lunedì 3 maggio 2010

Apicoltori in allarme, la moria non si ferma

Apicoltori in allarme, la moria non si ferma

Domani sera a Muralto l'associazione ticinese che rag­gruppa gli allevatori proporrà una discussione sull'inar­restabile scomparsa degli operosi (e preziosi) insetti: prima uscita per il neopresidente Davide Conconi

Un boccone su tre, ad ogni no­stro pasto, è merito loro: eppu­re, non se la passano granché be­ne. Sono le api, che da ormai un quinquennio vengono falcidia­te - a livello globale - da una mo­ria che lascia sbigottiti non solo i naturalisti e gli amanti di questo laborioso insetto.
Cambio al vertice
Proprio per parlare del fenomeno, e dei suoi ri­svolti in dimensione nostrana, domani alle 20 la Società ticinese di apicoltura - in collabo­razione con l'associa­zione Revolution Slow Art - propone a Mural­to un incontro d'ecce­zione: si tratterà infatti della prima conferenza tenuta dal neopresidente del sodalizio, il bio­logo e giornalista scientifico Da­vide Conconi, che nei giorni scor­si è subentrato a Theo Nicollerat, dopo otto anni di intenso lavoro.
Cifre impressionanti
Le cifre che testimoniano la pro­gressiva ecatombe di api sono impressionanti che per l'Euro­pa, dove l'allarme è scattato in ritardo di due anni rispetto agli Stati Uniti, Paese dove l'emer­genza si era aperta nel 2006. «Il rigido inverno appena trascor­so è risultato micidia­le per le api del nord delle Alpi, mentre in Germania si contano perdite dell'ordine del 25%, quando una ci­fra del 10% sarebbe da considerare normale», spiega Conconi.
Per quanto riguarda invece il Ticino, «le perdite sono distribui­te a macchia di leo­pardo, e sembrano interessare in modo particolare le giovani colonie».
Gli apicoltori del nostro territo­rio «sono preoccupati dal nu­mero di colonie perse, sempre largamente superiore alla me­dia».
Un risvolto di questa tendenza difficile è la ripercussione sul numero di membri attivi della Società ticinese: negli ultimi an­ni, gli apicoltori attivi sul suolo cantonale si sono ridotti della metà, e si attestano oggi a 500 unità.
Un dilemma planetario
La serata informativa di Mural­to, quindi, sarà l'occasione per stilare un quadro più preciso della situazione: anche perché «il dibattito sulle cause di que­sta vera e propria catastrofe am­bientale si prospetta acceso e interessante», come ricorda il presidente Conconi.
«Gli imputati sono tanti e il col­pevole non è ancora stato indi­viduato, ma - mentre la ricerca sta mobilitando mezzi inusuali per l'apicoltura nell'intento di scoprire possibili rimedi - la cer­tezza è che ci troviamo di fron­te a un segnale brutto». Ciò, per­ché «l'ape è un bioindicatore per eccellenza che visita, fiore dopo fiore, ogni centimetro quadrato dell'ambiente in cui viviamo: e un futuro senza di loro riguarda ognuno di noi». (red) CdT

1 commento:

  1. E purtroppo non basterà.
    Un'azienda tosco-umbra pare si stia apprestando a metter in piedi un'apicoltura "biologica industriale" con arnie particolari, si dice non ispezionabili per controllare l'eventuale varroa. Probabili "untori" su larga scala per l'apicoltura tradizionale.

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