lunedì 5 marzo 2012

Ma certo, si è ravveduto. Dategli una medaglia, allora

Da Il Giornale del Ticino di Massimo Soncini

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Sconto di pena commisurato in quattro anni (dopo soli 12 mesi dalla sentenza…) al pluripregiudicato Carmelo Gaetano Ragusi, autore di varie rapine e di qualche tentato omicidio compreso quello ai danni del titolare di una stazione di servizio nel Gambarogno. Nuovi elementi di indagine acquisiti “pro reo”, nessuno: l’ora 42enne trapiantatosi nel Luinese si è semplicemente comportato bene durante la prima fase della detenzione.
Di lui non ci si occupò più - e logicamente - dopo la pesante condanna irrogatagli dal giudice Giuseppe Fazio operante al Tribunale di Varese: cose del febbraio 2011, 20 anni di carcere con rito abbreviato dal momento che nulla, ma proprio nulla, vi sarebbe stato da dibattersi. 20 anni, più pene cumulate causa tentato omicidio fuori ordinanza. I tentati omicidi furono in realtà due, ma su uno non ha competenza la magistratura italiana che tiene tale soggetto come ospite nel carcere del “Bassone” a Como: Carmelo Gaetano Ragusi, oggi 42enne,
catapultatosi dal profondo Sud della Penisola italiana per approdare sulla fascia tra Luino ed il Ticino, fu quel bandito che venerdì 5 giugno 2009 andò all’assalto della stazione di servizio “Avia” a Ranzo - ora Comune di Gambarogno - e non si fermò davanti a nulla. Infatti, la sua regola era più o meno questa: prima sparare, poi pretendere i soldi; nella migliore delle ipotesi, le due cose in contemporanea. Poco mancò che il titolare dell’attività (leggasi l’articolo che per completezza di informazione ripubblichiamo in calce, data giovedì 24 febbraio 2011) ci lasciasse la pelle; egli paga tuttora le conseguenze di quell’atto violento, e non diciamo altro.
Carmelo Gaetano Ragusi da Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, sedicente fruttivendolo ed autentico criminale, al saldo avrebbe dovuto espiare 29 anni. Per mal che gli vada, quattro gli sono già stati tolti dalla pena: in Corte di appello a Milano i suoi legali hanno fatto approvare uno sconto in forza del comportamento esemplare che il detenuto starebbe tenendo. Nulla da obiettarsi agli avvocati difensori, che cercano di rappresentare al meglio il cliente; ma si constata che è trascorso un anno soltanto dalla sentenza e che il prodotto di tale detenzione viene sorprendentemente moltiplicato a fattore cinque (chissà se il farmacista Stefano Sartori in Varese, anch’egli ferito gravemente nel corso di altra rapina compiuta da Carmelo Gaetano Ragusi, riuscì a guarire cinque volte più rapidamente rispetto al normale), 29 anni scesi a 28 per espiazione naturale diventano 24, e sulla scia di terrore lasciata dal bandito mancino si sarebbe trovato prima o poi anche qualche cadavere.
29 o 24, osserverà qualcuno, non fanno poi ’sta grande differenza: uno entra in carcere a metà della vita ed esce quando i suoi coetanei hanno già raggiunto un’età da quiescenza. A noi, invece, pare proprio che ’sta differenza vi sia, e che essa sia impressionante per entità e per forma. Primo: perché la riduzione di quattro anni è determinata da qualche rapporto scritto da osservatori all’interno del sistema penintenziario, e 365 giorni o anche meno sono stati sufficienti per giungere ad una prima conclusione “pro reo”. Secondo: perché lo sconto è antitetico alla valutazione effettiva (e, si presume, ponderata) sulla gravità dei reati commessi da Carmelo Gaetano Ragusi, e semmai un “quantum” di riduzione della pena sarebbe stato per logica da stabilirsi assai più avanti nel tempo; insomma, non è che siano emersi elementi tali da far riconsiderare la gravità di almeno uno tra gli atti criminosi commessi, ma più semplicemente è stato fatto valere (ed è stato riconosciuto) l’atteggiamento di fattiva sottomissione del recluso alle regole carcerarie. Terzo: perché ora verrebbe fatto rientrare dalla finestra quel che rimase fuori dalla porta al tempo del processo; bandito abusa di psicofarmaci, psicofarmaci inducono comportamenti aberranti, aberrazione limita pienezza facoltà cognitive, facoltà cognitive ottenebrate ed obnubilate uguale presunta scemata responsabilità e, ad ogni modo, una perizia psichiatrica non viene negata a nessuno, ormai. Sicché, si consideri anche l’ipotesi di una parziale riforma della sentenza in sede di Cassazione.
