le cose brutte che accadono nel mondo accadono non tanto perché ci sono le persone cattive ma perché le persone buone non fanno nulla (Gramsci)

domenica 22 novembre 2009

Ed ecco il perché non si fà largo ai giovani.

Mai più articolo fu così giusto, si da poterlo addoperare anche per la situazione Gambarognese.
L'articolo chiarisce come mai a far funzionare ,il futuro gambarogno ci siano ancora gente che dovrebbe godersi la pensione e non partecipare alla nascita del gambarogno.
Gente che ha governato per anni concludendo ben poco ,Il tutto é li da vedere,e purtroppo li si trovano a cagare sentenze di come organizzare il futuro,basta non lasciare spazio ai giovani.Le riunioni (di tutti i Gruppi) avvenute in questi giorni,sarà per paura dei voti sarà per chissa che, a quanto ci risulta nessuno ha avuto il coraggio di dire adesso tocca a noi ,anzi qualcuno dichiaratamente contrario é riuscito ad infiltrarsi nei comitati di studio. Ben venga l'articolo di Giò Rezzonico che spiega l'andazzo di come costruiremo un gambarogno nuovo,ma già vecchio di ideee e persone.
da il caffé
Il cambiamento fa sempre paura Giò Rezzonico
Uno degli insegnamenti più preziosi dei miei studi universitari, ahimè ormai lontani, è racchiuso in un libro del mio professore di sociologia politica, Luciano Cavalli, dal titolo “Il mutamento sociale”. Si tratta di un’antologia nella quale l’autore presenta la posizione di vari autori di fronte a questo tema fondamentale per la società. Ogni studioso ha un approccio diverso, ma un denominatore comune li associa tutti: la constatazione che proporre cambiamenti è difficile, perché si incontrano molte resistenze. Nella vita sociale l’individuo preferisce tendenzialmente conservare ciò che ha, ciò che conosce, anche se la nuova realtà prospettata potrebbe proporre un miglioramento. Una delle difficoltà maggiori con cui si scontrano i politici e gli operatori economici e sociali è dunque quella di vincere questa resistenza radicata nell’individuo. D’altra parte in politica come nelle altre attività della società in generale è vincente chi sa prevedere e anticipare i cambiamenti ed è in grado di reagire in tempi brevi.
Terminati gli studi universitari mi sono avvicinato alla psicoanalisi. Una delle scoperte maggiori, anche in questa disciplina, è stato per me constatare come l’individuo, anche quando soffre e sta male, preferisce permanere nella situazione difficile in cui vive, piuttosto che cambiare, anche se ha la prospettiva di stare meglio. Per evitare questi mutamenti la psiche umana mette in atto meccanismi incredibili, perversi. L’uomo ha paura dell’ignoto e cerca sempre di affrontare il futuro in base a ciò che è, che sa, che conosce. Il compito difficile dello psicoanalista è quello di accompagnare il paziente nel cambiamento non accettato, di incoraggiarlo ad affrontare sfide nuove smascherando i meccanismi di difesa messi in atto per evitare il mutamento.
Sia a livello di società, sia a livello individuale l’attitudine dell’uomo è dunque fondamentalmente quella di temere il nuovo. La vita ci mette però quotidianamente di fronte alla necessità di affrontare mutamenti per adattare le situazioni sia sociali sia individuali alla realtà che cambia. È certamente questo uno dei fattori più problematici della nostra esistenza: essere sempre costretti ad affrontare nuove situazioni dovendo vincere resistenze interne ed esterne. A livello individuale è una fatica quotidiana che crea spesso stress psicologico. A livello politico e sociale più in generale questa resistenza la può vincere il leader in grado di convincere, magari facendo sognare, che il mutamento proposto comporta vantaggi. Ma non sempre, purtroppo, cambiare significa migliorare. Non tutte le nuove situazioni che la società ci costringe ad affrontare sono positive: basti pensare alle problematiche ambientali. Ma non possiamo far finta che non esistano, le dobbiamo affrontare, anche se sono negative. E per tutte, positive o negative che siano, è necessario vincere l’innata resistenza al mutamento.
Queste riflessioni mi sono venute alla mente l’altra sera, mentre assistevo a Locarno a un dibattito sull’aggregazione comunale. La situazione, come ha riassunto bene Luigi Pedrazzini concludendo la serata, è evidente. I dati economici indicano chiaramente come il Locarnese sia in difficoltà e debba darsi una mossa per uscire da una crisi cronica che rischia di soffocarlo. D’altra parte se si guarda la regione dall’alto appare chiaramente come un’unica città da Gordola a Brissago. Una città non può però essere governata da diciassette diverse amministrazioni, pena il degrado. L’aggregazione non è la soluzione, ma è un presupposto indispensabile per affrontare il futuro. Ammettere però la necessità del cambiamento è difficile, soprattutto per chi rischia di perdere potere o vantaggi.

1 commento:

  1. Non mi sembra così negativo che chi ha l'eseprienza e le conoscenze partecipi alla creazione del nuovo comune.Non dimentichiamo che la memoria dei presenti è la garanzia per la conoscenza di chi viene dopo.Ma, ma , ma ,bisogna stare attenti.Nel caso specifico, i giovani dovranno essere presenti sulle liste.E chi vota dovrà avere il coraggio di dar loro le preferenze.Anche chi oggi è dentro la politica quando ha iniziato era giovane e non aveva esperienza.Per cui è solo la storia che si ripete.Bisognerà unicamente sostenere chi arriva e non chi è sulle barricate da 30/40 anni.

    RispondiElimina