Aziende d’oltre confine incontrollabili con referenze poco limpide che spariscono in una miriade di società
È la domanda che oramai si pongono in tanti nel Gambarogno.
È la domanda che oramai si pongono in tanti nel Gambarogno.
Questa opera concepita oltre
trent’anni fa, alla nascita del famoso consorzio piano regolatore,( una
primizia)era finalizzata ad accontentare il comune di S.Nazzaro, dopo che ad
altri erano stati assegnati svaghi al lago, in montagna, centro sportivo ecc
ecc.
Un’opera rivelatasi subito
difficoltosa da portare in realizzazione per la poca disponibilità di finanze.
Opera poi passata ad un consorzio, che pure non ebbe successo .Ora con
l’aggregazione il progetto è stato ripreso , con il medesimo concetto, ma con
costi in aumento esponenziale, raggiungendo subito i 12
milioni.
Sono però riaffiorate le
difficoltà , in quanto al momento di allestire i progetti definitivi, ci si è
resi conto delle problematiche di tale struttura ubicata in una zona a rischio e
soggetta a venti anche impetuosi.
Dopo il riaggiustamento dei
progetti , i costi sono lievitati di diversi milioni, con un aggiornamento brevi
manu del municipio
agli attuali 15 milioni ca,
operazione finalizzata a fissare un tetto massimo all’investimento. A cantiere
iniziato arrivava un ulteriore fermo cantiere, che prosegue tutt’ora , lasciando
la zona in una situazione di pericolo per i pedoni che vi
transitano.
Problemi sono sorti in
conseguenza della tipologia della realizzazione della struttura a lago, ( altra
primizia),alle delibere fatte, e relative opposizioni presentate dai diversi
concorrenti, attirando l’attenzione del comune sulle scelte fatte, poco consone
al modus operandi delle imprese in loco: prezzi vistosamente stracciati, aziende
d’oltre confine con la usuale autocertificazione.
In particolare il nominativo
di una di queste sembrerebbe apparire recentemente e ripetutamente sulla cronaca
d’oltre confine per operazioni tutt’altro che limpide, oggetto di processi e
condanne. Notizie che dovrebbero far riflettere chi di dovere , approfondire e
verificare se sia opportuno procedere a delibere ad aziende
sconosciute.
Nonostante i 2 milioni già
investiti c’è da chiedersi se questa opera non abbia bisogno di una nuova
discussione e approfondimento .
Investire tali capitali per
un gruppo di ca 270 persone, e sicuramente non tutte domiciliate, ne vale
veramente la pena? La tanto decantata fonte di introiti in provenienza da questa
opera ci saranno veramente? Quanto è stato finora venduto e
incassato?
È opportuno sacrificare
parte del contributo aggregativo per questo tipo di
progetto?
Non sarebbe forse il momento
di pensare ad un altro tipo di porto, come ne esistono già sul Verbano, meno
impegnativo e costoso, in un’altra zona più
confacente?
Al municipio ora le prime
difficili risposte ai quesiti. Le risposte dei tribunali arriveranno prima o poi
e allora bisognerà veramente essere in chiare e avere il consenso della
popolazione sulle decisioni da prendere.
Siamo alla frutta.
RispondiEliminaMa il municipio ci crede ancora in questo progetto, oppure continua per paura che i cittadini diano lo stop a questo tipo di porto?
Un pò di coraggio i nostri politici lo devono avere, ma senza consenso non si va da nessuna parte.
Siamo a carnevale. Purtroppo non possiamo piu' allestire un carro per il Rabadan di Bellinzona.
RispondiEliminaIndovinate che metterei sul carro?
Le scommesse sono aperte. Chi indovina un piatto di risotto a uno dei nostri bei carnevali di Paese.
E num a pagum. Abbandonate il progetto o faremo la fine della torre di Babele.
Il Passero di Vira
una volta si diceva "errare è umano perseverare è diabolico"
RispondiEliminaCari fautori del porto lasciate perdere non vedete che non ve ne va bene una