Noi, ogni volta che passiamo da Ranzo, facciamo “ciao” con la mano. Nei primi tempi ci si fermava anche, e spesso, per domandare come andassero le cose e se la guarigione stesse procedendo bene e, da cronisti, assicurando sulla certezza del diritto che inevitabilmente si sarebbe imposta; adesso ci durerebbero fatica il posteggiare ed il dire che ecco, insomma, il pluripregiudicato che ti ha quasi fatto secco conta ancora di cavicchiarsela. Come qui sotto si ri-ri-riporta, da cronaca pubblicata sul “Giornale del Ticino” nel giorno del verdetto, postillandosi in questi termini: non ci eravamo ingannati circa la capacità di apprezzamento del giudice Giuseppe Fazio, ma ci eravamo illusi su quel che sarebbe seguito alla condanna.
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Scusate, ma a volte viene la tentazione di affermare che l’amministrazione della giustizia in Italia funziona anche meglio rispetto a quanto comunemente si pensi; il che, detto da questo pulpito, potrebbe avere anche doppio valore. Esemplare è infatti la condanna irrogata oggi dal giudice Giuseppe Fazio, Tribunale di Varese, a carico di Carmelo Ragusi, 40 anni, professione rapinatore con l’aggravante di non essersi mai fermato davanti a nulla e davanti a nessuno: carcere per 20 anni, nonostante l’imputato avesse fatto ricorso al rito abbreviato cioè rinunciando al dibattimento, sicché la decisione è stata presa durante l’udienza preliminare. Le imputazioni: assalto con ferimento del titolare di una farmacia (autunno 2009, a Varese); assalto ad un distributore di carburante (autunno 2009, a Cunardo). Perché se ne parla qui? Semplice: si tratta del medesimo Carmelo Ragusi, originario di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina e residente a Luino, che venerdì 5 giugno 2009 mandò quasi al Creatore il gerente della stazione di servizio “Avia” a Ranzo - ora Comune di Gambarogno - per impossessarsi del contenuto della cassa. Un episodio tra i più gravi nella storia recente del crimine sulla frontiera, e sì che la cronaca non ci sta risparmiando motivi di allarme.
La durezza della condanna è da attribuirsi proprio al “curriculum” criminale di Carmelo Ragusi, uno che dall’attività di fruttivendolo era passato a quella di delinquente abituale non prima di aver ottenuto un bel permesso di lavoro come frontaliero. L’identificazione e l’arresto del malvivente avevano avuto luogo domenica 8 novembre 2009, ad opera dei Carabinieri della compagnia di Luino, nel contesto di altra inchiesta legata per l’appunto alla rapina di mercoledì 28 ottobre a Cunardo; precisa la testimonianza, accuratissimo l’“identikit” fornito dal benzinaio, ed a quel punto Carmelo Ragusi crollò davanti alle contestazioni. Cunardo, e prima ancora la farmacia “Gagliardelli” di viale Milano in Varese: qui Stefano Sartori, 37 anni all’epoca, titolare dell’attività, venne ferito ad una gamba.
Ad incastrare il malvivente, tra le altre cose, furono l’uso abituale della pistola con la mano sinistra, l’attitudine a collezionare ritagli di giornale riguardanti alcuni colpi compiuti da lui stesso e la consuetudine di indossare quasi sempre i medesimi capi di abbigliamento, con parziale travisamento del volto. Elementi circostanziali ed il “modus operandi” permisero infine di ricollegare alla figura di Carmelo Ragusi anche la rapina compiuta a Ranzo: in séguito a quell’assalto, il gerente della stazione di servizio “Avia” (nella foto) sfuggì per un pelo alla morte ma venne sottoposto a due delicate operazioni chirurgiche.

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