Apicoltori in allarme, la moria non si ferma
Domani sera a Muralto l'associazione ticinese che raggruppa gli allevatori proporrà una discussione sull'inarrestabile scomparsa degli operosi (e preziosi) insetti: prima uscita per il neopresidente Davide Conconi
Un boccone su tre, ad ogni nostro pasto, è merito loro: eppure, non se la passano granché bene. Sono le api, che da ormai un quinquennio vengono falcidiate - a livello globale - da una moria che lascia sbigottiti non solo i naturalisti e gli amanti di questo laborioso insetto.
Cambio al vertice
Proprio per parlare del fenomeno, e dei suoi risvolti in dimensione nostrana, domani alle 20 la Società ticinese di apicoltura - in collaborazione con l'associazione Revolution Slow Art - propone a Muralto un incontro d'eccezione: si tratterà infatti della prima conferenza tenuta dal neopresidente del sodalizio, il biologo e giornalista scientifico Davide Conconi, che nei giorni scorsi è subentrato a Theo Nicollerat, dopo otto anni di intenso lavoro.
Cifre impressionanti
Le cifre che testimoniano la progressiva ecatombe di api sono impressionanti che per l'Europa, dove l'allarme è scattato in ritardo di due anni rispetto agli Stati Uniti, Paese dove l'emergenza si era aperta nel 2006. «Il rigido inverno appena trascorso è risultato micidiale per le api del nord delle Alpi, mentre in Germania si contano perdite dell'ordine del 25%, quando una cifra del 10% sarebbe da considerare normale», spiega Conconi.
Per quanto riguarda invece il Ticino, «le perdite sono distribuite a macchia di leopardo, e sembrano interessare in modo particolare le giovani colonie».
Gli apicoltori del nostro territorio «sono preoccupati dal numero di colonie perse, sempre largamente superiore alla media».
Un risvolto di questa tendenza difficile è la ripercussione sul numero di membri attivi della Società ticinese: negli ultimi anni, gli apicoltori attivi sul suolo cantonale si sono ridotti della metà, e si attestano oggi a 500 unità.
Un dilemma planetario
La serata informativa di Muralto, quindi, sarà l'occasione per stilare un quadro più preciso della situazione: anche perché «il dibattito sulle cause di questa vera e propria catastrofe ambientale si prospetta acceso e interessante», come ricorda il presidente Conconi.
«Gli imputati sono tanti e il colpevole non è ancora stato individuato, ma - mentre la ricerca sta mobilitando mezzi inusuali per l'apicoltura nell'intento di scoprire possibili rimedi - la certezza è che ci troviamo di fronte a un segnale brutto». Ciò, perché «l'ape è un bioindicatore per eccellenza che visita, fiore dopo fiore, ogni centimetro quadrato dell'ambiente in cui viviamo: e un futuro senza di loro riguarda ognuno di noi». (red) CdT
E purtroppo non basterà.
RispondiEliminaUn'azienda tosco-umbra pare si stia apprestando a metter in piedi un'apicoltura "biologica industriale" con arnie particolari, si dice non ispezionabili per controllare l'eventuale varroa. Probabili "untori" su larga scala per l'apicoltura tradizionale.