giovedì 6 maggio 2010

Il voto a Gambarogno

Il voto a Gambarogno
MICHELE MALÈ,MAGADINO da la Regine


Se si volesse analizzare l’esito delle votazioni per il nuovo comune occorrerebbe dapprima precisare i due elementi che lo caratterizzano:

1) Più del 42% degli aventi diritto non si è recato alle urne.

2) La lista senza intestazione ha raccolto grosso modo il 30% dei voti espressi.

Come interpretare questi dati? Il sindaco di Magadino dice (laRegioneTicino del 26.4) che i dati potrebbero essere letti quasi come una sorta di mancanza di fiducia (bontà sua) nei confronti dei partiti tradizionali. Personalmente credo che, se ciò corrispondesse alla realtà, bisognerebbe allora concludere che più della metà degli elettori ha perso la fiducia in questo tipo di democrazia. Infatti se al 43% degli astenuti sommiamo il 30% dei votanti la lista senza intestazione, il conto è subito fatto. Risulta chiaro che la lista senza intestazione non serve a nessuno, se non a canalizzare il voto degli “scontenti”. Infatti con una lista senza candidati non si ottiene nessun eletto, per cui questa lista appare solo come un artificio tecnico per disperdere voti e quindi lasciare spazio allo status quo. Diverso sarebbe il risultato se, per esempio, al posto di una lista senza intestazione si fosse presentata una cosiddetta “lista civica” con dei candidati non legati ai partiti.

Le sfide cui è confrontata la società moderna sono enormi. Basti pensare ai problemi ecologici, dei trasporti pubblici, alla difesa e rivalutazione del territorio, alla regolazione del traffico ecc. Non pochi sono del parere che i problemi che toccano la comunità non possono trovare risposte attraverso l’intervento dei partiti tradizionali, gli stessi essendo spesso al traino di interessi particolari. Un nuovo concetto di democrazia implica a nostro parere, il coinvolgimento di tutti, e non solo di gerarchie partitiche slegate dalla popolazione. Non penso di aver scoperto nulla di nuovo dicendo che occorrerebbe un’altra filosofia di vita, nella quale al primo posto non ci fosse la delega passiva sia partitica che d’altro tipo, speranzosa che altri (i politici!) risolvano i problemi della società.

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