ma la responsabilitâ non è solo dei politici ma della popolazione tutta, che accetta e vota regolamentazioni e piani regolatori che non regolano niente tranne che cercare di accontentare gli interessi di pochi, o meglio degli addetti ai lavori.
    vedendo le vecchie foto che appaiono ogni tanto sul blog, diventa quasi istintivo recriminare vedendo i bei paesaggi dei tempi che furono.Ma sulla bilancia ci sono 2 piatti.Cosa saremmo disposti a sacrificare per tornare a quelle visioni bucoliche?
    Concludendo ,poco in sintonia con le considerazioni iniziali. Se veramente tutti questi valori sono ora dimenticati e negletti, come mai la Svizzera compie in queti giorni la veneranda età di 720 anni in uno stato di salute senz'altro eccellente, se paragonata ai nostri vicini?
    La nostra erba è ancora molto verde.

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